VITELLI, Cornelio
– Nacque a Cortona intorno alla metà del XV secolo. Non si hanno notizie sulla sua famiglia. Studiò a Bologna e a Roma con Francesco Filelfo e Domizio Calderini intorno al 1470; non ha conferma la notizia, trasmessa da Apostolo Zeno, che fu membro dell’Accademia romana di Pomponio Leto.
Le prime notizie documentate informano che prese parte alle dispute filologiche che seguirono l’edizione a Roma della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, nel 1470 (IGI 7879, BMC IV 9, HC 13088, ISTC ip00787000), a opera di Giovanni Andrea Bussi, vescovo di Aleria, per i tipi di Konrad Sweynheym e Arnold Pannartz, accusata da molti umanisti, a partire da Niccolò Perotti e Giorgio Merula, di essere piena di gravi errori. Tra il 1472 e il 1473 Vitelli scrisse un’epistola a Partenio Benacense (Bartolomeo Partenio di Salò) in cui, a sua volta, enumerava e analizzava gli errori contenuti nel commento del proemio della Naturalis historia di Plinio indirizzato da Perotti a Francesco Guarnieri. Entrambi i testi (l’epistola di Perotti a Guarnieri con il commento a Plinio e quella di Vitelli a Partenio Benacense) vennero pubblicati insieme nel 1482 a Venezia (IGI 7418, HR 12708, ISTC ip00287500).
Nel 1474 scrisse per Federico da Montefeltro un epigramma contenente reminiscenze di Ovidio e Marziale, che fu inserito in una raccolta di analoghi elogi del duca datata al 1475 (ms. Urb. lat. 1193, c. 117v). Probabilmente Vitelli sperava di poter essere assunto come tutore del figlio di Federico, Guidubaldo, ma le sue aspettative rimasero disattese. Pochi anni dopo, il 1° aprile 1478, Vitelli tenne l’orazione funebre in onore di Angela, moglie del patrizio padovano Paolo Leoni (Padova, Museo civico, B.P. 515, IV); l’orazione contiene la notizia che Vitelli era allora precettore del figlio di Leoni, Pietro.
A partire dal 1481 fu insegnante privato a Venezia e probabilmente diede anche letture a Padova e forse nella stessa Venezia. Agli anni 1481-82 risale la pubblicazione di una nuova opera polemica: l’epistola In defensionem Plinii et Domitii Calderini contra Georgium Merulam ad Hermolaum Barbarum, stampata a Venezia da Battista Torti (IGI 10344, BMC V 321, H 4243, ISTC iv00305000), in cui Vitelli critica duramente Giorgio Merula. Con quest’opera fu pubblicato anche il trattato erudito di Vitelli dal titolo De dierum, mensium annorumque observatione ad Pyladem Brixiensem.
Sappiamo che la Defensio di Vitelli provocò la reazione di un altro studioso, Paolo Romuleo (o Ròmoli), che nel 1482 stampò a Venezia un’apologia di Merula nota con il titolo Apologia pro Georgio Merula adversus Cornelium Vitellium e dedicata a Pietro Dandolo, primicerio di S. Marco (Venezia, 14 novembre 1482; IGI 8437, BMC V 360, H 13966, ISTC ir00318000).
Dal maggio del 1483 Vitelli subentrò a Merula nell’incarico di lettore e professore di retorica presso la Repubblica di Venezia, come si legge nei verbali del governo contenuti nell’Archivio di Stato di Venezia (Notatorio di Collegio, Reg. 13, c. 30r, segnatura antica 21, nota del 6 maggio 1483). Era obbligato a dare due letture al giorno, che erano pubbliche ed erano tenute nell’Ospitaletto, vicino al campanile di piazza S. Marco. Verso la fine del 1484 l’incarico passò a Giorgio Valla.
A questa data, forse perché motivato dalla ricerca di una posizione più stabile e meglio pagata, Vitelli decise di trasferirsi all’estero e si spostò da Venezia a Oxford, dove fu praelector al New College per due anni, durante i quali insegnò latino e greco. Conquistò una discreta popolarità, come dimostra una lettura in latino legata all’orazione inaugurale dei suoi corsi e il discorso di risposta tenuto pubblicamente nel 1486 da Thomas Chaundler, ex cancelliere dell’Università e in quel frangente decano a Hereford.
A questo arrivo di Vitelli in Inghilterra si deve collegare probabilmente la diffusione della grammatica greca di Teodoro Gaza: la prima copia a opera del copista Ioannis Serbopoulos risale infatti proprio al novembre del 1484 e la produzione e diffusione di altri esemplari sul territorio inglese continuò fino al 1494. Sempre a Vitelli in questo periodo si devono le prime lezioni impartite a Thomas Linacre e a William Grocyn, prima che quest’ultimo partisse per l’Italia per perfezionare i propri studi presso Angelo Poliziano e Demetrio Calcondila, e probabilmente Vitelli fu anche il primo a divulgare in Inghilterra la filologia dedicata al testo di Plinio.
Non si sa molto del periodo immediatamente successivo, durante il quale Vitelli diede un corso di letture (dal 1° febbraio 1487) all’Università di Lovanio al posto di Ludovico Bruno. In questi anni egli cercò un patronato presso la corte borgognona, proponendosi come tutore di Filippo il Bello, figlio di Massimiliano I, con lettere accompagnate a poesie dedicate al giovane principe e al suo maestro François de Busleyden d’Arlon, dedicò anche due distici latini al carmelitano Arnold de Bost, che era in contatto con importanti umanisti come Ermolao Barbaro e Robert Gaguin.
Nel 1488 si spostò a Parigi, dove avevano già insegnato (dal 1457 al 1459) Gregorio Tifernate e il suo allievo Gaguin. Qui Vitelli incontrò altri due umanisti, Gerolamo Balbi e Fausto Andrelini, con cui iniziò un rapporto intellettuale alquanto contrastato. Inizialmente la relazione con Balbi fu buona, dal momento che quest’ultimo cercò di ingraziarsi Vitelli con degli epigrammi lusinghieri al fine di portarlo dalla sua parte contro Andrelini; successivamente, però, quando Andrelini rispose agli attacchi dei due con delle pungenti elegie pubblicate nei suoi Amores (1490) e nelle Elegiae (1494), con un brusco voltafaccia, anche Balbi smise di essere favorevole a Vitelli e con il suo collega si scagliò contro di lui con vari scritti.
Questa vicenda complicò l’esistenza di Vitelli a Parigi: l’unico a difenderlo e a confortarlo con i suoi versi fu Gaguin, che divenne suo protettore, ma senza grandi successi, se Vitelli decise di lasciare Parigi nel 1489 o nel 1490 per tornare in Inghilterra, precisamente a Londra, dove aveva già contatti e dove incontrò due nuovi umanisti, Giovanni Gigli e Pietro Carmeliano. L’occasione per centrare l’obiettivo di essere chiamato alla corte di Enrico VII si presentò nel 1489, quando Gaguin, l’antico protettore parigino di Vitelli, arrivò a Londra come ambasciatore del re di Francia Carlo VIII per trattare il problema irrisolto del Ducato di Bretagna, rivendicato da entrambi i sovrani. Il fallimento di questa e di una successiva trattativa (la questione fu risolta con la pace di Étaples del novembre del 1492, già anticipata dal matrimonio tra Carlo VIII e la duchessa di Bretagna) irritò Gaguin che scrisse e divulgò un suo epigramma Contra Anglos, in cui criticava aspramente Enrico VII.
Questo diede l’opportunità ai poeti della corte inglese di replicare, e tra di loro si inserì anche Vitelli, sempre alla ricerca di una notazione dall’alto: la notizia della sua partecipazione al coro di critiche contro Gaguin è data da Bernard André, storico ufficiale di Enrico VII, che cita i primi due versi dell’epigramma composto da Vitelli, con questa nota: «Taceo facundissimi oratoris Corneli Vitellii in eundem mordacissimum epigramma, cuius est principium» (B. André, Vita Henrici Septimi, a cura di J. Gairdner, London 1858, p. 56).
Quando Gaguin nel 1498 pubblicò l’Epistolarum et orationum tractatusque de virgineo Marie conceptu necnon epigrammatum aliorumque opusculorum (in Gaguin, 1498), vi comprese comunque la consolatio che aveva scritto a Parigi per Vitelli anni prima: «Robertus Gaguinus Cornelio Vitelio / Quod permulta dolo fieri indignaris et astu, / Quod vultu et verbis nulla relicta fides, / Ne stupeas: certis decurrunt crimina methis, / Et comes id vetito proxima pena dolo».
Vitelli non ottenne però la protezione sperata alla corte londinese e per questo si trasferì nuovamente a Oxford nel 1490. Si inserì subito nell’ambiente universitario e ne ebbe anche soddisfazioni economiche, tanto da potersi permettere la residenza all’Exeter College. A Oxford nello stesso periodo ritornò dai suoi viaggi per motivi di studio William Grocyn, che con ogni probabilità prese delle lezioni da Vitelli, che ancora nel 1492 risiedeva all’Exeter College, ma poco tempo dopo lasciò l’Inghilterra, forse a causa del ritorno di Grocyn e delle rivalità con lui e con i suoi allievi.
Da questo momento le notizie su Vitelli si fanno incerte. Forse fu il dedicatario dei Disticha Catonis pubblicati nel 1493-1494 da Costantino d’Andrea, che lo aiutò per ottenere un incarico di insegnante a Firenze. Il solo dato certo è che l’umanista, intrapresa la carriera ecclesiastica, resse la pieve di S. Antimo, vicino a Monterchi, nella diocesi di Arezzo, a partire dall’8 febbraio 1508 e conservò questo incarico fino alla morte, che dovette sopraggiungere dopo il 1525, anno in cui egli figura ancora come rettore della suddetta istituzione (Archivio di Stato di Firenze, Capitani di Parte Guelfa, Numeri rossi, pezzo 35, f. 103).
Possediamo diversi giudizi dei suoi contemporanei su di lui. William Latimer riferisce in una lettera a Erasmo da Rotterdam che il collega Grocyn aveva imparato il greco in prima battuta a Oxford proprio da Vitelli, quando quest’ultimo era praelector al New College, e successivamente aveva migliorato la sua preparazione in Italia presso maestri del calibro di Poliziano e Calcondila; Erasmo da Rotterdam d’altra parte annovera Vitelli tra i seguaci pedanti del ciceronianesimo, accostando in maniera spregiativa il suo nome a quelli di Antonio Mancinelli e Pietro Marso, nel suo dialogo Ciceronianus del 1528. Per quanto riguarda ancora la sua fama Oltremanica, oltre a essere ricordato dal summenzionato André per la sua difesa di Enrico VII contro Gaguin, sappiamo che le sue opere circolarono in Inghilterra e raggiunsero anche l’Irlanda presso il gran conte di Kildare, mentre in Italia Pico della Mirandola possedeva una copia della sua invettiva contro Merula. Infine Polidoro Virgilio lo elogiò nell’Historia Anglica per la sua attività didattica a Oxford con le parole «homo italus [...] omnium primus Oxonii bonis litteris iuventutem erudivit» (Historiae Anglicae Libri, XXVI, Leyden 1649, p. 782).
Fonti e Bibl.: Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, a cura di G.A. Bussi, Roma 1470, IGI 7879, BMC IV 9, HC 13088, ISTC ip00787000; G. Merula, In librum de homine Martii Galeotti opus. Add: Epistolae; In Sapphus epistolam interpretatio; Emendationes Plinii; Emendationes Vergilii, Venezia 1474, IGI 6380, BMC V 230, H 11097, ISTC im00504000; C. Vitelli, In defensionem Plinii et Domitii Calderini contra Georgium Merulam ad Hermolaum Barbarum epistola, Venezia 1481-1482, IGI 10344, BMC V 321, H 4243, ISTC iv00305000; N. Perotti, Commentariolus in prohemium Historiae naturalis Plinii. Add: Historiae naturalis Plinii. Add: Cornelius Vitellius: Epistola Parthenio Benacensi, Venezia 1482, IGI 7418, HR 12708, ISTC ip00287500; P. Romuleo, Apologia pro Georgio Merula adversus Cornelium Vitellium, Venezia 1482, IGI 8437, BMC V 360, H 13966, ISTC ir00318000; R. Gaguin, Opera varia, Paris, André Bocard per Durand Gerlier, 1498, ISTC ig00020000; Apostolo Zeno, Dissertazioni Vossiane, II, Venezia 1752, p. 64; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VI, 3, Firenze 1809, pp. 299 s., 348, 410, 412, 418-420; Opus epistolarum Des. Erasmi Roterdami, a cura di P.S. Allen et al., I-XII, Oxford 1906-1958, II, p. 440; G. Mancini, Contributo dei cortonesi alla coltura italiana, Firenze 1922, pp. 41-44; E. Daxhelet, Notes sur l’humaniste italien C. V., professeur à Louvain à la fin du XVe siècle, in Bulletin de l’Institut historique belge de Rome, XV (1935), pp. 83-97; H. Edwards, Robert Gaguin and the English poets, 1489-90, in The modern language review, XXXII (1937), pp. 430-434; A. Tilley, Greek studies in England in the early sixteenth century, in English historical review, LIII (1938), pp. 221-239; R. Weiss, C. V. in France and England, in Journal of the Warburg Institute, II (1938), pp. 219-226; C.H. Clough, Thomas Linacre, C. V., and humanistic studies at Oxford, in Essays on the life and work of Thomas Linacre, Oxford 1977, pp. 1-23; G. Tournoy, V., C., in Contemporaries of Erasmus, a cura di P.G. Bietenholz - T.B. Deutscher, III, Toronto 1987 p. 404; D. Carlson, Politicizing Tudor court literature: Gaguin’s embassy and Henry VII’s humanists’ response, in Studies in philology, LXXXV (1988), pp. 279-304; J. Monfasani, The first call for press censorship: Niccolò Perotti, Giovanni Andrea Bussi, Antonio Moreto, and the editing of Pliny’s Natural history, in Renaissance quarterly, XLI (1988), 1, pp. 1-31; M. Davies, Making sense of Pliny in the Quattrocento, in Renaissance studies, IX (1995), 2, pp. 240-257; C.H. Clough, New light on C. V. and humanistic studies at Oxford University, in The Ricardian, XII (2000), pp. 94-119; J.L. Charlet, Deux pièces de la controverse humaniste sur Pline, Sassoferrato 2003, pp. 11-19; J.B. Trapp, V., C., in Oxford Dictionary of national biography, LVI, Oxford 2004, s. v.; A. Daneloni, Merlani, Giorgio, in Dizionario biografico degli Italiani, LXXIII, Roma 2009, s. v.; P. Botley, Learning Greek in Western Europe, 1396-1529. Grammars, lexica, and classroom texts, in Transactions of the American Philosophical Society, C (2010), 2, p. 19; R. Weiss, Humanism in England during the fifteenth century, Oxford 2010, pp. 234, 260.