contumacia
. " Disubbidienza " che muove da superbia: specificamente, il non piegarsi, nonostante la gravità della scomunica, all'autorità della Chiesa; unica attestazione in Pg III 136 quale in contumacia more / di Santa Chiesa; Manfredi, scomunicato nel 1257, era rimasto in sua presunzion (o " arroganza ", v. 140) fino al 1266, anno della sua morte. La costruzione con ‛ di ' deriva forse dal modello ‛ ubbidienza di S. Chiesa '.
Il vocabolo (che in variante di codici toscani suona, in Pg III 136, citato anche come contumace; così già nel volgarizzamento del Tresor di Brunetto Latini, VII 59, " la contumace non sarebbe condannevole ") è anche nel Libro de' vizî e delle virtudi di Bono Giamboni, dove la c. è elencata tra i vizi che derivano dalla vanagloria: " Contumacia è quando l'uomo hae in dispetto suo maggiore, e negali di fare l'onore o 'l servigio che per ragione li dé fare " (XXV 14).