copia
Nel significato di " abbondanza ", " quantità ", il termine è seguito dall'indicazione della cosa, in Rime C 17 Levasi de la rena d'Etïopia / lo vento peregrin che l'aere turba /... e passa il mare, onde conduce copia / di nebbia. In If XXIV 91 Tra questa cruda e tristissima copia [in rima con Etïopia ed elitropia] / corrëan genti nude e spaventate, il termine è usato in modo assoluto, sottintendendo il complemento ‛ di serpenti ', e ha lo stesso valore di " moltitudine ", " ammassamento ", di stipa che compare al v. 82.
Il diminutivo copiuzza appare in Rime dubbie VI 9 io mi pensava di darti copiuzza / di quella donna che miri fisuzzo (tutti i versi di questo componimento terminano con la rima -uzza e -uzzo): l'espressione " fare o dare altrui copia di checchessia vale concedere, permettere, che altri se ne provvegga o se ne valga " (G. Mazzoni, Almae luces malae cruces, Bologna 1941, 138).