MODIGLIANI, Corinna (Corinna Stella)
– Nacque a Roma il 2 giugno 1871, primogenita di Moise, commerciante, e della cugina di questo, Silvia Modigliani, agiati esponenti della borghesia ebraica.
Trascorse un’infanzia serena insieme con i fratelli Carlo e Olga; alla sorella minore, in particolare, la M. rimase sempre molto legata, condividendo con lei affetti familiari, amicizie, esperienze artistiche e vita quotidiana. Conclusi gli studi regolari, per completare la propria educazione, secondo un costume diffuso all’epoca, la M. iniziò a frequentare, insieme con la sorella, lo studio del pittore e scultore P. Vanni. Tale esperienza confermò la sua vocazione artistica, tanto che la M., nonostante il parere fermamente contrario dei genitori, decise di completare la propria formazione seguendo, intorno al 1888, i corsi della Scuola libera del nudo di Roma, come testimoniato da numerosi disegni anatomici e studi di figure a matita e carboncino ritrovati nelle sue carte. Nel 1895 esordì esponendo miniature alla LXVI Esposizione della Società amatori e cultori di belle arti; nel 1898 presentò pannelli in velluto dipinto nell’Esposizione generale italiana e internazionale di elettricità a Torino e, nello stesso anno, collaborò a una decorazione ispirata a soggetti orientali in palazzo Calabresi Vanni a Viterbo.
La ricostruzione del catalogo della M. è oggi complessa, poiché le sue opere, acquistate al tempo da privati, sono nella quasi totalità disperse, conservate in collezioni private e non pubblicate. Stando ai titoli e al poco che fino a ora è riemerso, prevale nella sua prima produzione una predilezione per le arti minori, quali miniature e, soprattutto, pitture su velluto, con soggetti legati al mondo floreale e animale, come testimoniato dalle opere presentate nelle prime occasioni espositive documentate quali, per esempio, la LXX Esposizione della Società amatori e cultori di belle arti (Roma, 1900) o la III Esposizione d’arte (Livorno, 1901). A partire dai primissimi anni del secolo, tuttavia, la M. iniziò a esporre anche dipinti; già nel 1900, difatti, partecipò con un’opera di soggetto sacro, La Madonna degli angeli (di ubicazione ignota, come altre opere se non diversamente indicato) all’Esposizione concorso V. Alinari (Firenze) e con diversi ritratti alla citata LXX edizione della Esposizione della Società amatori e cultori. Da quel momento in poi, la M., pur coltivando sia il paesaggio sia la natura morta, privilegiò in particolare il genere del ritratto e i soggetti legati all’infanzia, con opere a olio o a pastello, caratterizzate da una tecnica vivace e una tavolozza di sperimentata abilità, destinate soprattutto alla committenza privata. Saltuariamente si dedicò anche all’incisione, specializzandosi nell’uso dell’acquaforte, tecnica appresa forse dallo stesso Vanni e perfezionata da autodidatta, con cui realizzò paesaggi, figure e ritratti, quali, per esempio, Pietro Vanni (1905: ripr. in Pancotto, 2001, p. 20), resi mediante una serrata trama di segni, dall’accentuata vibrazione luminosa.
Nel 1904 e nel 1905 la M. tenne due personali nel proprio studio in via Margutta, che condivideva con la sorella Olga, esponendovi soprattutto ritratti di grandi dimensioni. Sempre nel 1905 progettò un monumento funebre per il suo maestro Vanni, appena scomparso. Negli anni successivi, la sua attività espositiva si infittì: oltre alle rassegne annuali della Società degli amatori e cultori, dove espose con regolare cadenza dagli inizi del secolo fino al 1928, la M. propose i suoi lavori anche in rassegne in altre città italiane (Milano: 1906, 1910; Napoli: 1911); inoltre, divenuta socia nel 1909 dell’Associazione degli acquerellisti, iniziò a prendere parte in modo regolare a tutte le mostre del gruppo. Con la partecipazione nel 1911 all’Esposizione internazionale di Roma, dove la M. presentò Sorrisi di bimbi, opera esemplificativa della sua ricca produzione dedicata al mondo dell’infanzia, si aprì per lei un periodo particolarmente intenso, che segnò, forse, l’apice della sua affermazione come pittrice. Nel 1912 fu fra i partecipanti, insieme con V. Pica, A. Noci, E. Ferrari e altri, al pranzo offerto in onore di A. Rodin, a Roma per ricevere le chiavi della città dal sindaco E. Nathan. L’anno successivo, insieme con altre personalità dell’ambiente artistico romano, quali G. Prini, C.E. Oppo e E. Lionne, prese parte alle celebrazioni per l’inaugurazione della fontana dell’anfora di A. Cataldi; nello stesso anno quattro suoi pastelli esposti nella LXXXII Esposizione della società degli amatori e cultori (Figura di bimba, Acquaiolo di Napoli, Figura ritratto di donna, Giocando) furono acquistati dal Comune di Roma e attualmente sono conservati nella Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea di Roma.
Affermatasi soprattutto come ritrattista e sensibile interprete del mondo dell’infanzia, negli anni della sua maturità artistica la M. continuò a privilegiare questi temi (Mia sorella, Autoritratto, 1906 e 1915: entrambi Roma, collezione privata, ripr. in Pancotto, 2001, pp. 19, 35; Ritratto del padre con il nipote Edoardo, 1908: Ibid., collezione Di Veroli; Tenerezze, ripr. in La Donna, p. 13), ritraendo spesso anche personaggi del mondo dell’arte e della cultura, come testimoniato dai titoli di alcuni dei suoi oli e pastelli, oggi per lo più dispersi (Ritratto del baritono G. De Luca, Ritratto di P. Vanni, Grazia Deledda e i suoi bambini). A tale produzione, in parte originata da committenze private, spesso «avvitata su binari mediamente tradizionali, a volte sfiorati da rischiosi accenni accademici» e «soffocati da qualche richiamo sentimentale di troppo» (Pancotto, 2001, pp. 9 s.), sono da accostare le diverse opere in cui la M., invece, si mostrò sensibile a un linguaggio più sintetico e moderno, con esiti non lontani da certa produzione di C. Innocenti, Noci, Lionne, quali, per esempio Danzatrice (1913: ibid., p. 5) o Giocando, uno dei pastelli acquistati nel 1913 dal Comune di Roma, caratterizzato da un ardito impianto spaziale, da un’esecuzione rapida e sintetica, e da una tessitura cromatica per sottili filamenti che accentua la vibrazione della materia pittorica.
Nel 1914 la M. si recò in Crimea, come assistente volontaria nella missione italiana promossa dal ministero della Pubblica Istruzione per osservare e studiare l’eclissi di sole del 21 agosto. Del viaggio – condiviso con P. Mengarini, a cui la M. era legata da un’affettuosa amicizia, e sua figlia Fausta Vittoria – rimangono appunti, schizzi a matita e vari pastelli, quali, per esempio, Impressioni di viaggio a Costantinopoli (ripr. in Vallet, p. 72). Al suo ritorno la M. riprese a lavorare, rimanendo fedele alla cifra stilistica di sempre e al consueto repertorio di soggetti: ritratti, scene con bambini, paesaggi e, più sporadicamente, nature morte con fiori. Parallelamente si dedicò anche all’insegnamento, tenendo nel proprio studio corsi di pittura per adulti e per bambini. Negli anni successivi al primo conflitto mondiale, e per tutto il corso del terzo decennio del Novecento, la M. continuò a proporre la sua produzione, oltre che in alcune rassegne minori (Palermo 1917, 1918), soprattutto nelle varie edizioni della Società degli amatori e cultori. Nel 1921 partecipò alla I Biennale romana, dove espose un ritratto a pastello di Amalia Baccelli e, alla fine del decennio, alle prime due edizioni delle Sindacali laziali (Roma 1929, 1930). A partire da quel momento la sua attività espositiva si interruppe bruscamente, non essendo documentate ulteriori sue partecipazioni a rassegne. La M. continuò, tuttavia, a dipingere, cimentandosi anche in nuove tecniche, quali la miniatura su ceramica, realizzando, fra il 1930 e il 1931, i ritratti di alcuni membri della famiglia Cecchini, destinati al loro monumento funebre nel cimitero del Verano. Da quel momento in poi si dedicò soprattutto a ritrarre amici e familiari; in questa tarda produzione, totalmente inedita, si collocano anche alcuni paesaggi, caratterizzati da un linguaggio più libero e cromaticamente acceso. Pochi gli accadimenti di rilievo di quest’ultimo periodo della vita della M., come sempre condivisi con la sorella Olga, a cui continuò a essere legatissima sino alla morte. Durante il periodo bellico, le sorelle Modigliani furono costrette a lasciare la propria abitazione per sfuggire alle persecuzioni razziali, trovando rifugio, tra l’ottobre 1943 e il giugno 1944, presso un’amica e quindi in un convento di religiose. Alla fine del decennio si stabilirono in un nuovo appartamento a Roma, in via delle Fornaci, recandosi spesso per brevi soggiorni a Grottaferrata, dove avevano acquistato un monolocale.
La M. morì a Roma il 26 genn. 1959.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio L. Di Veroli; Ibid., Archivio C. Modigliani; A. Labbati, C. e Olga Modigliani, in La Donna (Torino), agosto 1912, pp. 11-13; G. Castelli, Nello studio di una pittrice (Impressioni di un profano), in La Provincia di Padova, 11 apr. 1912, pp. 1 s.; B. Vallet, C. M, in Vita d’arte, X (1917), pp. 70-76; C. M., in R. Mammuccari, Acquarellisti romani dell’Ottocento, Latina 1993, p. 183; L. S., Olga e C. Modigliani, in Il Portavoce, XXVI (2000), 4, pp. 12 s.; P.P. Pancotto, C. e Olga Modigliani, Roma 2001; Id., Artiste a Roma nella prima metà del ’900, Roma 2006, pp. 228 e passim.