GHIRARDELLI, Cornelio
Nacque a Bologna, presumibilmente nella seconda metà del secolo XVI. Fra le scarse notizie sulla vita del G., sicura è la sua appartenenza all'Ordine dei francescani minoriti, inizialmente messa in dubbio da G. Fantuzzi, che riteneva, seppur a torto (come poi ammise nel IX volume), poco congruo quello stato con gli spiccati interessi magico-astrologici del Ghirardelli.
Tale interesse, che non mancò di investire anche il campo medico, come testimonia l'opera intitolata Discorso astrologico sopra l'anno 1630…, contenente un'appendice dedicata a questioni mediche, sfociò infatti in una nutrita serie di trattati e opuscoli di diverso impegno, pubblicati dal 1621 al 1634. Fra questi è rilevante uno dei primi, ovvero il Discorso sull'eclisse di sole del 21 maggio 1621.
L'opuscolo è dedicato al bolognese Lorenzo Campeggi, allora governatore di Ancona, e personaggio di spicco nella Curia pontificia. Sui rapporti del G. con figure di rilevanza istituzionale è da ricordare Il pellegrino, del 1621, in cui è inclusa un'epistola dedicatoria, indirizzata al cardinale Roberto Ubaldini, legato di Bologna.
Grazie ai suoi interessi di carattere astronomico-astrologico il G., come lui stesso ricorda nella Cefalogia, divenne membro, col nome di Sollevato, dell'Accademia dei Vespertini, sorta a Bologna nel 1624. Nelle riunioni dell'accademia - che prendeva il nome dal fatto che i membri si riunivano dopo l'imbrunire, a casa di Ovidio Montalbani -, si discuteva di astrologia, astronomia e matematica. Oltre a Montalbani e al G. ne facevano parte anche Carlo Antonio Manzini e il matematico Achille Muratori.
Il 12 apr. 1630 il G., con breve pontificio di Urbano VIII, fu nominato pater provinciae Venetae.
Nella nutrita serie di opere del G., senza dubbio il trattato più importante e impegnativo è la Cefalogia fisonomica. Come lo stesso G. racconta, il progetto iniziale prevedeva che l'opera fosse destinata esclusivamente alla circolazione interna all'Accademia dei Vespertini. Dopo varie pressioni, fu presa però la decisione di darla alle stampe e uscì a Bologna nel 1630 e con l'imprimatur di Girolamo Onofrio, professore all'Università di Bologna dal 1613 al 1639 e consultor Inquisitionis al servizio dell'inquisitore Paolo de Garrexio.
La presenza di G. Onofrio era opportuna garanzia, in un momento di crescente diffidenza da parte delle autorità religiose verso le arti divinatorie che, come è noto, sfocerà nella condanna ufficiale con il motu proprio di Urbano VIII del 1631. D'altro canto, come è stato rilevato da G. Aquilecchia, il G. si muoveva in tale ambito con ben dosata cautela riguardo agli aspetti più rischiosi della tradizione fisiognomica, dichiarandosi per esempio del tutto contrario a dare fondamento filosofico all'arte metoposcopica, ovvero il trarre presagi dai segni del viso, guardata con particolare sospetto dal S. Uffizio.
L'opera è un corposo volume in quarto, di circa seicento pagine, suddiviso in dieci deche. Ogni deca, a sua volta divisa in dieci discorsi, è dedicata a un carattere fisiognomonico della testa (nell'ordine: capelli, fronte, sopracciglia, occhi, naso, bocca, mento, orecchie, faccia, capo). Ogni discorso rispetta una precisa struttura: dapprima il ritratto della testa seguito da un sonetto, poi il Discorso del G. medesimo, il Parere de' scrittori, infine l'Additione a cura di un membro dell'Accademia dei Vespertini, identificato con lo pseudonimo di Inquieto, presentato come "singolarissimo amico". L'ultimo discorso di ogni deca è dedicato a un tipo fisiognomonico femminile. L'opera è altresì un'eloquente testimonianza delle vaste letture e della non disprezzabile rete di contatti culturali intessuta dal Ghirardelli. Gli autori della classicità greca e latina sono fittamente presenti, e continuo è il rimando ad Aristotele (soprattutto per il De physiognomia, che gli è attribuito), a Polemone, Michele Scoto, Alberto Magno, Girolamo Cardano, Luca Gaurico, Paolo Pincio, Giovan Battista Della Porta, Angelo Ingegneri, Guglielmo Gratarol, e anche ad autori moderni non di ambito scientifico, come Torquato Tasso e Gabriele Paleotti. I rapporti con la res publica litteraria contemporanea sono ben documentati dall'ampio ventaglio dei sonetti gratulatori inclusi nell'opera.
A testimonianza della discreta fortuna goduta dall'opera sta la ristampa del 1676, a Bologna e la sua presenza in opere seriori ascrivibili al genere, come l'Anthropometria di Johann Sigismund Elsholtz.
Il G. morì a Bologna il 31 luglio 1637.
Opere (tutte stampate a Bologna): Discorso overo Consideratione sopra la notabile eclisse del Sole, qual havrà à succedere alli 21 di maggio del presente anno MDCXXI…, 1621; Il pellegrino, discorso sacro…, 1621; Osservationi astrologiche intorno alle varie mutationi de i tempi, e d'altri maravigliosi accidenti…, 1622; Discorso giudiziario delle mutationi de' tempi, 1623; L'anno bisestile MDCXXIII…, 1624; Discorso astrologico sopra l'anno 1626…, 1626; Discorso astrologico sopra l'anno MDCXXX…, 1630; Cefalogia fisonomica divisa in dieci deche…, 1630 (rist. 1676); Partimento delle quattro stagioni del presente anno 1634, astrologicamente dedotto dalle cause celesti…, 1634; Schola Seraphica…, 1634.
Fonti e Bibl.: G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bononia 1781, p. 26; IV, ibid. 1784, pp. 138 s.; IX, ibid. 1794, p. 128; M. Medici, Memorie storiche intorno le Accademie scientifiche e letterarie della città di Bologna, Bologna 1852, p. 12; P. Riccardi, Biblioteca matematica italiana, I, Modena 1870, parte I, coll. 595 s.; Appendice; II, Parma 1878-93, parte I, p. 38; G. [Picconi] da Cantalupo, Cenni biografici sugli uomini illustri della provincia francescana di Bologna, I, Parma 1894, pp. 367-371; Annales minorum…, XXVII, continuati da A. Chiappini, pp. 307, 342, 561; Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum S. Francisci…, Romae 1936, pt. III, p. 304; L. Thorndike, History of magic and experimental science, New York 1958, VII, p. 118; VIII, pp. 454 s., 464; G. Aquilecchia, "In facie prudentis relucet sapientia". Appunti sulla letteratura metoposcopica tra Cinque e Seicento, in Giovan Battista Della Porta nell'Europa del suo tempo, Napoli 1990, pp. 225 s.