CORIONEPITELIOMA
. È un tumore dotato di spiccata malignità, che si può verificare nella donna che ha partorito, e che ha origine da elementi dell'uovo, e precisamente dal rivestimento epiteliale dei villi della placenta. Tiene perciò un posto speciale in patologia, in quanto rappresenterebbe un tumore materno originato da elementi fetali. Il nome di corionepitelioma fu proposto da Marchand nel 1895; la malattia era già nota per una prima osservazione di Saenger nel 1888, ma specialmente per i lavori di Pestalozza che nel 1891 ne delineò il quadro clinico e che per il primo intuì la possibilità d'un tumore materno d'origine fetale.
Può comparire dopo un parto a termine, dopo un aborto, ma più spesso dopo il parto d'una mola vescicolare. Su una statistica di 214 casi di corionepitelioma il precedente della mola figura 107 volte.
Il quadro clinico della malattia è rappresentato da metrorragie che tengono dietro in modo più o meno immediato a un parto, a un aborto, o alla espulsione d'una mola vescicolare. Segue un aumento modico di volume dell'utero per lo sviluppo, a livello della mucosa, d'un tumore che rapidamente si ulcera. Poco dopo si manifestano con estrema rapidità i segni dell'avvenuta generalizzazione del male, con la comparsa di nodi metastatici per lo più in vagina e nei polmoni. In questo stadio la donna viene a soccombere, o per emorragie dai nodi ulcerati, o per infezioni secondarie. Al tavolo anatomico, oltre al tumore nell'utero e ai nodi in vagina e nei polmoni, si possono trovare metastasi in molti altri organi e specialmente nel cervello e nel fegato.
La prognosi si può dire costantemente infausta, se non intervenga in tempo una cura operativa prima che si siano verificate le metastasi.
Lo studio di questa singolare malattia ebbe una grande influenza sull'evoluzione delle conoscenze di biologia ostetrica, perché insegnò a conoscere la possibilità che elementi dell'uovo potessero essere il punto di partenza di malattie della donna e aprì la via all'interpretazione d'altri capitoli della patologia ostetrica, dove si osserva la presenza d'elementi ovulari, o di sostanze d'origine ovulare nel sangue circolante della donna (eclampsia).