COPENAGHEN
Gliptoteca Ny Carlsberg. - La Gliptoteca Ny Carlsberg è una creazione del fabbricante di birra Carlo Jacobsen (1842-1914) e della sua coniuge Ottilia, che fin dal 1882 avevano aperto al pubblico la loro privata collezione d'arte. Essa è la più importante raccolta d'arte antica dei paesi nordici.
L'attuale museo, che contiene anche arte francese e danese del sec. XIX, è stato costruito in due tempi col concorso della città di Copenaghen e del governo danese. La collezione di antichità si trova nell'attuale sede fin dal 1906. Nel 1902 i coniugi Jacobsen istituirono una fondazione per alimentare il museo con nuovi acquisti, alla quale essi attribuirono i propri diritti di partecipazione alla fabbrica di birra Carlsberg. Scopo principale del fondatore, che era stato fin dai suoi primi anni profondamente influenzato dal tardo neo-classicismo del famoso scultore danese Thorwaldsen, era di raccogliere una esemplificazione tipica della scultura antica, dall'inizio delle grandi civiltà sino alla fine dell'Impero romano. Una collezione di antichità egiziana, che doveva avere soltanto una funzione di preludio, fu poi accresciuta per opera dello studioso danese Valdemar Schmidt e costituisce oggi un quadro rappresentativo della civiltà artistica nilotica, che va dai bei rilievi provenienti da mastabe dell'età delle piramidi sino ai prodotti ellenizzati dell'età tarda.
Le civiltà mesopotamiche, invece, sono rappresentate soltanto da qualche pezzo scelto; tra i quali sono da notare due figure sumeriche, rilievi assiri da Nimrud, mattoni con rilievi policromi da Babilonia e una figura di servo appartenente alla Persia achemènide. Una grande raccolta di rilievi funerarî da Palmira, datati al I sec. d. C., costituisce una specialità del museo. Anche la scultura locale cipriota è rappresentata da buoni esemplari.
L'inizio della collezione di scultura greca fu dato dall'acquisto fatto a Parigi, nell'asta della raccolta Rayet, della deliziosa testina attica arcaica di giovane uomo dai capelli corti, che sta al livello delle migliori sculture dell'Acropoli. Ad esso si aggiunsero via via altri originali greci in marmo, che vanno dal VI al II sec. a. C., tra i quali pezzi importanti come le due figure di Niobidi provenienti dagli Orti Sallustiani a Roma, il rilievo attico con quattro dèi, la "Dea del Vento" proveniente da un tempio peloponnesiaco dell'inizio del IV sec. a. C., il Niobide della Collezione Alba, il toro e alcuni rilievi funerarî attici. Tra le copie romane e le altre sculture di gusto classicistico, che il Jacobsen preferiva, va ricordata la copia della testa della Atena Parthénos di Fidia, ritenuta la migliore esistente; l'Amazzone di Kresilas nella replica già a Palazzo Sciarra; la migliore replica di un Eracle della prima età lisippea. Tra le varianti di età romana va annoverato il magnifico gruppo di Artemide e Ifigenia proveniente dagli Orti di Sallustio. Particolarmente cara ai gusti del fondatore fu la ritrattistica greca e romana e in questo campo la Gliptoteca ha assunto una importanza eccezionale. Emergono fra i ritratti di antichi greci, già ornamento di ville e di biblioteche di età imperiale, le statue di Anacreonte, di Archiloco (?), di Metrodoro e di Demostene. Attorno a queste si aggruppa un gran numero di busti di poeti, filosofi, uomini politici. Specialmente la ritrattistica romana si presenta in tutto il suo sviluppo, dal ritratto di Pompeo ai ritratti della tarda antichità (ritratto dell'imperatore bizantino Leone I?), accanto ai tanti ritratti anonimi che ci danno una testimonianza del proprio tempo quale nessun'altra epoca ci ha lasciato. A queste voci si affianca quella armoniosa dei sarcofagi di età romana.
Al di là delle premesse storiche a lui care, Carlo Jacobsen fu spinto dalla sua curiosità erudita e dai suggerimenti dello studioso tedesco Wolfgang Helbig, che fu durante tutta la vita il suo consulente, ad aggiungere alla raccolta anche una sezione etrusca, che offre pezzi di grande varietà e di notevole importanza, introducendo in questa nordica casa delle Muse, con tale barbarica versione dell'arte greca, un accento nuovo che ha acquistato oggi un particolare interesse.
(V. Poulsen)
Museo Nazionale. - 1. Sezione Preistorica. Una Commissione Reale per la protezione delle Antichità fu fondata nel maggio 1807 e segnò l'inizio di quella che poi doveva diventare la Sezione Preistorica del Museo Nazionale. Tale sezione (Oldnordisk Museum) ricevette, nel corso dei primi anni, materiale prezioso dal Gabinetto Reale delle Curiosità, come ad esempio le antichità del gabinetto di curiosità del famoso scienziato Ole Worm, collezionate durante il secolo XVII.
Oggi la collezione comprende antichità dall'età paleolitica all'èra vikinga; alcune di esse sono di fama internazionale, come i grandi ritrovamenti mesolitici di Mullerup e Svaerdborg, i bei vasi neolitici di Skarpsalling e Hagebrogaard, il pugnale di pietra di Hindsgavl, il carro solare della prima Età del Bronzo proveniente da Trundholm, le bare di quercia in cui si sono conservati costumi dell'Età del Bronzo, i lurs della tarda Età del Bronzo, il calderone celtico di argento proveniente da Gundestrup (v. celtica, arte), le tazze d'argento dell'età augustea da Hoby, e i ricchi tesori in oro e argento del periodo delle migrazioni e di quello vikingo.
Questa sezione, oltre ad occuparsi del museo, ha il compito della sorveglianza dei monumenti antichi, e intraprende anche ogni anno un certo numero di scavi.
Tra gli uomini a cui va il merito dello stato attuale della sezione, bisogna menzionare: C. J. Thomsen (1788-1865) che diede i fondamenti dello studio archeologico con la divisione della preistoria in Età della Pietra, del Bronzo e del Ferro; J. I. A. Worsaae (1821-85) che per primo spiegò i rifiuti di cucina (Kökkenmöddinger) con l'esistenza sul posto d'un agglomerato umano dell'Età della Pietra, e interpretò i dolmen e le tombe a corridoio come sepolture preistoriche; Sophus Müller (1846-1934) che diresse gli scavi su larga scala di abitati e di tumuli preistorici, e che fu il vero promotore dell'attuale prima sezione e del lavoro che in essa viene tuttora svolto.
(E. Munksgaard)
2. Collezioni di antichità classica. Verso il 1650 fu istituito nel castello di Copenaghen, dal re danese Federico III, un gabinetto di rarità: la galleria d'arte reale, che incorporò anche il piccolo Museo Wormiano, fornito di antichità egiziane e romane nonché di oggetti di storia naturale. Successivamente nel 1674 la collezione fu collocata nell'edificio che ora ospita l'archivio del regno. Dopo la liquidazione della galleria d'arte, la collezione delle antichità nel 1826 fu installata, come sezione speciale, nel Museo Reale d'Arte a Copenaghen e nel 1851 fu riunita con la collezione privata del re Cristiano VIII. In questa maniera sorse nel cosiddetto Palazzo dei Principi il gabinetto reale delle antichità che nel 1866 venne denominato "Collezione Reale di Antichità" e costituisce ora la quinta sezione del Museo Nazionale. Con i suoi 30.000 oggetti circa è la più grande e la più completa collezione di antichità dell'Europa settentrionale e come tale già nel 1851 fu ordinata cronologicamente da C. J. Thomsen.
Oltre alla preziosa collezione di vasi bisogna menzionare, tra le principali antichità, due teste maschili che appartenevano ad una metopa (n. 4 sul lato S) del Partenone di Atene. Le due teste furono inviate in Danimarca il 28 settembre 1687 dopo la distruzione del tempio, mentre la metopa cui appartenevano è ora conservata nel British Museum. Tre rilievi assiri in alabastro provengono dal palazzo di Assurnasirpal a Nimrud (883-859 a. C.).
Da molte parti si è contribuito all'ingrandimento della collezione: ad esempio la fondazione Ny Carlsberg ha inviato due volte grandi spedizioni archeologiche, la prima negli anni 1902-14 a Rodi, la seconda nel 1931-38 a Hama in Siria, e ogni volta i ritrovamenti portati in patria furono donati alla collezione di antichità.
(M. L. Buhl)
3. Sezione Etnografica. La Sezione Etnografica del Museo Nazionale Danese fu costituita nel 1841 sulla base del cosiddetto Gabinetto Reale delle Curiosità, che risaliva alla metà del XVII sec. Comprende tutte le civiltà extra-europee, ad eccezione di quelle medio-orientali anteriori all'Islam, e si inserisce tra i più importanti musei etnografici del mondo, soprattutto per quanto concerne le regioni artiche e centro-asiatiche. Scopo precipuo di questa sezione è di illustrare le varie civiltà e il loro sviluppo storico. Mentre quindi non è un museo d'arte nel senso stretto della parola, possiede ovviamente diversi pezzi di valore artistico: esemplari di scultura del Gandhara (come ad esempio una bellissima testa di Buddha), alcune sculture indo-giavanesi e un certo numero di antichi bronzi cinesi dei periodi Shang-Yin, Chou e Han.
(K. Birket - Smith)
Museo Thorvaldsen. - Il molto celebre, al suo tempo, scultore Bertel Thorvaldsen (1770-1844) decise nel 1837, da Roma, che i modelli delle sue opere e le collezioni di arte da lui raccolte rimanessero in legato alla sua città natale e se ne costituisse un museo autonomo. Il museo iniziato, essendo egli ancora in vita, nel 1839 e inaugurato nel 1848 nel decennale del suo ritorno da Roma, racchiude anche il sepolcro dello scultore. Registriamo qui solo le collezioni di antichità: a) oggetti egiziani (amuleti, vasi di alabastro, anelli, suppellettili varie da toletta e funerarie), sono inclusi in questa sezione anche alcuni scarabei di provenienza italiana; b) bronzetti etruschi ed ellenistico-romani: tra i primi notevoli alcune figurette arcaiche di Sileni e manichi di vasi (specialmente il n. 273 proveniente da una grande hydrìa), specchi e oreficerie, varî oggetti di arredamento (candelabri, ecc.), vetri e avorî; c) collezione di gemme e di paste vitree; d) collezione di monete greche, persiane, romane, bizantine; e) sculture in marmo di età romana (copie d'opere greche e ritratti di età imperiale) e qualche originale greco (frammento di stele funeraria attica con scena di congedo), teste votive di terracotta di tipo laziale e varie terrecotte della Magna Grecia; f) vasi dipinti corinzî, attici, àpuli, campani ecc.
Senza presentare oggetti di particolare importanza, la raccolta è interessante anche come documento della storia del gusto dell'età neoclassica. Per tale rispetto, sia pure per un' età alquanto posteriore, sono da ricordarsi anche le decorazioni delle sale che contengono le collezioni, ispirate a pitture delle case di Pompei e della Domus Aurea.
(Red.)