Vedi CORFINIUM dell'anno: 1959 - 1994
CORFINIUM (v. vol. II, p. 831)
La città antica, stratificata sotto il moderno abitato, comprendeva due parti distinte: un nucleo ben delimitato, probabilmente la parte più antica e l'ara; della città, su un piccolo promontorio (il medievale Castrum de Pentoma), e una zona piana retrostante. A giudicare dalle vicende storiche (guerra sociale, guerra civile) la città risulta munita, almeno nel I sec. a.C., di un sistema difensivo notevole, di cui non si conservano resti visibili. Se la delimitazione del perimetro urbano non pone problemi per il nucleo dell'ara, sulla pianura retrostante la situazione antica non è più così evidente. Secondo i dati attualmente disponibili il territorio urbano non sembra aver oltrepassato una linea che collega le chiesette campestri di S. Maria di Loreto, S. Giacomo e S. Maria delle Grazie, sorte forse nelle vicinanze delle mura o di porte urbiche. Anche per quanto riguarda lo schema urbanistico il nucleo dell'ara, staccato dalle vie di transito, costituiva probabilmente un'unità a sé stante. Finora non è stato possibile accertare se, e in quale misura, la rete stradale piuttosto regolare del castrum medievale conservi ancora la situazione antica. Sulla pianura retrostante può essere individuato un sistema ortogonale, di cui però non si sa se risale all'inizio della città o a una ristrutturazione dopo la guerra sociale. I resti di muri ancora visibili, o ritrovati casualmente, tutti di età imperiale, e i tratti di fognature, ispezionabili nelle cantine di alcune case, sembrano indicare un orientamento di c.a 40o SO-NE dell'asse principale del sistema, che coincide con il reticolato delle divisioni agrarie augustee dell'agro corfiniese e sulmonese, recentemente individuate, e con il tracciato della Via Claudia Valeria fra Raiano e Corfinio.
Non si dispone di nessun indizio sicuro per localizzare il foro della città. Potrebbe essere ricercato nei pressi di un edificio con cortile interno delimitato da muri radiali e forse identificabile come il macellum noto da alcune iscrizioni. La piazza principale dell'abitato attuale occupa il posto dell'orchestra del teatro che era sistemato in parte contro il pendio dell'arx e in parte su muri di sostegno, visibili in alcune case intorno alla piazza. Dal teatro potrebbe provenire un ritratto dell'imperatore Claudio, già murato nella facciata di una casa della piazza. Una nuova lettura dell'iscrizione CIL, IX, 3173, che data la costruzione del teatro alla fine dell'età repubblicana, permette di individuare un nesso fra questo e un mundus, fossa sacra scavata al centro dell'abitato al momento della fondazione rituale della città. Potrebbe trattarsi di un mundus Cereris, dato che il culto di Cerere, diffuso in tutto il territorio peligno, sembra aver occupato a C. un posto particolarmente importante. Mentre la documentazione epigrafica ci fa conoscere diversi edifici di culto, si conservano soltanto i resti di un tempio, lungo la Via di Pratola, che sembra aver fatto parte di una zona sacra in margine alla città. Era costituito da un pronao e da una cella fiancheggiata da due cisterne, in una delle quali fu ritrovato, negli scavi del 1963, un cammeo con ritratto dell'imperatore Claudio. Nei pressi della chiesetta di S. Maria di Loreto sarebbero stati visti resti di un edificio a carattere termale, ma è impossibile identificarlo con il balineum voluto da Servio Cornelio Dolabella o il balineum muliebre dato da Q. Avelio Prisco, ambedue databili nel II sec. d.C.
Nell'immediato suburbio di C., tra la chiesetta di S. Maria delle Grazie e la cattedrale di S. Pelino, sono visibili i resti di un grande recinto rettangolare (m 236,85 x 143,10) costruito in opera reticolata, annesso a un complesso - scavato da A. De Nino ma ora non più visibile - costituito da una grande piscina (m 34 x 51) e da strutture a forma di esedra. Lo spazio recintato va molto probabilmente interpretato come il campus o piazza d'armi. Indizi topografici e toponomastici lasciano intravedere nella Valle Ombruna (contrada «Varranice») il luogo dell'anfiteatro, anche questo epigraficamente documentato.
La zona suburbana era soprattutto occupata da necropoli, in parte scavate dal De Nino dal 1877 in poi. Le tombe, ritrovate tutt'intorno alla città, non solo aiutano a delimitare il perimetro urbano, ma offrono anche una sequenza cronologica abbastanza completa dell'occupazione del sito, dal periodo italico fino all'Alto Medioevo.
Quelle più antiche sono state rinvenute a S del paese, intorno al camposanto attuale e lungo la Via di Pratola da S. Maria delle Grazie in poi. La ceramica e gli oggetti di bronzo e di ferro, paragonabili al materiale di Alfedena, permettono di datare le tombe più antiche (a fossa) almeno nel IV se non nel V sec. a.C.
A partire dal III, o forse già dal IV sec. a.C., troviamo tombe a camera o a grotticella artificiale (c.d. tombe a cripta), scavate nel sottosuolo breccioso, con dròmos discendente. Queste tombe, fra le quali alcune particolarmente ricche di vasellame di bronzo e ceramica importata, appartengono per lo più al periodo di massima fioritura di C. - quello che precede la sua elezione a capitale dei confederati italici - ma continuano forse fino alla fine del I sec. a.C. Sono state ritrovate sotto il camposanto ma soprattutto lungo la Via di Pratola per almeno mezzo chilometro, e recentemente anche lungo Via Impianata. In superficie le tombe a camera erano segnate da una pietra piatta squadrata con epitaffio in peligno (fra cui la ben nota iscrizione di Herentas), o nelle più recenti già in latino.
Dell'età imperiale sono stati ritrovati sia monumenti funerari di grandi dimensioni sia forme più semplici di deposizioni, tombe a incinerazione o tombe a inumazione. In questo periodo, accanto alle aree indicate che rimangono parzialmente in uso, si sviluppa una nuova zona sepolcrale lungo la Via Claudia Valeria, sempre affiancata, a SO di S. Pelino, dai ruderi di mausolei «a torre». Del rivestimento di questi sepolcri molti blocchi sono stati riadoperati nei muri del vicino complesso episcopale. L'abside dell'oratorio di S. Alessandro, p.es., risulta costruita in parte con il materiale di spoglio di un mausoleo circolare i cui resti sono stati riportati alla luce dietro la chiesetta di S. Maria delle Grazie. Tipiche per la necropoli di C. sono le urne di pietra calcarea a forma di cofanetto.
Le necropoli di C. rimangono in uso fino a epoca tardoantica o altomedievale, come dimostrano le molte tombe costruite con materiale di recupero, collocate sia lungo la Via di Pratola sia lungo la Via Claudia Valeria e nella contrada Impianata. Il ricco patrimonio epigrafico corfiniese ora conservato è dovuto in gran parte a questa riutilizzazione di pietre funerarie; altro materiale è presente nel complesso di S. Pelino.
Nei dintorni immediati di C. sono presenti alcune fonti, di cui una - la fonte S. Ippolito - viene ancora ritenuta salutare. Una dedica alla divinità Fons e votivi anatomici rinvenuti in territorio corfiniese potrebbero far pensare che già in antico qualche fonte intorno a C. fosse stata oggetto di culto. Quando la città cominciò a svilupparsi queste fonti vicine all'abitato non potevano più bastare per il rifornimento idrico e fu indispensabile portare l'acqua da sorgenti più lontane, situate nella valle dell'Aterno nei pressi di Molina e nella valle del Sagittario nei pressi di Bugnara. L'acquedotto dell'Aterno corre per 5534 m, ossia per poco più délia metà del percorso, in una galleria scavata nella viva roccia nel fianco della gola di S. Venanzio. Questo tratto è ora riutilizzato dal canale di bonifica «Forma di Raiano». A partire da Raiano il condotto antico in muratura affiancava la Via Claudia Valeria fino a S. Pelino dove piegava a Ν per dirigersi verso una grande cisterna presso la chiesetta di S. Giacomo. Il percorso dell'acquedotto del Sagittario, che attraversa in galleria una parte del monte S. Cosimo, viene ancora oggi in gran parte utilizzato per il canale di bonifica detto «Canale Corfinio». Nei pressi di C. le tracce dell'acquedotto antico sono meno evidenti.
Nel territorio municipale di C., che comprendeva anche Raiano, Prezza, Pratola Peligna, Roccacasale, Popoli e Vittorito, sono stati individuati numerosi nuclei abitati antichi, attestati soprattutto dalle necropoli. Alcuni abitati comprendevano anche un luogo di culto di una certa importanza monumentale (Prezza, Vittorito). Inoltre sono noti alcuni santuari campestri isolati (La Civita presso Raiano e Capo Pescara presso Popoli).
Recentemente sono stati individuati fra C. e Sulmona due sistemi di divisione agraria, con orientamento leggermente diverso, che si possono mettere in relazione con le assegnazioni agrarie graccane e augustee menzionate nel Liber coloniarum.
Bibl.: F. Coarelli, A. La Regina, Abruzzo, Molise (Guide Archeologiche Laterza, 9), Roma-Bari 1984, p. 118 ss.; F. van Wonterghem, Superaequum - Corfinium - Sulmo (Forma Italiae, Regio IV, I), Firenze 1984, p. 113 ss. e 310 ss. (con bibl. aggiornata al 1983); G. Chouquer, M. Clavel-Lévêque, F. Favory, J.-P. Vallat, Structures agraires en Italie centro-méridionale. Cadastres et paysages ruraux (Collection de l'École Française de Rome, 100), Roma 1987, p. 133 ss.; E. Mattiocco, G. Papponetti (ed.), Memoria e scrittura. Antonio De Nino (1833-1907) (cat.), Sulmona 1987. - Per aggiornamenti sulla documentazione epigrafica: P. Poccetti, Nuovi documenti italici, Pisa 1979, p. 157 ss.; M. Buonocore, Corfinium, in Supplemento Italica, n.s., III, Roma 1987, p. 93 ss.