CORNUDA (A. T., 23-24-25)
Piccolo centro della provincia di Treviso, a m. 158 s. m., posto presso la riva destra del Piave allo sbocco di esso in pianura e vicino al luogo dove il fiume è attraversato da un ponte (Vidor). È anche sulla linea pedemontana ehe, lungo la base degli Asolani, congiunge il Brenta (Bassano) al Piave. Il comune è vasto appena 12,38 kmq., essendo stato diminuito per la erezione a comune della frazione di Crocetta; vi è prevalenza di colture miste e di prati e pascoli. L'industria vi è rappresentata da una distilleria (curaçao) e da un canapificio. Il comune è attraversato da un canale artificiale, deviato dal Piave già nel sec. XV, il quale serve a irrigare una vasta zona. La popolazione del comune era nel 1921 di 3012 abitanti, dei quali 980 a Cornuda, 403 in due vicine frazioni, e il resto sparso in dimore isolate.
I fatti d'arme di Cornuda. - La località è rammentata nella storia della campagna del 1848, perché nel pomeriggio dell'8 maggio i volontarî romani, comandati dal generale Ferrari, furono assaliti dall'avanguardia del generale Nugent, comandata dal generale Culoz, proveniente da Quero. Gli avamposti italiani, costituiti da due squadroni di cacciatori a cavallo e dalla Crociata bellunese-agordina, tennero testa al nemico fino alle 18, quando il Ferrari, da Montebelluna, andò a sostenerli con la 2ª legione romana, un battaglione della 3ª, il battaglione universitario, 40 carabinieri, lo squadrone dragoni e due pezzi d'artiglieria. Quel giorno il combattimento non fu decisivo, riducendosi a un fitto scambio di fucilate, ma il dì seguente il Culoz lo riprese nelle prime ore del mattino e via via lo avvivò con rincalzi, così da soverchiare il numero degl'Italiani che attesero invano i rinforzi chiesti dal Ferrari al Durando, che si trovava a Bassano. Alle 15 il Culoz fece entrare in linea altri due battaglioni i quali, anziché rincalzare la fronte, vennero a minacciare sul fianco e alle spalle Cornuda. Ormai seimila imperiali erano di fronte a meno di tremila Italiani, sicché alle 17 il Ferrari ordinò la ritirata. Una parte delle truppe riparò in disordine a Montebelluna, ma la maggior parte non si fermò che a Treviso. Non per la sua entità, ma per la sfavorevole impressione destata, quel primo scontro, che aprì agli Austriaci la via del piano, ebbe conseguenze gravi nel corso della campagna.
Bibl.: C. Fabris, Gli avvenimenti militari del 1848-49, II, Torino 1898, p. 308.