contrazione
La contrazione è un fenomeno fonologico di fusione di vocali adiacenti, che nel caso estremo porta all’➔elisione di una delle due. La fusione infatti può lasciare tracce nella vocale risultante, come nella parola poco, che risale etimologicamente alla forma latina paucum: la vocale italiana presenta valori fonologici intermedi tra le due vocali del dittongo latino. In assenza di tracce segmentali, la contrazione può lasciare tracce a livello soprasegmentale (➔ soprasegmentali, tratti), come nel cosiddetto allungamento di compenso, per cui viene preservata nella vocale risultante la posizione prosodica dell’altra vocale elisa: ciò è possibile solo se il tratto fonologico di lunghezza vocalica è distintivo in una certa lingua. In latino, ad esempio, la forma cōgo «costringo» risulta etimologicamente dalla sequenza cŏ + ăgo, con cancellazione della seconda vocale e allungamento di compenso della prima.
Frequente nella storia linguistica dell’italiano, come è testimoniato da monottongazioni (➔ monottongo) come cosa < causam, pena < poenam, preda < praedam, ecc., la contrazione non è più attiva in italiano attuale (si pensi a parole come causa, daino o aere, che appunto non presentano contrazioni), a parte casi sporadici come aeroporto < aereoporto, in cui essa ha l’effetto di cancellare in genere la prima delle due vocali adiacenti, di solito attraverso una fase di dittongazione della sequenza vocalica: aer[e̯o]porto.
Tuttavia, nel parlato più o meno controllato si registrano spesso, di fronte a sequenze di vocali adiacenti, fenomeni di dittongazione (➔ dittongo) e di cancellazione, in genere, ma non necessariamente, della prima vocale rispetto alla seconda: si pensi a realizzazioni come c[o̯]abitare, de[i̯]dratare, e autoipnosi [autipˈnosi], bioingegneria [bionʤeɲeˈria], ecc. Queste realizzazioni dipendono da una serie di fattori contestuali tra cui la velocità di eloquio, la posizione dell’accento di parola, il registro stilistico, ma anche la familiarità di una parola, ecc. (Gili Fivela & Bertinetto 1999).
Tali dittongazioni e cancellazioni sono diffuse anche quando la sequenza di vocali è al confine tra due parole, e vengono in genere classificate tra i fenomeni di ➔ sandhi esterno. In italiano è particolarmente diffusa l’apocope di [e] dopo liquida, come in mangiar[e] arance. Un caso che è stato particolarmente studiato (Nespor 1993: 209) è quello della degeminazione vocalica di due vocali identiche che si incontrano al confine di parola in frasi come piantava alberi, ecc.
In prospettiva sincronica sono però da considerarsi casi di allomorfia (➔ allomorfi) del prefisso, piuttosto che contrazioni, le cancellazioni di vocale che si incontrano in parole come rannodare o rannuvolare (Iacobini 2004: 122). Questi casi fanno il paio con il fenomeno opposto della dissimilazione, per cui abbiamo coppie di derivati come reincontrare e rincontrare.
Inoltre, fenomeni di contrazione o degeminazione vocalica si trovano in italiano nel caso di vocali adiacenti identiche, come in piissimo, zoologia, lineetta, ecc., che almeno a livello di parlato presentano varianti contratte come p[iː]ssimo, z[oː]logia, lin[eː]tta, ecc., a volte anche con elisione (Nespor 1993: 209). Quest’ultima possibilità può essere accolta anche in stili più sorvegliati, come nelle varianti zooide / zoide, laocoontico / laocontico, ecc. È da considerarsi invece del tutto morfologizzata la contrazione nel plurale di parole la cui radice termina in [i] atona: principi, contrari, ma anche sman[i]no, var[i]no, forme di congiuntivo di smaniare, variare, ecc., per cui si parla di fusione intrinseca del suffisso con la vocale finale della radice lessicale. Grafie storiche come principî, contrarî, ma anche principii, contrarii, ecc. non hanno più alcuna rispondenza fonologica: «Nel caso di questi nomi il problema della distinzione è puramente grafico, in quanto non vi è alcuna possibilità, sul piano della pronuncia, di distinguerli reciprocamente nel plurale» (Serianni 1989: 138) (➔ accento grafico). Si noti che se invece la radice lessicale termina in [i] tonica, si viene a creare una sequenza di vocali identiche, soggette a contrazione: restii [resˈtiː].
Infine, la contrazione di vocali adiacenti è ampiamente sfruttata dal punto di vista prosodico-ritmico creando il fenomeno della sineresi, che soddisfa esigenze di tipo metrico (Nespor 1993: 305). Per sineresi, vocali adiacenti all’interno di parole valgono come dittongate per rispettare esigenze metriche, come nel verso: «Questi parea che contra me venisse» (Dante, Inf. I, 46). A livello di sandhi esterno, il fenomeno corrispondente alla sineresi è la ➔ sinalefe: «mi ritrovai per una selva oscura» (Dante, Inf. I, 2).
Un uso meno preciso del termine contrazione si ritrova nell’impiego per indicare i casi di ➔ sincope, o cancellazione di vocale postonica, come tòrre da togliere, ecc., e più in generale qualsiasi fusione di segmenti adiacenti come nelle preposizioni articolate (➔ articolo; ➔ preposizioni).
Gili Fivela, Barbara & Bertinetto, Pier Marco (1999), Incontri vocalici tra prefisso e radice (iato o dittongo?), «Archivio glottologico italiano» 84, pp. 129-172.
Iacobini, Claudio (2004), Prefissazione, in La formazione delle parole in italiano, a cura di M. Grossmann & F. Rainer, Tübingen, Niemeyer, pp. 97-163.
Nespor, Marina (1993), Fonologia, Bologna, il Mulino.
Serianni, Luca (1989), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.