CORLEONE (A. T., 27-28-29)
Città della Sicilia centrale, nella provincia di Palermo. È situata in una posizione molto pittoresca nell'alta valle del Belice, a 10 km. a SO. del M. Busambra, a 594 m. s. m.; conta 14.885 ab., mentre il vasto suo comune (kmq. 229,07) ne annovera 15.329. Centro agricolo, Corleone vive del prodotto delle sue terre arative e dei suoi pascoli che alimentano notevole quantità di bestiame. Una ferrovia a scartamento ridotto congiunge Corleone a Palermo (68 km.); a S. di Corleone prosegue per S. Carlo e S. Margherita di Belice (km. 65).
Storia. - Da fonte araba apprendiamo l'esistenza e il nome del castrum Qurliyùn verso l'840, e può dedursi che esso risalga ai Bizantini. Ruggero II fin dal 1079 ne fece un centro strategico; e non è improbabile che a lui si debba la via exercitus che congiungeva il castrum a Palermo. Nel 1177-1184 Guglielmo II la donò tam in demanio quam in servitio al nuovo vescovado di Monreale. Tornata al demanio regio, dopo la rivolta del 1208, Federico II la concedette nel 1237 a Oddone di Camerana e ai Lombardi venuti a fondare una nuova colonia. Da allora una grande attività agricola si sviluppò in quel territorio; la popolazione crebbe nella città e conquistò grande agiatezza. Scoppiata la rivoluzione del Vespro, Corleone fu la prima ad allearsi con Palermo. Decadde, però, nei secoli XIV e XV per il malgoverno aragonese. Re Alfonso nel 1437 la vendette a Federico Ventimiglia, dal quale essa si riscattò nel 1447. Le sue sorti parvero migliorare nel sec. XVI, quando il comune comprò "il diritto di mero e misto impero sulla città e territorio"; ma Filippo IV due volte, nel 1626 e nel 1651, vendette la città, e due volte il consiglio civico ricomprò e riacquistò le sue franchige, che furono mantenute sempre anche sotto i Borboni.
Bibl.: V. Amico, Dizionario topografico di Sicilia, trad. di G. Di Marzo, Palermo 1855, I, p. 354 seg.; R. Starrabba e L. Tirrito, Assise e consuetudini della terra di Corleone, in Doc. per servire alla storia di Sicilia, s. 2ª, I, palermo 1880, 1882, fasc. 2° e 3°, p. 107 seg.