CONTRALTO
. È la più grave delle tre voci femminili (soprano, mezzo-soprano, e contralto). La sua estensione normale è la seguente:
Alcune celebri cantanti del passato, pur essendo veri contralti, avevano un'estensione di voce assai maggiore, specialmente verso l'acuto: tanto che potevano cantare al tempo stesso parti di contralto e parti di soprano.
Come fra le voci virili di basso vi sono i bassi-cantanti e i bassiprofondi (v. basso) così vi sono, tra le donne, i mezzo-contralti e i contralti bassi: naturalmente le voci delle prime sono più chiare e pieghevoli, quelle delle seconde più profonde e più dure. Sono doti caratteristiche della voce di contralto, in generale, la robustezza, la rotondità, l'ampiezza del volume e la pienezza della sonorità; essa si fonda principalmente sul registro di petto. Largamente adoperata nell'antica musica polifonica in unione alle altre voci di soprano (cantus), tenore e basso, la voce di contralto fu solo tardivamente adoperata come solista. Sembra che soltanto nel Settecento avanzato essa sia entrata nell'opera teatrale e, per qualche tempo ancora, quasí sporadicamente. Per contralto Cristoforo Gluck aveva scritto originariamente la parte di Orfeo nell'opera omonima; ma quando l'adattò al teatro francese la cambiò da contralto in tenore. Dominò anche per molto tempo nei compositori l'idea che la voce di contralto avesse carattere mascolino e che perciò non potesse prestarsi se non a parti di uomo; alla quale idea accedettero anche i maggiori operisti italiani dell'Ottocento che appunto a parti di uomo diedero spesso la voce di contralto. Si può dire che a valersi largamente di tal voce e a comprendere i grandi effetti che se ne potevano trarre, uno dei primi sia stato Gioacchino Rossini, il quale ebbe per essa una spiccata predilezione. "Il contralto, egli scrisse, è la norma a cui bisogna subordinare voci e strumenti in piena composizione musicale... conviene lavorare sulla corda di mezzo perché si riesca sempre intonati". E, nel fatto, egli fece largo uso della voce di contralto nelle opere sue, affidandole anch'egli quasi sempre parti di uomo, come quella di Tancredi nell'opera omonima e di Arsace nella Semiramide, ma talora, anche parti di donna come nella Zelmira, nella Cenerentola, nella Donna del Lago, nell'Italiana in Algeri, nella Gazza ladra, ecc. Prima di lui una parte di donna aveva (e molto efficacemente) affidato al contralto il Cimarosa nel Matrimonio segreto: e così dopo di lui i compositori si valsero di tale voce tanto per parti maschili quanto per parti femminili; ché se il Bellini le affidò la parte di Romeo ne I Capuleti e i Montecchi, il Donizetti la chiamò ad interpretare tanto le parti di Maffio Orsini nella Lucrezia Borgia e di Pierotto nella Linda di Chamounix, quanto parti di donna nell'Anna Bolena, nel Belisario e in altre opere. Oltre che in queste e in altre degli stessi celebri autori, il contralto ebbe importantissime parti nella Vestale del Mercadante, nella Saffo del Pacini, in opere di altri autori e finalmente in alcune di Giuseppe Verdi, quali il Trovatore (Azucena), Un ballo in maschera (Ulrica), La forza del destino (Preziosilla), Aida (Amneris). La celeberrima Maria Malibran fu una di quelle eccezionali artiste che poterono cantare sì da soprano come da contralto, al pari di sua sorella Paolina Viardot-Garcia. Singolare fu il caso di Rosmunda Pisaroni che aveva cominciato a cantare come soprano acuto e che, in seguito a una malattia, trovò la propria voce mutata in quella d'un potente contralto. Come contralti furono poi famosissime, fra le altre, Marietta Brambilla, Giuseppina Grassini, Marietta Alboni, Barbara Marchisio, Marietta Biancolini, Maria Waldmann, Giuseppina Pasqua, Guerrina Fabbri.