CORAZZATA (fr. cuirassé; sp. acorazado; ted. Panzerschiff; ingl. ironclad)
Con lo sviluppo della metallurgia alla metà del secolo scorso risorse l'antica idea di rivestire le navi militari di piastre metalliche, capaci d'arrestare i proiettili nemici. Già nella guerra di Crimea (1854) troviamo nel naviglio francese cannoniere munite di piastre di corazzatura, e poco dopo, su disegni del Dupuy de Lôme, veniva costruita la fregata a scafo di legno Gloire (5600 tonn.) con piastre di corazza di 12 cm. di spessore. Scomparsa la vela, al cannone sempre crescente di calibro si aggiunse quale mezzo offensivo il rostro. Le artiglierie principali vennero sistemate in torri girevoli. Con la comparsa del siluro bisognò premunirsi contro la sua minaccia e si ebbero quindi artiglierie secondarie a fuoco rapido, per modo che i cannoni si distinsero in pezzi di grosso, medio e piccolo calibro. Il calibro dell'artiglieria grossa raggiunse il massimo di 450 mm. sulla R. Nave Duilio e ridiscese poi successivamente a 305 mm. La guerra russo-giapponese rilevò che la fase decisiva della battaglia navale è quella a distanza. Così il grosso calibro diventò il calibro di combattimento e nel 1907 in Inghilterra fu creato il tipo dreadnought, ideato due anni prima dall'ingegnere navale italiano Cuniberti. Le dreadnoughts si distinguono per grande dislocamento, velocità, armamento monocalibro di combattimento e di difesa antisilurante. Nel periodo della guerra mondiale e nel dopo guerra le corazzate aumentarono di dimensioni e potenzialità e sorsero le superdreadnoughts. Le più recenti di queste, costruite dall'Inghilterra dopo la conferenza di Washington, hanno 35.000 tonn. di dislocamento, 9 cannoni da 406 in tre torri, 12 cannoni da 180, 4 lanciasiluri da 530, velocità 25 miglia all'ora. La corazzatura è verticale e orizzontale. La prima comprende la cintura alla linea di galleggiamento e le murate, la seconda i ponti protetti subacquei e sopracquei (v. nave).