convergenza
convergènza s. f. – Il progressivo confluire tra loro di media un tempo distinti, uno dei fattori di cambiamento più importanti dell’attuale panorama mediale, nato a partire dagli anni Novanta del secolo scorso. Tale unità è resa possibile grazie a cambiamenti tecnologici (la digitalizzazione), economici (la nascita di media giants che controllano più comparti mediali, dando via a fenomeni di sinergia), istituzionali (i cambiamenti legislativi che hanno favorito forme di deregulation) e culturali (un cambiamento nella composizione dei prodotti proposti e nelle pratiche fruitive dell’audience). La c. comporta la fine dei confini una volta netti fra i media, dando vita a fenomeni tanto d'integrazione quanto di separazione. È possibile fruire su unico dispositivo media differenti, ma allo stesso tempo i media si rimodellano a seconda della piattaforma che li ospita e delle possibilità fruitive da questa previste. Non esiste quindi un'unica c., ma molteplici 'convergenze', diverse per grado, modalità, tipologia. Si tratta di un processo complesso e magmatico, legato a spinte diverse, che si configura come un flusso di media fra media, e di contenuti fra più piattaforme. Ogni media deve essere capace di viaggiare, espandersi, colonizzare altre piattaforme distributive con i suoi prodotti, che devono così essere crossmediali, capaci di farsi brand e di diventare anche trasmedia storytelling. Fra i più importanti teorici odierni della c. figura lo studioso americano Henry Jenkins, che nel 2006 nel suo libro Convergence culture (2007) la definisce come «il flusso di contenuti su più piattaforme, la cooperazione tra più settori dell’industria dei media e il migrare del pubblico alla ricerca di continue di nuove esperienze di intrattenimento; c. è una parola che cerca di descrivere cambiamenti sociali, culturali, industriali e tecnologici portati da chi comunica e da ciò che pensa di quello di cui parla».