ČOQĀ MAMI
Località posta su una piccola altura, lunga 200 m e larga 100, situata a una decina di km a Ν di Mandali (80 km a NE di Baghdad). I saggi di scavo condotti nel 1967 e 1968 dall'Oriental Institute di Chicago e dalla British School of Archaeology di Baghdad, misero in luce i resti di un grande insediamento databile prevalentemente all'epoca di Sāmarrā (VI millennio a.C.), comparabile in estensione a quello di Tell es-Sawwan, il più antico della Mesopotamia. L'insediamento, che per la forte erosione non si presentava intatto, testimonia tre livelli. Le fasi cronologiche individuate sono quella di Sāmarrā , una seconda di transizione e una terza dell'epoca di el-'Ubayd 2/3 (fine Vl-inizi V millennio a.C.). Nella primavera del 1966 era stata condotta una ricognizione preliminare nella regione di Mandali, ai piedi della fascia collinare che segna il confine con l'Iran. L'area di Mandali si trova a eguale distanza da due siti particolarmente importanti per la Mesopotamia antica: Tell es-Sawwan, il sito più meridionale appartenente alla sfera di influenza della cultura di Ḥassūna (VI millennio) e Ras al-'Amiya, che costituisce il limite settentrionale della diffusione della ceramica detta di Ḥağğī Muḥammad o el-'Ubayd 2/3.
Tra gli altri insediamenti scoperti C. M. si rivelò quello più interessante: insieme a ceramica del tipo di Sāmarrā fu raccolta, infatti, anche una piccola testa in terracotta, alta 4,8 cm, appartenente a una figurina i cui tratti stilistici e tecnici (trattamento dei capelli e degli occhi) facevano pensare al repertorio figurativo dell'epoca di el-'Ubayd, anche se con spiccate tendenze naturalistiche estranee a quel repertorio. Importanti strutture architettoniche si rivelarono appartenenti a un sistema di unità abitative tipiche della cultura di Sāmarrā , articolate intorno a un modulo di 8/12 stanze regolarmente distribuite all'interno e delimitate all'esterno da uno spesso muro movimentato da massicce sporgenze. I tipi di mattoni usati per queste case erano quelli a forma di sigaro, lunghi dai 60 ai 90 cm e con diametro oscillante dai 12 ai 18 cm. Tra i materiali raccolti vi erano, oltre alla ceramica, utensili in selce, oggetti in pietra, macine e affilatoi, mortai, pendenti e figurine in terracotta, sia dipinte sia acrome, tra le quali spicca un'insolita testa suina. La scoperta più interessante fu quella di canali scavati per convogliare l'acqua dal fiume Gangir nel villaggio e nell'area circostante a scopo agricolo. I più antichi canali, A e B, identificati sul lato Ν del crinale, tagliati nel suolo vergine, si trovavano al di sotto del livello di campagna e non furono sicuramente usati per l'irrigazione anche se non si può escludere la possibilità che essi fossero contemporanei all'occupazione del sito dell'epoca di Sāmarrā . Un altro canale C, riempito da uno spesso deposito di ceramica, sebbene non associato ad alcun livello di occupazione, indicava forse il limite dell'area insediativa. Questo canale fu in un secondo momento convogliato nella direzione del canale D per consentire un allargamento dell'insediamento mentre i canali E e F, tagliati, invece, nel deposito di occupazione, trovandosi al di sopra del livello della pianura furono invece sicuramente quelli usati per l'irrigazione.
La parte bassa dell'occupazione era costituita da un deposito ricco di ceramica dipinta databile alla fase più antica del periodo di transizione. Il livello 9 conteneva, invece, tutto il resto del materiale di transizione più vicino, dal punto di vista del repertorio figurativo, al periodo di el-'Ubayd. Tra i materiali rinvenuti vi sono figurine in terracotta che appartengono tutte al tardo periodo di el-'Ubayd; queste figure antropomorfe, sempre stanti, con le mani che si incrociano all'altezza della cintola, presentano tracce di decorazione dipinta e a volte incisa. Gli arti inferiori sono resi in maniera anomala e allungati a dismisura; nessun esemplare intero si è conservato, molto probabilmente a causa della tecnica di fabbricazione. Le parti della figura venivano, infatti, lavorate separatamente e modellate, cave all'interno, per permetterne l'applicazione meccanica mediante perni. La ceramica rinvenuta nello scavo, a differenza di quella raccolta in superficie databile dal periodo di Uruk (fine V millennio) a quello accadico (III millennio), è relativa al solo periodo di Sāmarrā , essendo stato eroso qualsiasi altro livello. I confronti più prossimi si individuano nei materiali di Tell es-Sawwan, Ḥassūna, Matarra e Baghuz. La produzione ceramica è in prevalenza dipinta, anche se non manca quella brunita; completamente assente è la ceramica dipinta e contemporaneamente incisa. Le forme sono limitate alle larghe giare, alle coppe di forma ovale e alle coppe con piedistallo. Il repertorio figurativo, essenzialmente animalistico, è costituito da scorpioni e ibici, con presenza di elementi decorativi di tipo geometrico quali i meandri. La ceramica dal periodo di transizione presenta forme costituite da coppe a piedistallo o a base piatta e giare a largo collo; i moduli decorativi, che ricordano quelli appartenenti ai livelli XVIII-XIV di Eridu, sono costituiti da file di puntini e triangoli.
Bibl.: J. Oates, First Preliminary Report on a Survey in the Region of Mandali and Badra, in Sumer, XXII, 1966, pp. 51-60; ead. Prehistoric Investigations near Mandali, Iraq, in Iraq, XXX, 1968, pp. 1-20; ead., Excavations at Choga Marni, in Sumer, XXV, 1969, pp. 133-137; B. S. Field, Botanical Remains in Choga Marni, ibid., pp. 138-139; J. Oates, Choga Marni 1967-68: A Preliminary Report, in Iraq, XXXI, 1969, pp. 115-152; H. Helbaeck, Samarran Irrigation Agriculture at Choga Marni in Iraq, ibid., XXXIV, 1972, pp. 35-48; P. Mortensen, A Sequence of Samarran Flint and Obsidian Tools from Choga Marni, ibid., XXXV, 1973, pp. 37-55; J. Oates, Choga Marni, in J. Curtis (ed.), Fifty Years of Mesopotamian Discovery, Londra 1982, pp. 22-29; ead., The Choga Marni Transitional, in Préhistoire de la Mésopotamie. Colloque international du CNRS, Paris 1984, Parigi 1987, pp. 163-180.