Vedi CORINTO dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CORINTO (v. vol. II, p. 839 e S 1970, p. 261)
Nuovi scavi nel centro della città romana e a E del teatro di C. hanno accresciuto la conoscenza e, in qualche modo, hanno ampliato anche la nostra comprensione della struttura della città greca e di quella romana. Il foro della Colonia Laus Iulia Corinthiensis, costruito dai Romani nell'avvallamento a S del crinale sul quale si erge il tempio arcaico di Apollo, non è più considerato come il centro della città greca distrutta nel 146 a.C. È ipotizzabile che l’agorà greca si trovi lungo il lato Ν del crinale del Tempio di Apollo, in un'area ancora non scavata e lievemente distanziata a E rispetto al teatro antico.
Un tempio in pietra con tetto coperto di tegole esisteva sul crinale ove sorge il Tempio di Apollo dalla fine del primo quarto del VII sec. a.C. Esso fu apparentemente distrutto dal fuoco e rimpiazzato dal tempio attualmente visibile, la cui costruzione dovrebbe essere collocata tra il 560 e il 540 a.C.
Tra gli argomenti addotti come prova del fatto che l'avvallamento a S del crinale del Tempio di Apollo non fu mai il sito dell’agorà di età classica di C., c'è il fatto che nessun edificio pubblico di età classica, appropriato a una utilizzazione nell'ambito dell'amministrazione civica, è stato mai identificato in quella zona. Nessuna stoà vi fu eretta prima dell'età ellenistica, né sono stati identificati tribunali, archivi, pubblici uffici o santuari delle divinità olimpiche; d'altra parte non sono state trovate neanche testimonianze epigrafiche a sostegno dell'identificazione come agorà. Molti dei templi nell'area possono invece essere associati a eroi ed eroine locali. Si conservano le due fasi d'impianto di una pista che presentano la linea di partenza, apparentemente per corse con le torce, forse in onore di Hellotes (Pind., Ol., XIII), e un témenos sacro, forse dedicato a Kotyto, con attività focalizzate intorno a un piccolo ambiente sopra una sorgente; altri due heròa più piccoli sono stati identificati all'interno dell'area. Un complesso appartenente a un mercante del VI sec. a.C. è stato trovato immediatamente a E del Tempio di Apollo; un altro, del V sec. a.C., è stato identificato all'estremità SO del foro. In questo caso, il mercante proprietario si occupava del commercio di vini da Chio e da Mende e di pesce essiccato dal Marocco: è probabile che i suoi affari fossero terminati durante la guerra del Peloponneso. Presso la casa del mercante di pesce e di vino esiste un complesso chiamato Terme del Centauro che fu edificato nell'ultimo quarto del V sec. a.C.; i suoi resti includono una fornace per il riscaldamento dell'acqua e una stanza da bagno con una pavimentazione a mosaico figurato di ciottoli.
Un cambiamento radicale avvenne nell'ultimo terzo del IV sec. a.C., forse in seguito a un terremoto. La stoà S fu costruita in quel periodo, forse come luogo di accoglienza per i delegati della Lega di Corinto, un congresso organizzato da Filippo il Macedone che si riuniva presso il Santuario di Posidone sull'Istmo. Una possibile interpretazione alternativa per la stoà, è che questo edificio, estremamente lungo, fosse destinato ad attività commerciali che si svolgevano sui due piani.
Principi della progettazione romana e pianificazione urbanistica sono basilari per la città di C. dopo la sua rifondazione nel 44 a.C. come Colonia Laus Iulia Corinthiensis, quando fu apparentemente impostata con una planimetria organizzata all'interno di una griglia stradale regolare. Il cardo massimo sembra corrispondere alla strada per il Lechàion, che inizia dal porto e si dirige a S per entrare nel foro immediatamente a Ν dei rostra pubblici. Vicino al foro la strada è fiancheggiata sia da un colonnato che da un marciapiede. L'entrata della carreggiata nel foro era sottolineata da un arco, decorato, in una delle sue fasi più tarde, con rilievi di trofei e prigionieri. A c.a 230-300 m a Ν del foro, sul lato orientale della via per il Lechàion, è situato un monumentale impianto termale romano, parzialmente scavato. Il cortile O di quest'ultimo presenta un'elaborata facciata, a due piani con colonne, che fu aggiunta in età antonina.
Il foro non si inserisce bene nella griglia urbanistica della città romana perché il suo orientamento fu determinato da strutture greche preesistenti, ricostruite e modificate dai nuovi abitanti per risolvere le necessità immediate della nuova colonia. Ciò si può notare specialmente per quanto riguarda la stoà S e il tempio arcaico di Apollo. Sebbene i Romani rispettassero il tempio, essi rimossero le colonne che erano nell'interno e forse ne modificarono l'orientamento con la fronte a O. Circondarono il tempio con un colonnato e all'estremità O del foro eressero una fila di templi del tipo romano su podio; nessuno di questi templi ha antecedenti greci. Una nuova identificazione delle strutture suggerisce che quella collocata nella parte più meridionale del gruppo, il tempio F, fosse dedicata a Venere, mentre quella contigua a N, ad Apollo. Su un'area elevata a O del gruppo di templi su podio è collocato il più grande tempio romano finora scoperto all'interno della città. Esistono due varianti interpretative riguardo a questo tempio: il Capitolium della colonia, o la sede del culto imperiale. Il suo témenos e le stoài circostanti furono erette in un primo momento durante il periodo tardo augusteo o pochissimo tempo dopo. Il témenos fu poi notevolmente ampliato, forse alla fine del II sec. d.C.
Scavi e ricerche intorno al teatro hanno fatto ipotizzare che il teatro del periodo greco sia stato ampliato nello stesso tardo IV sec. a.C. Esso fu ricostruito e alterato durante il I sec. d.C.; alla fine del regno di Adriano o all'inizio di quello di Antonino Pio, fu riprogettato con una nuova cavea e una frons scaenae decorata in maniera elaborata. Edifici piuttosto modesti, includenti strutture che servivano il teatro, sono stati scavati sul lato orientale del teatro stesso. Qui sono stati anche recuperati numerosi affreschi murali in stato frammentario che illustrano lo stile pittorico locale dall'inizio del sec. d.C. fino al tardo II sec. d.C. Si conoscono alcuni santuari al di fuori del centro della città. Il Santuario di Afrodite fu costruito sull'Acrocorinto nel periodo protogeometrico e fu rinnovato dai Romani sullo stesso sito; quello di Demetra, sulle pendici settentrionali dell'Acrocorinto, venne fondato in età arcaica sul sito di una piccola struttura micenea e quindi ricostruito dai Romani, ma senza i molti edifici per ristorazione che erano una speciale caratteristica di questo santuario durante la fase greca. L’Asklepièion fu costruito sopra un più antico tempio di Apollo. I Romani ridussero l'ampiezza di questo santuario edificando un vasto ginnasio lungo il suo lato meridionale.
Per quanto riguarda il periodo che va dal tardo VI sec. fino all'VIII sec. d.C., i resti archeologici relativi alla città di C. sono scarsi.
Il sito è ricco comunque nelle sue collezioni di ceramica e numismatica di età bizantina e franca.
Bibl.: Rapporti di scavo su Hesperia dal 1969. Per la serie di volumi sugli scavi condotti dall'Istituto Archeologico Americano e pubblicati dalla Princeton University sono da aggiungere: D. A. Amyx, P. Lawrence, Corinth, VII, 2. Archaic Corinthian Pottery and the Anaploga Well, Princeton (N.J.) 1975; G. R. Edwards, Corinth, VII, 3. Corinthian Hellenistic Pottery, Princeton 1975; H. Sharon, Corinth, VII, 4. The Red-Figured Pottery, Princeton 1977; M. C. Sturgeon, Corinth, IX, 2. Sculpture: the Reliefs from the Theater, Princeton 1977; J· C. Biers, Corinth, XVII. The Great Bath on the Lechaion Road, Princeton 1985; E. G. Pemberton, Corinth, XVIII, 1. The Sanctuary of Demeter and Kore: the Greek Pottery, Princeton 1989; K. W. Slane, Corinth, XVIII, 2. The Sanctuary of Demeter and Kore: the Roman Pottery and Lamps, Princeton 1990. Si vedano inoltre: H. S. Robinson, Temple Hill, Corinth, in U. Jantzen (ed.), Neue Forschungen in griechischen Heiligtümern, Tubinga 1976, p. 239 ss.; J. Wiseman, The Land of the Ancient Corinthians (Studies in Mediterranean Archaeology, L), Göteborg 1978; id., Rome and Corinth I: 228 B.C.-A.D. 269, in ANRW, II, 7,1, 1979, pp. 438-548; C. K. Williams II, A Survey of Pottery from Corinth from 730 to 600 B.C., in ASAtene, n.s. XLIII, 1981, pp. 139-155; id., The Early Urbanization of Corinth, ibid., n.s., XLIV, 1982, pp. 9-20; J. B. Salmon, Wealthy Corinth, a History of the City to 338 B.C., Oxford 1984; M. A. Del Chiaro (ed.), Corinthiaca. Studies in Honor of Darteli A. Amyx, Columbia 1986; C. K. Williams II, The Refounding of Corinth: Some Roman Religious Attitudes, in S. Macready, F. H. Thompson (ed.), Roman Architecture in the Greek World, Londra 1987, p. 26 ss.; M. Amandry, Le monnayage des duovirs corinthiens (BCH, Suppl. XV), Parigi 1988; M. H. Walbank, Pausanias, Octavia and Temple E at Corinth, in BSA, LXXXIV, 1989, pp. 361-394.