ADELKIND, Cornelio (Yiśrā'ēl ben Bārūk)
Di famiglia ebrea, rifugiatasi dalla nativa Germania a Padova, dove il padre Bārūk fu levita; indi passata a Venezia. Dal 1519 almeno, volse la conoscenza che aveva della lingua ebraica al lavoro librario nell'ambiente cosmopolita della tipografia di Daniele Bomberg, che, venuto nel 1515 da Anversa, fu pioniere e per vent'anni operosissimo promotore della stampa ebraica in Venezia. Egli si associò l'A. (col figlio Daniele), il cui nome figura in alcune delle belle opere da lui curate. L'A., che forse aveva prima lavorato per Aldo Manuzio (e che aggiunse al proprio il nome Cornelio in omaggio al capostipite della famiglia Bomberg, cristiana), colto, valentissimo correttore e compositore, accrebbe prestigio al lavoro del Bomberg. Negli anni 1517-18 uscì in quattro superbi volumi la prima Bibbia rabbinica, la Mikrā'ot gedolot,testo originale accompagnato dalla traduzione aramaica. Ad altra maggiore impresa poi collaborò l'A., l'edizione completa del Talmud babilonese (1520-23), dove la disposizione da lui data al testo e ai vari commenti è stata mantenuta immutata sino a oggi, e vigilò anche sulla stampa della seconda e terza edizione. Solo invece appare il suo nome in pubblicazioni del 1524, 1525, 1527, 1528 e 1529. Pur non interrompendo i rapporti con lo stabilimento Bomberg, l'A. nel 1544 sorvegliò l'officina dei fratelli Farri, che soltanto in quell'anno produssero libri ebraici: tra gli altri, l'edizione del commento al Pentateuco di Bahyā ben Āshēr.
Nell'anno successivo prestò la sua opera, avendo a socio Meir Parenzo, uno dei principali collaboratori del Bomberg, a una ambiziosa intrapresa del patrizio Marco Antonio Giustiniani, che fondava una stamperia ebraica vicino a Rialto, valendosi degli operai e del materiale della stamperia Farri e assicurandosi il monopolio delle pubblicazioni ebraiche nel territorio veneto.
Forse l'A. dal 1546 al 1552 ebbe tipografia propria, perché Mibḥzar ha-penīnīmdi Shëlōmōh Ibn Gĕbīrōl del 1546 e la ristampa di un libro di preghiere di rito tedesco portano il solo suo nome. Dal 1553 al 1555 si trova a Sabbioneta (Mantova) a dirigere la stamperia fondata nel 1551 dal ricco ebreo Tobia Foà, stampando per lui, tra l'altro, il Pentateuco e Megillot e Haftārot e Moreh nebūkīm(Guida dei perplessi) di Maimonide, in ebraico dall'originale arabo, che forse aveva tentato senza successo di stampare a Venezia. Non è improbabile che avesse lasciato la città, chiamato dal Foà, in seguito al decreto di papa Giulio III (12 ag. 1553), che proibiva la stampa dei libri ebraici, divieto che anche a Venezia ebbe validità da un decreto del Consiglio dei Dieci, mentre la vigilanza a Mantova era, allora, minore. Si continuava così la tradizione di stampa ebraica che per Mantova risaliva al 1476. Alcune edizioni dell'A. sono rare, come del resto tante edizioni ebraiche.
Tipografo fu anche un altro fratello di Cornelio; e forse più di uno, dai nomi sconosciuti.
Del figlio suo Daniele, che ricevette questo nome in onore di Daniele Bomberg, poco si sa. Da prima lavorava col padre; poi, nel 1550, presso il Giustiniani, curò la stampa della traduzione in ebraico dell'opera di Maimonide Millot ha-higgāyon;poi ancora ebbe tipografia propria, dalla quale uscirono quattro opere almeno, a quanto sappiamo, di cui una veniva offerta in dono al padre.
Bibl.: G. B. De Rossi, Annali ebreo-tipografici di Sabbioneta, Parma 1780, pp. 13-17, 30, 31; Id., Annales hebraeo-typographici ab anno MDI ad MDXL, Parmae 1799, nn. 73, 96, 155,157, 159, 176, 182, 188, 194, 268; M. Steinschneider, Catalogus librorum hebraeorum in Bibliotheca Bodleiana,Berolini 1852-60, coll. 2834-2835; A. Freiman, Daniel Bomberg und seine hebräische Druckerei in Venedig, in Zeitschrift für hebräische Bibliographie, X (1906), pp. 35, 36; D. W. Amram, The makers of hebrew books in Italy, Philadelphia 1909, cfr. indice; E. Pastorello, Tipografi, editori librai a Venezia nel sec. XVI, Firenze 1924, n. 61; C. Roth, Gli Ebrei a Venezia, Roma 1933, pp. 288-293; F. Ascarelli, La tipografia cinquecentina italiana, Firenze 1953, pp. 91, 182, 200; The Yewish Encvclopedia,I, p. 189; Encyclopedia Judaica, I, coll. 850-851.