CORDERO di Montezemolo, Vittorio
Nato il 14 apr. 1862 a Mondovì (Cuneo) dal marchese Cesare e da Sofia dei conti Lanza, dopo aver frequentato l'Accademia militare di Torino e la Scuola di applicazione di artiglieria e.genio, nel 1882 era nominato tenente. Dal 1885 all'86 partecipava alla campagna di Africa; promosso capitano, nel 1888, era alla direzione di artiglieria di Bologna e successivamente alla Scuola di guerra. Maggiore nel 1903, era addetto all'ispettorato di artiglieria; poco dopo passava al battaglione specialisti del genio per la formazione e l'addestramento del 1°reparto di aviatori militari. Tenente colonnello nel 1910, era nominato comandante del 2° reparto aviazione presso il battaglione specialisti del genio; partecipava quindi alla guerra italo-turca come comandante delle squadriglie aviatori. Trasferito a Torino presso il reggimento artiglieria da campagna nel 1913, era colonnello durante la prima guerra mondiale; nel 1917 era inviato a Genova dal Comando Supremo per organizzare la difesa antiaerea. Collocato in posizione ausiliaria nel 1920, veniva nominato generale di divisione nel 1923. Mori a Mondovì il 21 nov. 1950.
Il C. ha dato, alla fase iniziale dell'aeronautica italiana, un contributo di studi e di partecipazione. Nel 1905, il 7 giugno, fece il primo tentativo in Italia di volo non a vela con un mezzo più pesante dell'aria pilotando l'"aerostave Bertelli", connubio tra aerostato e aeroplano costruito con la consulenza del C. dall'industriale bresciano A. Bertelli. Il tentativo, fatto a Roma in piazza d'Armi, nonebbe esito soddisfacente: non avendo funzionato il motore dell'elica, l'aerostave fu innalzata, trainata da cavalli al galoppo, fino alla altezza di cinquanta metri. Dopo tre giri della piazza, caduto un cavallo, il traino si interruppe bruscamente, l'apparecchio cadde, e il C. riportò escoriazioni e distorsioni.
Negli anni dal 1910 al 1912, quando era comandante dei reparto aviazione, pilotò diversi aerei sui campi di Centocelle (Roma) e Mirafiori (Torino). Il 4 ag. 1911, dopo il trasferimento del reparto aviazione da Centocelle alle nuove sedi di Aviano (Pordenone) e Cascina Malpensa (Varese) volò, come passeggero, con il tenente De Rada, da Aviano ad Udine, battendo il primato di durata di volo con passeggero (70 km in un'ora e 15').
L'interruzione, nel 1913; della attività aeronautica non segnò per il C. la cessazione degli studi sulla materia.
Nel 1903 il C. aveva pubblicato a Roma Studio sulla navigazione aerea, una delle prime opere in Italia a trattare su basi scientifiche il problema del volo. Dopo una breve cronistoria dell'aviazione e una definizione delle caratteristiche degli aeroplani, delle aeronavi, degli elicotteri e degli ortotteri, il C. aveva sviluppato tra altri alcuni argomenti originali, come l'analisi dettagliata dei principali motori leggeri per aviazione, il calcolo del rendimento delle eliche, e il confronto tecnico-economico tra le prestazioni del dirigibile e quelle dell'aeroplano, nettamente a favore di quest'ultimo, in un periodo in cui invece al dirigibile era dedicata la maggior mole di ricerche e applicazioni. Nel 1910 pubblicò l'articolo Progetto di un aeroplano ad equilibrio automatico senza timone (in Riv. di artiglieria e genio, XXVII[1910], 3, pp. 481-504). L'aeroplano era composto essenzialmente da una navicella, e da una superficie alare ("vela") capace di variare la sua inclinazione automaticamente al variare della velocità dell'aereo: alle varie velocità, il sostentamento era assicurato dall'equilibrio di due coppie, una costituita dal peso del velivolo e dalla portanza, l'altra dalla spinta dell'elica e dalla resistenza dell'aria (nel l'affermazione che al diminuire della velocità dell'aereo lo equilibrio era assicurato da una maggiore inclinazione della vela era intravisto il principio di funzionamento degli ipersostentatori); di grande importanza in questo articolo è il calcolo completo dell'elica (rendimento, regresso, ecc.).
Sulla stessa rivista (XLIX [1930], 5, pp. 627-646) il C. pubblicò più tardi l'articolo Le ali battenti, in cui espose la teoria dell'ortottero, un apparecchio, secondo la definizione stessa del C., per la navigazione aerea nel quale le ali sono il mezzo di sostentamento e propulsione. Riprendendo in esame il volo degli uccelli e degli insetti, dedusse che per il sostentamento a colpi d'ala non sarebbe occorsa una grande potenza motrice, e che la superficie alare richiesta era tanto minore quanto maggiore era la frequenza del battito delle ali. Infatti. contrariamente a quanto ritenuto da altri studiosi, per ottenere l'equilibrio non si dovevano ritenere uguali la forza sostentatrice e il peso dell'aereo, essendo il moto delle ali di tipo non uniforme; confrontando invece, durante l'intervallo di tempo corrispondente all'azione attiva delle ali, i lavori del peso e della forza sostenitrice, si ricavava per tale forza (e anche per la superficie alare) un valore tanto più basso quanto più elevata era la velocità media delle ali. Nel corso dell'articolo il C. dimostrò che, per sollevare un peso di 100 kg con una superficie alare di 1 m2 e una frequenza di 5,18 battiti al secondo, occorreva una potenza di 1/3 di cavallo. Lo spostamento orizzontale dell'apparecchio era possibile con l'inclinazione delle ali sull'orizzontale o con lo spostamento del baricentro. A questo problema il C. dedicò anni di studio e di perfezionamenti (cfr. L'ortottero, in IlPolitecnico, LXXXIII[1935], 5, pp. 258-265, e l'opuscolo Teoria dell'ortottero, Roma 1936); nonostante l'insuccesso delle prove fatte a Guidonia con un prototipo. a pedali, il C. auspicò per il suo apparecchio, che costituiva a suo giudizio il sistema più economico di sostentamento nell'aria, un notevole sviluppo nel futuro.
Da segnalare infine una sua comunicazione, dal titolo Suiproietti slittanti, presentata alla XIX riunione della Soc. italiana per il progresso delle scienze, tenutasi nel sett. 1930 a Bolzano e Trento (cfr. il resoconto sulla rivista L'Aerotecnica, IX[1931], I, pp. 94 s.): in questa comunicazione il C. descrisse un nuovo tipo di proiettile, costituito da un disco piatto rotante velocemente attorno al suo asse, lanciato meccanicamente, capace di colpire bersagli a grande distanza (il proiettile è definito "slittante" perché compiva la parte discendente della traiettoria planando nella aria).
Fonti e Bibl.:Roma, Ministero della Difesa, Direz. gen. per gli ufficiali dell'Esercito, Uff. generali, Stato di servizio; C. Montù, Storia dell'artiglieria, Roma 1953, pp. 2669 s.; A. Lodi, Il Periodo Pionieristico dell'aeronautica milit. ital., 1884-1915, Roma 1961, pp. 34, 62, 70, 79, 80, 82, 163, 191; G. Boffito, Bibl. aeronautica ital. illustr., Firenze 1937, sub voce Montezemolo.