COREA
(IX, p. 378; App. I, p. 469; II, I, p. 697; III, I, p. 435; IV, I, p. 531)
Pesanti ipoteche connesse ai delicati equilibri strategici tra Unione Sovietica, Cina e Stati Uniti in Estremo Oriente condizionano il processo di riunificazione delle due Coree. Dalla fine degli anni Settanta gli incontri tra i rappresentanti dei due governi di Sŏul e P'yŏngyang sono stati interrotti a seguito di incidenti di frontiera o di atti di terrorismo, che lasciano intravedere oscure volontà di boicottaggio. D'altra parte la rigida separazione delle due entità politiche, favorendo uno sviluppo interno in chiave del tutto autonoma, rende sempre più difficile il dialogo e remota la possibilità di un'intesa.
Repubblica popolare democratica di Corea (Chosŏn minjujuui inmin Konghwaguk). − Sotto la guida di Kim Il-sŏng, Capo dello stato dal 1972, la C. del Nord ha mantenuto una posizione di equidistanza dalla Cina e dall'Unione Sovietica. I dirigenti di P'yŏngyang nel 1984 si sono dichiarati favorevoli a una trattativa con la C. del Sud e gli Stati Uniti per la riunificazione del paese. Apertasi nel novembre 1984 a Panmunjŏm, la conferenza si è conclusa senza risultati di rilievo. A conferma delle serie difficoltà di portare avanti il dialogo, la C. del Nord non ha partecipato ai giochi olimpici di Sŏul (1988).
La popolazione, stimata al 1987, era di 21.389.000 ab., con un incremento percentuale rispetto al 1972 del 47%, e un ritmo di crescita annuo del 3,1%. La capitale P'yŏngyang conta 2.640.000 ab. (1984) ed è un importante centro industriale (acciaierie, impianti chimici, cementifici, ecc.). Altre città di rilievo sono il porto di Chungjin (265.000 ab.) e Kaesong (235.000 ab.), nota per pregiate porcellane. La popolazione urbana rappresentava nel 1985 il 63,8% del totale.
L'economia è regolata da piani di durata settennale. Nel secondo piano, relativo al periodo 1978-84 veniva data priorità alla produzione di carburanti, al potenziamento delle vie di comunicazione e al commercio estero. Il piano corrente, essendosi verificata una soluzione di continuità, si riferisce al periodo 1987-93.
La superficie agricola copre il 19,6% del territorio, che per il 74,4% è occupato da foreste, sfruttate solo in piccola parte per la produzione di legname a causa delle difficoltà di trasporto. La produzione agricola, incentrata su riso (62 milioni di q nel 1987), frumento, mais, patate, frutta, copre il consumo interno e alimenta l'esportazione.
La disponibilità di materie prime (carbone, ferro, rame, zinco, fosfati) ha reso possibile lo sviluppo di una forte struttura industriale sia nel settore di base che in quello manifatturiero. Le esportazioni si orientano verso i paesi socialisti e riguardano minerali e combustibili, prodotti chimici, macchine per l'industria.
La rete ferroviaria nel 1987 si sviluppava per 4500 km, di cui il 35% elettrificati. Nell'ultimo decennio nuove linee sono state attivate.
Repubblica di Corea (Taehan min'guk). − La C. del Sud, che ha conosciuto negli ultimi tre decenni una rapida crescita, è stata travagliata alla fine degli anni Settanta da una grave crisi istituzionale, per l'inadeguatezza della rappresentanza politica consentita dalla costituzione del 1962 (modificata nel 1970) rispetto ai bisogni di libertà, partecipazione e giustizia sociale espressi dai giovani e da nuove figure sociali. Una svolta si è verificata solo alla fine del 1987, quando una nuova costituzione, approvata con un referendum popolare, ha ripristinato le regole della democrazia, legalizzando la libera partecipazione di tutte le forze politiche alla vita del paese e ha introdotto l'elezione diretta del presidente della Repubblica che detiene il potere esecutivo.
La popolazione al censimento del 1985 contava 40.466.577 unità, con un incremento rispetto al dato del 1978 dell'1,14%, a conferma del successo della politica di contenimento demografico avviata già dal 1964 e proseguita nell'ambito del sesto piano quinquennale (1987-91).
Questo prevedeva infatti l'adozione di facilitazioni economiche nei confronti delle famiglie con non più di due figli. Molto alta la densità, 408 abitanti per km2, valore che per superficie utile è molto maggiore, visto che solo il 34% del paese è costituito da terre abitabili. La C. meridionale presenta una struttura urbana sviluppata. La popolazione delle città costituiva nel 1985 il 65,4% del totale (52,5% nel 1978 e 24,3% nel 1955). La capitale Sŏul ha oltre 9 milioni di abitanti (1985), con una crescita rispetto al 1978 di oltre l'80%. Il processo di urbanizzazione non ha investito solo le grandi città, come Pusan, grande porto della costa meridionale (+22% rispetto al 1978), Daegu, centro industriale dell'interno (+36%), e Incheon. Molti villaggi si sono trasformati in città, per es. Ulsan, con 26.000 ab. nel 1958 e 550.000 nel 1985, mentre nuovi centri urbani sono sorti in conseguenza della localizzazione di complessi industriali, come Changweon, sede di industrie meccaniche con 163.000 ab., e Gumi, cuore dell'elettronica sud-coreana. I buoni collegamenti stradali e ferroviari alimentano un forte pendolarismo stagionale verso le città.
Negli anni 1975-89 l'economia della C. del Sud ha registrato un notevole sviluppo, anche attraverso l'incentivazione di settori trainanti, quali l'elettronica. Tuttavia al suo interno si sono verificati considerevoli squilibri. È aumentato in maniera eccessiva il debito estero: da 8,4 miliardi di dollari nel 1975 a 37,2 nel 1988. E se il prodotto nazionale lordo pro capite, nello stesso periodo, è cresciuto da 660 a circa 3600 dollari (stime Banca Mondiale), il livello dei salari manifatturieri orari è ancora molto lontano da quello dei paesi avanzati: nel 1987 risulta pari a 13 rispetto a 85 del Giappone e a 100 degli Stati Uniti.
La superficie utilizzabile in agricoltura non ha registrato incrementi di rilievo (circa 2,1 milioni di ha, di cui il 66% irrigati), mentre la meccanizzazione, l'uso di fertilizzanti e di sementi selezionate, in uno con un'accorta politica a difesa dei redditi agricoli, hanno reso possibile un aumento delle rese. La produzione di riso (coltivato sul 59% dell'arativo) è stata nel 1988 di 84 milioni di q; gli addetti all'agricoltura nel 1986 rappresentavano il 29% della popolazione attiva (35,8% nel 1979, 65,9% nel 1960, 76,3% nel 1940).
L'enorme quantità di forza lavoro liberata dall'esodo agricolo e l'incremento demografico, sostenuto sino alla fine degli anni Sessanta, hanno fornito un contributo fondamentale allo sviluppo dell'industria, grazie anche ai consistenti investimenti di Stati Uniti, Germania ex Federale e varie organizzazioni internazionali.
Il miracolo industriale del paese è però anche il frutto di un'intelligente politica di mobilitazione popolare nel tragico dopoguerra, e di un'originale capacità di utilizzare e promuovere le forze imprenditoriali interne. Il risultato di questo grandioso sforzo è stato l'affermarsi di un'industria coreana autonoma che ha trovato nelle joint-ventures la formula ideale per continuare il rapporto con il Giappone e l'Occidente in termini paritetici. Il sistema industriale coreano, che alla fine degli anni Settanta ha raggiunto livelli di produttività tra i più alti del mondo, si è orientato nell'ultimo decennio verso i settori a più alto contenuto tecnologico (come la già ricordata elettronica). Le esportazioni, che nel 1988 hanno avuto un valore pari a 59,6 miliardi di dollari, consistono prevalentemente in veicoli, macchine elettriche, tessuti, prodotti di fusione (ferro, acciaio).
Bibl.: Korea. Policy issues for long-term development, in A World Bank country economic report, a cura di P. Hasan e D. C. Rao, Miami 1979; J. Pezeu-Massabuau, La Corée, Parigi 1981; J. Denis, Urbanisation et développement en République de Corée, in Annales de géographie, 508 (1982), pp. 703-29; Panorama de la Corée, P'yŏngyang 1982; The expertise of Korean manpower, a cura del Ministry of Labor, Sŏul 1983; W. H. Terijung e altri, Potential paddy rice yields for rainfed and irrigated agricolture in China and Korea, in Annals of American Geographers, 75 (1985), pp. 83-101.
Storia. - La tensione internazionale successiva alla sconfitta degli Stati Uniti in Vietnam (1975) ha ulteriormente irrigidito i rapporti tra i due stati coreani che hanno continuato a perseguire in modo autonomo il proprio sviluppo economico e politico: al Nord, la Repubblica popolare democratica di C. a struttura socialista, con rapporti con l'Unione Sovietica e la Cina, a economia pianificata e quasi del tutto svincolata dal mercato internazionale; al Sud, la Repubblica di C., a sistema capitalistico e legata agli Stati Uniti e al Giappone.
Repubblica popolare democratica di Corea. - Nel corso degli anni Settanta, Kim Il-sŏng ha tenuto contemporaneamente le cariche di presidente del partito unico e di presidente della Repubblica e del Consiglio dei ministri. In questo periodo preparò, soffocando ogni resistenza interna, la ''successione'' in favore del figlio, Kim Jong-il, che nel 1980 venne nominato, dal 6° Congresso del Partito coreano dei lavoratori, segretario del Comitato centrale e del Presidium del Politbjuro e presidente della Commissione militare. Forse al malcontento provocato da tale imposizione fu dovuto il tentativo fallito di colpo di stato del 1986 contro Kim Il-sŏng.
Proseguendo nella tradizionale politica estera, la C. del Nord ha cercato di mantenere un sostanziale equilibrio tra Unione Sovietica e Cina, con l'alternanza di tendenze filo-russe o filo-cinesi.
In economia, un'autosufficienza quasi totale, se non ha provocato forti squilibri interni, è tuttavia sfociata in uno sviluppo assai rallentato: il prodotto nazionale lordo pro capite, dopo l'ascesa da 600 dollari nel 1975 a circa 780 nel 1980, è rimasto pressoché costante. La scarsità dei dati sulla C. del Nord è determinata dalla limitata diffusione di notizie fornite dagli organismi governativi.
Repubblica di Corea. - Nella seconda metà degli anni Settanta il presidente Pak Chŏng-hŭi tenne saldamente il potere sino all'ottobre del 1979, quando fu assassinato. Secondo i dettami della Costituzione, divenne presidente provvisorio il primo ministro Choi Kyu-hah; egli affrontò un periodo d'instabilità caratterizzato da scioperi operai e da manifestazioni di studenti che chiedevano maggiori libertà politiche e civili. In regime di legge marziale, i movimenti antigovernativi furono duramente repressi. Nelle elezioni del 27 agosto 1980 divenne presidente della Repubblica l'ex generale Chun Doo Hwan, capo del Partito democratico della giustizia. Nell'ottobre fu varata la nuova costituzione, che restaurava l'habeas corpus e aboliva le corporazioni, mentre venne revocata la legge marziale.
Nelle elezioni del marzo 1981 si affermarono il Partito democratico della giustizia, che ottenne la maggioranza nell'Assemblea nazionale, il Partito democratico di C., maggior formazione politica di opposizione, e il Partito nazionale di Corea. Nuove ondate di manifestazioni di studenti universitari, appoggiate da professori e intellettuali, tendenti a ottenere maggiori garanzie democratiche, fuono represse con interventi polizieschi nel 1983 e nell'anno successivo. Le proteste popolari e le crescenti pressioni internazionali contro la mancanza di libertà politiche e civili sfociarono infine nel ritiro di Chun Doo Hwan e nelle elezioni presidenziali del dicembre 1987. Risultò eletto presidente della Repubblica Roh Tae-woo, capo del partito di governo, che prevalse sugli altri candidati, ivi compreso il poeta Kim Dae-jung, per lunghi anni perseguitato politico. Nell'aprile 1988 si tennero le elezioni politiche che registrarono un parziale insuccesso del Partito democratico della giustizia, il quale raggiunse comunque la maggioranza relativa. Le Olimpiadi del settembre-ottobre 1988 si svolsero in un clima di relativa calma per quanto fossero state precedute da violenti disordini. La situazione si è mantenuta conflittuale anche negli anni successivi. Nel febbraio 1990, nell'intento di rafforzare la maggioranza, il Partito democratico della giustizia si fuse con il Partito della riunificazione e con il Nuovo Partito repubblicano democratico, dando vita al Partito liberale. Il crollo dei regimi comunisti ha contribuito a sbloccare il sistema delle relazioni fra le due C. e i principali paesi dei due schieramenti (Cina e URSS, Giappone e USA). Nel dicembre 1990 Roh si recò a Mosca e nell'aprile 1991 Gorbačëv ha visitato la C. del Sud. La nuova politica mira a consolidare il ruolo della C. del Sud e a bilanciare l'egemonia giapponese nella regione soprattutto dopo l'apertura del Giappone alla C. del Nord. Tensioni sociali e ricorrenti violenti conflitti fra gli studenti e le forze di polizia hanno caratterizzato il clima politico del paese. Le manifestazioni studentesche hanno origine da un diffuso antimilitarismo e antiamericanismo e trovano alimento nella denuncia della corruzione del regime, nella ribellione alla tradizione paternalistica di stampo confuciano, nella reazione al rapido sradicamento dal mondo rurale. La durezza della repressione ha innescato una crisi politica che, nel maggio 1991, ha costretto il primo ministro alle dimissioni.
Bibl.: G. Paresce, La Korea nella competizione internazionale in Estremo Oriente, Milano 1966; B. -y. Choy, Korea. A history, Ruthland 1971; G. D. M. Hyde, South Korea. Education, culture and economy, Houndmills-Londra 1988; Economic relations between the United States and Korea: conflict or cooperation?, a cura di T. O. Bayard e S.-G. Young, Washington 1989.
Letteratura. - Alcuni studiosi sostengono che la storia della letteratura coreana inizi con l'invenzione, attribuita al re Sejong, dell'alfabeto han' gŭl, il cui uso venne ufficializzato nel 1446; altri ritengono invece che anche le opere scritte in caratteri cinesi debbano considerarsi nell'ambito della letteratura coreana propriamente detta. Al di là di ogni pur plausibile ipotesi, è comunque fuor di dubbio che il campo dell'espressione letteraria coreana risale a un'epoca molto più remota della creazione dell'alfabeto; mentre la tradizione testuale assume un carattere regolare e continuativo solo a partire dal periodo Chosŏn (detto anche periodo Yi: 1392-1910), sicché molte opere soprattutto quelle dei periodi più antichi, sono andate perdute.
Le divisioni cronologiche proposte per la letteratura sono varie. Una delle più seguite suggerisce una ripartizione in quattro periodi: il periodo antico (dalle origini fino agli inizi del sec. 10°), il periodo medievale (dal 10° al 14° secolo), il periodo moderno (dal 15° al 19° secolo) e il periodo contemporaneo (sec. 20°).
Poesia. L'antica poesia coreana, per lo più recitata o cantata con il supporto di un accompagnamento musicale, ha come principale argomento la natura vista soprattutto in relazione all'uomo e alla precarietà e fragilità della sua condizione.
Secondo il Ku-chin chu, testo cinese di epoca Chin (265-316), la più antica opera poetica coreana sarebbe stata la Konghu-in, conosciuta anche col titolo Kong mu toha-ga ("Signore, non attraversare il fiume!"), che ne è l'incipit. In realtà, il componimento poetico più antico è la Hwangjo-ga ("La canzone dei rigogoli"), composta, secondo la tradizione, verso la fine del primo secolo a.C. da Yuri, secondo re di Koguryŏ. Il genere poetico chiamato hyangga costituisce l'espressione tipica della letteratura di Silla: di tale produzione poetica, solo 25 esemplari sono giunti fino a noi. Il termine hyangga significa "canzone indigena" e si può perciò lecitamente arguire che essa veniva differenziata dalla contemporanea produzione lirica cinese.
Durante il periodo Koryŏ (918-1392), i generi kyŏnggi-ch'e e Koryŏ sogyo furono largamente composti e recitati; il primo, soprattutto dai nobili, il secondo, dal ceto popolare.
Nel tardo periodo Koryŏ, a partire dal sec. 13°, inizia la produzione di una nuova forma poetica, detta sijo, tuttora composta e recitata, la cui struttura consta generalmente di una o più sezioni, ognuna delle quali comprende di solito 45 sillabe. Nella prima parte del periodo Chosŏn la sijo veniva per lo più composta da studiosi confuciani; ma già intorno alla metà dello stesso periodo si era diffusa anche tra il popolo. In particolar modo, dopo l'invasione della C. da parte del condottiero giapponese Toyotomi Hideyoshi (fine del sec. 16°), si diffuse una particolare forma di sijo, chiamata sasŏl sijo, per mezzo della quale la gente comune espresse i propri sentimenti.
Durante il periodo Chosŏn si affermarono e si consolidarono anche altri generi poetici: akchang, un antico canto cerimoniale poi sviluppatosi e codificato in poesia; e kasa, prosa versificata, la cui origine risale probabilmente a componimenti di carattere religioso di monaci itineranti del periodo Silla.
Intorno al 1900, l'apertura al mondo occidentale generò la tendenza ad affrancarsi dagli schemi fissi ai quali fino ad allora si erano attenuti i poeti coreani. La nascita del verso libero testimonia il compromesso tra lo stile poetico occidentale e la cultura tradizionale coreana. L'opera Hae egesŏ sonyŏn ege (1908, "Dal mare ai ragazzi") di Ch'oe Namsŏn è considerata l'inizio della poesia coreana contemporanea. In seguito, figure come Ch'oe Chaesŏ, Kim Kirim, Kim Kwanggyun, Pak Yongch'ŏl e altre si sono imposte alla ribalta del panorama poetico contemporaneo coreano con una produzione in cui, fra l'altro, è percepibile l'influenza di poeti occidentali come Eliot ed E. Pound.
Prosa. Pur se non specificamente letterari, i due fondamentali testi storici Samguk sagi di Kim Pusik (completato nel 1145) e Samguk yusa di Ilyŏn, completato intorno al 1280, costituiscono i più antichi esempi di prosa narrativa in lingua coreana giunti sino a noi. Ma occorrerà attendere quasi due secoli per incontrare il primo esempio di prosa letteraria propriamente detta: il Kŭmo sinhwa ("I miti di Kŭmo") di Kim Sisŭp (1435-1493), una raccolta di brevi racconti nei quali elementi di una tradizione orale autoctona appaiono felicemente innestati su motivi leggendari e mitologici cinesi.
Dopo il Kŭmo sinhwa, l'opera universalmente ritenuta fondamentale della letteratura coreana in prosa è il romanzo satirico Hong Kiltongjŏn ("Storia di Hong Kiltong"), scritto da Hŏ Kyun (1569-1618).
Nel sec. 18° si diffonde in C. una corrente di pensiero, di tradizione confuciana, chiamata Sirhak ("Scienza pratica"), che portò molti cambiamenti nell'ideologia tradizionale e, conseguentemente, anche nella narrativa. Quando poi, nel tardo sec. 19°, cominciarono i contatti con il mondo occidentale, il processo di trasformazione venne accelerato, determinando, intorno al 1910, il passaggio dal vecchio al nuovo stile, nell'ambito di un processo di riforma letteraria articolato in vari ''movimenti''. In tale nuovo contesto viene scritto Mujŏng ("Senza cuore"), romanzo di Yi Kwangsu, il cui tema è il contrasto tra la vecchia e la nuova generazione sullo sfondo dell'occupazione giapponese, unanimemente considerato la pietra miliare della moderna narrativa coreana. Tra il 1910 e il 1920 argomenti privilegiati dai narratori coreani sono le dure condizioni di vita del popolo e la resistenza degli intellettuali contro il colonialismo giapponese. Per quanto riguarda lo stile, la nuova narrativa coreana è caratterizzata dall'adozione, in genere, di tecniche occidentali, con un frequente uso del dialogo.
Intorno alla metà degli anni Venti sorge un movimento letterario, denominato KAP (Korean Proletarian Artists' Alliance), i cui componenti produssero opere influenzate dal socialismo. Le opere scritte intorno al 1930 ripropongono il tema della vita dei Coreani sotto il dominio giapponese, con frequenti critiche alla situazione sociale del tempo. Questa tendenza è riscontrabile, per es., nelle opere di Yi Hyosŏk, Yi Kwangsu, Kim Yujŏng.
Dopo la liberazione (1945) vengono posti in evidenza lo stile di vita e i circoli sociali dell'epoca. Nel decennio 1950-60 vengono enfatizzati soprattutto la coscienza popolare e i sentimenti individuali, messi alla prova e spesso frustrati dalle atrocità della guerra. Intorno al 1960 si sviluppa un genere narrativo il cui tema principale è la ricerca di un nuovo modo di vivere improntato alla riflessione interiore. A questo genere appartengono due capolavori come Mujin kihaeng (1965, "Diario di un viaggio a Mujin") di Kim Sŭngok (n. 1941), e Iŏ-do ("L'isola Iŏ") di Yi Ch' ŏngjun. Dal 1970, infine, la narrativa tende a illustrare, oltre a un modello di vita ideale, anche la solitudine dell'individuo nella società industriale.
Bibl.: Kim Donguk, History of Korean literature, Tokyo 1980; Pak Ch'ŏrŭi, Han' guk sisa yŏngu, Sŏul 1980; Kim Kidong, Han' guk kojŏn sosŏl yŏngu, ivi 1983; Kim Yongjik e altri, Han' guk yŏndae sisa yŏngu, ivi 1983; Chŏng Sanggyun, Han' guk kodae si munhaksa yŏngu, ivi 1984; Id., Han' guk chungse si munhaksa yŏngu, ivi 1986; Kungmunhak yŏngu ch'ongsŏ, a cura di Kugŏ Kungmunhakhoe, 10 voll., ivi 1988; Cho Tongil, Han' guk munhak t'ongsa, 5 voll., ivi 19892.
Archeologia. - Le prime sistematiche ricerche archeologiche in C. furono condotte dai Giapponesi, i quali, durante il periodo dell'occupazione della penisola, finirono con il monopolizzare gli studi, orientandoli verso un recupero monumentale inteso anche a dare una risposta all'attesa di rintracciare sul vicino continente molte matrici della civiltà giapponese. Le ricerche, progressivamente estese alla Manciuria, finirono col collegarsi col lavoro archeologico intrapreso frattanto dai Giapponesi anche in Cina e Asia centrale. Fu una prima ampia ricostruzione della storia, dell'arte, della stessa letteratura di un paese, di cui un ben scarso patrimonio monumentale si era conservato alla luce o era rimasto comunque indenne dalle devastazioni e dai depredamenti che la C. aveva subito nel corso della sua storia attraverso le scorrerie e le invasioni di tutti i popoli vicini, dai Cinesi ai Mongoli, dai Giapponesi ai Mancesi. Era già tanto che, per il largo uso della pietra nell'architettura e nella scultura, fossero sopravvissute molte rovine di città, centri monumentali religiosi, necropoli, che poterono essere oggetto di primi rilevamenti e scavi.
La pubblicazione per lo più in sola lingua giapponese della massima parte delle scoperte e degli studi − che fu uno degli aspetti colonialistici dell'impresa, dettato dalla prospettiva che la lingua giapponese dovesse assurgere a idioma ufficiale della ''Grande Asia Orientale'' sotto la leadership nipponica − non solo ebbe l'effetto di ritardare l'immissione delle nuove conoscenze acquisite sulla cultura coreana nei circuiti accademici internazionali, ma favorì talora disinvolte manipolazioni di dati e documenti a fini politici.
Nel 1945, la disfatta bellica e l'evacuazione segnarono la sospensione delle attività archeologiche giapponesi in C., anche se l'archeologia coreana rimase un campo di studi in cui il Giappone continuò a mantenere per parecchi anni una posizione autorevole e in pratica inalterata ancora oggi. D'altra parte, la situazione politica ereditata e le successive vicende belliche non assicurarono ai Coreani condizioni propizie immediate per un fruttuoso lavoro archeologico. Solo dopo il riassetto della nazione coreana in due stati, al Nord il Museo di stato di P'yŏngyang, al Sud il Museo Nazionale di Sŏul poterono promuovere nuove ricerche e studi, prendendo nelle mani l'eredità giapponese e rinnovando nel complesso la gran parte delle conoscenze sul passato coreano.
Scoperte sensazionali sono state quelle relative al Paleolitico, che hanno definitivamente rimosso le vecchie tesi di un popolamento tardivo della C., risalente solo agli ultimi millenni a.C. Dal 1963 tanto nel Nord quanto nel Sud sono stati individuati vari orizzonti paleolitici, che hanno accertato una presenza umana almeno dal Pleistocene Medio. Un contesto del Paleolitico Inferiore, lungo il fiume Hantan (Kyŏnggi-do), è stato datato a 300.000 anni or sono. Utensili su nucleo in quarzite a scheggiature bifacciali hanno mostrato analogie con le asce a mano acheuleane; ma è stata pure accertata la tecnica di lavorazione monofacciale su nucleo e su ciottoli, tipica della tradizione dei cosiddetti choppers o chopping-tools dell'Asia orientale. Una produzione di raschiatoi e di schegge, di tipo musteriano e levalloisiano, testimoniata in varie località (fino a Kulp'o-ri nel bacino del Tumen), precorre le prime industrie su lama del Paleolitico Medio. Tecniche di scheggiature ritoccate con analogie aurignaziane e caratteristiche del Paleolitico Superiore del Baikal sono state datate a Sokchang-ni fra i 30 e i 20.000 anni orsono.
I reperti paleoantropologici hanno indicato una prima disseminazione di elementi neanderthaloidi seguiti da forme di Homo Sapiens dal Paleolitico Superiore. Prime stirpi mongolidi penetrarono forse con le successive culture mesolitiche all'alba dell'Olocene, caratterizzate da un preminente strumentario microlitico e da specializzati attrezzi da pesca, come ami e arponi di pietra e osso. Cumuli di conchiglie, che rappresentano i ''resti dei pasti'' delle prime comunità nomadi e seminomadi in insediamenti all'aperto, costellano il paesaggio coreano fino a inoltrati orizzonti neolitici e registrano l'immissione di molti elementi innovativi, dalla conoscenza di prodotti agricoli e forse della stessa agricoltura alla fabbricazione della ceramica.
Il passaggio dall'economia predatoria o di consumo a quella di produzione, basata sull'agricoltura e l'allevamento, pare possa datarsi già agli ultimi millenni a.C., come è indicato dal ritrovamento di grani carbonizzati e di ossa di maiali, cani, cavalli e volatili da cortile. Una derivazione poté essere dalla Cina, dalla Siberia e dal mondo centroasiatico, le cui condizioni ambientali pare fossero rimaste favorevoli alla pratica agricola fino ad alcuni millenni a.C. Un collegamento con l'area siberiana pare attestato dalla diffusione che la ceramica ''a pettine'' (Kammkeramik, comb-ceramic) ebbe nella penisola, contraddistinguendo molti insediamenti neolitici almeno dal 5° millenio a.C.
Stretti concatenamenti col mondo scito-siberiano sono stati stabiliti per le prime culture megalitiche e metallotecniche. Orizzonti culturali dell'età del Bronzo sono stati datati al 1000 a.C., mentre di più circoscritta derivazione cinese pare debbano essere considerati i primi assetti culturali dell'età del Ferro, la cui datazione è stata proposta intorno ai secoli 4°-3° a.C.
Per i secoli a cavallo dell'era volgare l'archeologia ha largamente confermato il consolidarsi dell'influenza culturale cinese nel contesto della politica espansionistica dell'impero Han sulla penisola. In particolare, la prefettura cinese di Lo-lang rimase a lungo un'importante presenza per l'evoluzione della C. e l'intermediazione dei rapporti col Giappone. La capitale, situata presso l'attuale P'yŏngyang, ha restituito con la sua vasta necropoli imprevisti tesori.
L'eclissi dell'imperialismo cinese, al sec. 4°, lasciò la Corea ad alcuni potentati nazionali (Koguryŏ, Paekche, Sinla), le cui principali testimonianze archeologiche sono provenute dalle monumentali tombe a tumulo, che rappresentarono almeno fino al sec. 8° il culmine di una tradizione megalitica funeraria centroasiatica, di locale derivazione mancese, trapiantatasi in tutta la penisola e quindi nell'arcipelago giapponese. I preziosi corredi funebri hanno testimoniato una vasta irradiazione culturale e artistica pressoché da tutta l'Asia, restituendo persino oreficerie e vetri iranici e asiatico-occidentali. Per gli stessi secoli e per i successivi sono stati messi in luce resti di architetture e monumenti civili e religiosi. Una pagina particolarmente importante è rappresentata dall'archeologia buddhista, che ha testimoniato dirette influenze non solo cinesi, ma centroasiatiche e indiane, unite a originali rielaborazioni.
Nel complesso, l'archeologia coreana ha consentito di rimuovere definitivamente molti pregiudizi che si erano consolidati sulla penisola con il considerarla da un lato ''isolata'' e ''tardiva'' nei suoi sviluppi storici, dall'altro calata per intero in un'''area culturale cinese'' che la prospettava come una ''provincia'' marginale, utile semmai a studiarsi, più che per i valori ''locali'' della sua cultura, per la dinamica dei processi di ''sinizzazione'' sulle aree periferiche o per la funzione mediatrice svolta dal Giappone, che sembrava avesse praticamente esaurito l'importanza storica della nazione. Sono state appurate la complessità e la varietà delle matrici etniche e culturali, ma è emerso anche il carattere sostanzialmente originale della civiltà coreana nel contesto del mondo asiatico orientale.
Cinema. - A Do-san Kim si deve il primo film coreano, Eurichok Koutou, un dramma girato nel 1919. Ispirata a motivi di forte nazionalismo, la produzione si attestò sulla decina di film all'anno fino al 1930. Un brusco arresto si ebbe successivamente, quando i Giapponesi, intendendo censurare il sentimento nazionale espresso dalla produzione coreana, irrigidirono i controlli.
Alla fine della seconda guerra mondiale gli studi furono completamente rinnovati; è del 1949 il primo lungometraggio a colori, Yo Sung il ki ("Diario di donne") di Seong-gi Hong, accolto favorevolmente dalla critica e che realizzò considerevoli incassi. La divisione del paese in Nord e Sud, avvenuta tra il 1950 e il 1953, frenò nuovamente l'industria cinematografica, consentendo alla sola C. del Sud di farsi conoscere da quel momento in poi in campo internazionale. Nel 1971 nascono due organizzazioni statali, con la funzione di promuovere il cinema, la Korea Motion Picture Promotion Corp e la Korea Film Production. L'industria rimane completamente in mano ai privati, che controllano produzione, distribuzione ed esercizio.
Caratterizzati da un ottimo livello tecnico e da un uso sapiente degli esterni, i film coreani degli anni Settanta e Ottanta sono quasi sempre dei melodrammi di ispirazione letteraria o violente storie di arti marziali, sulla falsariga della produzione di Taiwan e Hong-Kong. Tra gli esempi più riusciti, Peemak (1980) di Lee Doo-yong, legato ai temi della tradizione, e il ''mélo'' Hwanyo (1982) di Kim Kee-yong.