Contraffazione dei prodotti
Il termine contraffazione ha sfumature semantiche controverse, più o meno estese secondo le nazioni e le rispettive legislazioni. Tuttavia, in linea generale, vi è da differenziare innanzi tutto la contraffazione, come violazione dei diritti di proprietà industriale (ossia marchi, brevetti, indicazioni geografiche, industrial design), dalla cosiddetta pirateria, in quanto usurpazione del diritto d'autore (v.).
La disciplina internazionale in materia ha come riferimenti principali l'Organisation mondiale de la propriété intellectuelle (OMPI) e l'accordo TRIPs (Trade Related aspects of Intellectual Property rights), negoziato in seno alla World Trade Organization (WTO). Questo accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale è amministrato congiuntamente da OMPI e WTO, e ha come obiettivo primario quello di armonizzare le singole legislazioni nazionali, fornendo una disciplina comune e standard minimi di tutela, nonché procedure uniformi. Secondo i termini dell'accordo TRIPs, l'espressione beni con il marchio contraffatto indica qualunque tipo di bene, incluso l'imballaggio, che rechi, senza autorizzazione, un marchio di fabbrica identico a quello validamente registrato per lo stesso genere di prodotto, o che non possa essere distinto nei suoi elementi essenziali dal marchio autentico, e che, di conseguenza, violi i diritti del legittimo titolare del marchio medesimo. Sempre secondo tale accordo, per beni pirata si devono intendere prodotti le cui copie sono realizzate senza il consenso del titolare del diritto d'autore o di un suo legittimo concessionario.
In senso tecnico, il termine contraffazione è esclusivamente riferibile ai casi di violazione del marchio di fabbrica e di commercio. Nonostante ciò, concretamente, esso include qualunque azione tesa a realizzare prodotti che imitano le caratteristiche, soprattutto esteriori, di un altro prodotto, con lo scopo precipuo di trarre in inganno l'acquirente. Il fine è quello di ricavare un illecito guadagno dalla vendita di beni non autentici attraverso i canali del mercato clandestino. Inoltre, il termine comprende anche la produzione e la distribuzione non autorizzate di beni coperti da diritti d'autore e diritti connessi.
Lo stesso termine ha contorni piuttosto estesi, poiché spesso si realizzano più violazioni dei diritti di proprietà intellettuale contemporaneamente. Un giocattolo falso, per es., viola la protezione del disegno creativo e, allo stesso tempo, è anche commercializzato con un nome tendenziosamente simile a quello originale. Dunque, in questo caso, vi è una sovrapposizione di furti: della proprietà industriale del design e del marchio di fabbrica.
In sintonia con gli obiettivi internazionali dell'OMPI e della WTO, l'Unione Europea (UE) si sta dotando anch'essa di provvedimenti tesi a fornire una definizione del fenomeno e a prevedere misure efficaci, pertanto immediatamente applicabili, nel caso di rinvenimento e sequestro di merci sospettate di violare un diritto di proprietà intellettuale. In tal senso va il Regolamento (CE) 1383 del Consiglio del 22 luglio 2003, entrato in vigore il 1° luglio 2004. Il Regolamento esplicita cosa si debba intendere per merce contraffatta e per merce usurpativa, comprendendo nel proprio campo di applicabilità interventi riguardanti i prodotti, compresi l'imballaggio, il logo e l'etichettatura, anche se presenti separatamente, recanti marchi non autorizzati e identici a quelli regolarmente registrati. Sono invece considerate usurpative quelle merci che realizzano copie non autorizzate dal titolare del copyright. Infine, un'ulteriore categoria comprende tutti quei beni che ledono uno qualunque degli altri diritti di proprietà intellettuale, ossia brevetti, certificati protettivi complementari, privative, indicazioni geografiche e denominazioni di origine. L'Italia, in quanto membro della WTO e della UE, recepisce integralmente le previsioni sia dell'accordo TRIPs sia del Regolamento (CE) 1383, armonizzandole con le proprie singole leggi in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale. In sintonia con tali obiettivi, il 31 ottobre 2005, un decreto del Governo ha nominato un Alto commissario per la lotta alla contraffazione.
Per tracciare una geografia in grado di cogliere anche le dinamiche storiche del fenomeno contraffattorio è necessario tenere conto dello sviluppo cronologico subito dalla produzione, con diverse localizzazioni e specializzazioni. Infatti, se nel 2003 si poteva indicare il Sud-Est asiatico come la fonte principale delle contraffazioni in quanto titolare del 70% della produzione mondiale, con Cina, Corea del Sud e Taiwan fra i Paesi più interessati, l'analisi dei sequestri nell'anno 2004 dimostra come l'America Meridionale sia un'area a elevatissima concentrazione di produzioni contraffatte e pirata.
In Europa, il primato è detenuto da Paesi come la Spagna, alcune Repubbliche ex sovietiche (in particolare le tre Repubbliche baltiche, l'Ucraina e la Bielorussia), la Polonia, la Romania, la Turchia e la Grecia. Tuttavia, il caso più emblematico dell'intera Europa occidentale è rappresentato dall'Italia, dove s'intrecciano produzione locale, particolarmente presente in Campania, Lazio, Lombardia e Toscana, e commercializzazione di beni contraffatti importati. Le riarticolazioni del fenomeno per il 2004 conducono a considerare l'area portuale di Genova, il Belgio e i Paesi Bassi come calde', che cominciano ad assorbire percentuali rilevanti dell'attività contraffattoria e si presentano anche come luoghi di transito e smistamento delle merci false.
Qualsiasi settore merceologico è aggredibile dalle produzioni contraffatte: lo sono gli abiti, le calzature, gli occhiali da sole e tutti i capi di moda, perché sono beni ad alto valore aggiunto, ossia ricchi di creatività, design ed elementi innovativi. La caratteristica di questi beni accessori di lusso è il costo elevato, il quale incorpora tutte le spese sostenute dai produttori per la ricerca e lo sviluppo, la formazione di personale altamente qualificato, le campagne pubblicitarie e di promozione, la registrazione dei marchi e la tutela dalle imitazioni. Di conseguenza, gran parte della domanda subisce una diversificazione, orientandosi sul mercato dei falsi, in cui il prezzo dei beni è drasticamente inferiore, consentendo una più ampia accessibilità per i consumatori che non vogliono rinunciare al possesso di un prodotto '. I progressi dell'industrializzazione e delle tecnologie hanno comportato un'evoluzione anche nel campo della contraffazione, offrendo la possibilità di falsificare non soltanto oggetti d'arte e di lusso, ma soprattutto beni di largo consumo e prodotti informatici: generi alimentari, vini, giocattoli, compact disc musicali, software, parti meccaniche, pezzi di ricambio per veicoli a motore ecc.
In ambito enogastronomico, quattro sono le pratiche più comuni di falsificazione dell'identità dei cibi e delle bevande: appropriazione dell'identità merceologica oppure aziendale; manipolazione dell'età (date di scadenza alterate); false indicazioni sull'origine geografica. L'attribuzione d'identità territoriali, proprie di prodotti la cui realizzazione avviene solo in determinate aree geografiche, con materie prime autoctone e con procedimenti produttivi codificati a livello di tradizione culturale, a prodotti che non la possiedono, costituisce un'operazione per mezzo della quale questi ultimi vengono falsamente arricchiti di prerogative in virtù delle quali hanno modo di essere commercializzati a prezzi notevolmente più alti di quelli corrispondenti, se fosse palesata la loro reale identità. La parte più consistente del falso made in Italy presente sul mercato mondiale non proviene certamente dall'Italia: si tratta di un vero e proprio esercito di prodotti e di vini, alcuni dei quali sfruttano indebitamente nei Paesi in cui vengono realizzati la fama dei prodotti e dei vini italiani, assumendo sembianze e denominazioni che li riconducono a produttori e località italiani. Per le paste alimentari, in America Meridionale, Australia, Svizzera e alcuni Stati della UE, vengono utilizzate, con chiare finalità imitatorie dell'origine geografica, denominazioni dei formati in lingua italiana come spaghetti, fettuccine, lasagne, maccheroni; confezioni dotate di nomi commerciali italiani, emblemi, paesaggi e richiami più o meno espliciti alla bandiera italiana. Nomi Italian sounding sono utilizzati ugualmente nel caso di conserve di pomodoro, salumi, oli d'oliva, formaggi e vini sui mercati di Stati Uniti, Canada, Australia e America Latina. Un notevole rischio per la salute e la sicurezza dei bambini è rappresentato dalla produzione e commercializzazione di giocattoli falsi, realizzati in assenza dei dovuti controlli sulla tossicità delle materie plastiche e dei tessuti sintetici di cui sono in massima parte costituiti.
La componentistica meccanica è un altro settore fortemente interessato dalla contraffazione, che si manifesta attraverso la produzione di ricambi non originali, imitazioni di pezzi standard, tutti economicamente convenienti, ma non altrettanto sicuri e controllati quanto quelli autentici.
Nei primi anni del 21° sec. si è assistito a un vero e proprio boom nella produzione e distribuzione di farmaci contraffatti. Diverse sono le modalità di alterazione dei farmaci: principi attivi in rapporto quantitativo errato, additivi tossici in luogo di sostanze medicinali, principi totalmente inefficaci, date di scadenza modificate. Le vie mondiali interessate dal racket dei medicinali sono molto complesse e difficili da individuare. Tuttavia, in linea di massima si può affermare che l'Asia sia il maggiore produttore, mentre l'Africa e l'America Latina sono i luoghi finali di distribuzione e consumo. Nei primi anni del 21° sec. sono emersi, come Paesi produttori interessati da grandi volumi d'affari, la Russia e l'Ucraina. La distribuzione si avvale anche della via telematica: Internet offre l'opportunità di acquisti on-line, spesso poco sicuri e privi di garanzie. Questo canale distributivo facilita la penetrazione di prodotti falsi, dal momento che non è possibile effettuare controlli su chi produce i farmaci, e come li produce. Infine, le organizzazioni criminali responsabili della sofisticazione di farmaci disperdono le loro tracce attraverso rotte distributive sempre variabili: la produzione asiatica, realizzata in India e Cina, viaggia alla volta dell'Australia, oppure del Canada e della Repubblica Ceca, prima di raggiungere i mercati finali.
Nell'area della pirateria musicale, l'impegno di contrasto su scala globale è assunto dall'IFPI (International Federation of the Phonographic Industry). Nei rapporti pubblicati dall'IFPI sono identificate dieci nazioni il cui livello di pirateria viene giudicato inaccettabile: Brasile, Cina, Messico, Polonia, Paraguay, Russia, Spagna, Taiwan, Thailandia, Ucraina. Le fonti di approvvigionamento dei dischi pirata (musicali, ma anche multimediali) sono le più disparate: venditori ambulanti, amici e colleghi di lavoro, condivisione e diffusione in Internet, negozi. Il costo di gran lunga minore rispetto al prodotto originale offre una fortissima spinta motivazionale all'acquisto pirata, dal momento che lo standard qualitativo raggiunto dalle riproduzioni non autorizzate risulta assai poco difforme dai dischi legali.
Nel settore dell'elettronica, anche il campo del software non è esente da pirateria. Un pacchetto software originale, vale a dire l'insieme dei programmi che consentono il funzionamento dei sistemi informatici, concede il diritto di utilizzazione dello stesso a chi lo acquista. Il contratto di licenza, dunque, è valido per una sola installazione del software, mentre copie plurime e scambi fra soggetti non autorizzati costituiscono atti di pirateria. La diffusione della pirateria del software a livello mondiale raggiunge tassi elevati in tutte le aree del pianeta, anche se la maggiore incidenza del fenomeno si rintraccia nell'Europa dell'Est e in America Latina. In Europa occidentale si può ricavare un tasso medio del 34% circa ma, considerando un livello disaggregato dei dati, si riscontrano percentuali che si attestano intorno al 50-60% in Paesi come l'Italia, la Spagna e la Grecia.
Le dimensioni che il fenomeno della falsificazione ha raggiunto a partire dagli ultimi anni del 20° sec. sono eclatanti. è in questi anni che le attività di contraffazione, relative specialmente a un'ampia gamma di prodotti manifatturieri di largo consumo, hanno assunto una diffusione e caratteristiche che le rendono non solo una preoccupante minaccia di tipo economico, ma anche un pericolo per l'incolumità e la salute di vaste schiere di persone. Per questa serie di ragioni, si rendono indispensabili provvedimenti di policy concertati a livello multilaterale fra settore pubblico e privato, sia nei Paesi colpiti dalla contraffazione, in quanto mercati di sbocco delle produzioni falsificate, sia nei Paesi che realizzano tale produzione. In questo senso vanno quelle norme previste dall'accordo TRIPs (artt. 42, 51 e 62) per adeguare le legislazioni nazionali all'obbligo di offrire una tutela civile, amministrativa e persino penale ai cittadini e agli imprenditori danneggiati dalla contraffazione.
Un ruolo di primo piano nell'attuazione di strategie anti contraffazione spetta agli operatori delle dogane. Le frontiere, infatti, sono uno sbarramento importante per ostacolare transiti e flussi di merci falsificate da un Paese all'altro, dal momento che la dimensione del fenomeno è ormai transnazionale. Al fine di rendere le dogane degli avamposti efficaci, la UE ha emanato una serie di direttive volte sia all'armonizzazione delle legislazioni nazionali degli Stati membri, sia al potenziamento dell'autorità doganale riguardo alle misure da adottare nei confronti delle merci che violano i diritti di proprietà intellettuale. È nata così la possibilità di richiedere un intervento doganale preventivo nei confronti di prodotti sospettati di realizzare una frode. In questo modo, il titolare del diritto che tema di essere danneggiato e che sia in possesso di informazioni sufficientemente dettagliate sulle merci, sull'operatore che le importa e sul tipo di falsificazione posta in essere, sarà tempestivamente tutelato dalle autorità doganali, attraverso provvedimenti quali la sospensione dello svincolo delle merci contraffatte o usurpative. In Italia, per facilitare ulteriormente la circolazione e lo scambio delle informazioni in tempo reale, l'Agenzia delle dogane ha creato il FALSTAFF (Fully Automated Logical System To Against Forgery and Fraud), ossia una banca dati multimediale dei prodotti autentici, con una vasta raccolta di immagini e caratteristiche tecniche per facilitarne il riconoscimento.
Poiché l'economia statunitense è una delle più penalizzate a livello mondiale, sul fronte delle intese multilaterali è particolarmente attivo in quel Paese l'USTR (United States Trade Representative), il quale ha previsto la formazione di gruppi di studio congiunti insieme alle istituzioni di nazioni come Cina, Brasile, Russia, India, considerate prioritarie per la lotta alla contraffazione. Le industrie, dal canto loro, hanno alcuni strumenti messi a disposizione dalla scienza per garantire l'autenticità dei prodotti: si tratta di espedienti tecnologici quali ologrammi, smart cards, inchiostri fotosensibili e termosensibili, additivi ed enzimi biologici. Infine, la società civile, nella forma di associazioni a tutela dei consumatori e dei produttori, è impegnata sul fronte delle campagne di sensibilizzazione, di protezione delle merci autentiche e di qualità, della collaborazione interistituzionale.
bibliografia
Organization for Economic Co-operation and Development (OECD), The economic impact of counterfeiting, Paris 1998; Consiglio Nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL), Le falsificazioni alimentari del 'made in Italy' nei mercati nazionali ed internazionali, Roma 2004; M. Centorrino, F. Ofria, L'economia della contraffazione: un fallimento di mercato, Catanzaro 2004.