Vedi CORNUS dell'anno: 1959 - 1994
CORNUS (ν. vol. Il, p. 860)
Recenti indagini topografiche unite a scavi archeologici hanno consentito di chiarire alcuni problemi relativi al centro urbano di C., localizzato sull'altopiano di Campu 'e Corra, ove è noto un insediamento nuragico, e attribuito al periodo cartaginese, con origine militare per il controllo delle popolazioni, ma anche delle risorse minerarie, del Montiferru.
Si conoscono i resti della cinta muraria lungo il ciglio dell'altopiano e nell'estremo settore occidentale di questo rimangono strutture dell'abitato, mentre sul colle di Corchinas doveva trovarsi l'acropoli. Si accedeva alla città mediante tre ingressi: due principali, S'Iscala de Campu 'e Corra a Ν e l'altro presso Torturiga a SE, mentre un terzo si trovava fra i nuraghi Muradissa e Ameddòsu. Si ritiene che C. assunse notevole importanza militare in età ellenistica: ne sarebbe anche testimonianza il rinvenimento di un ripostiglio monetale punico di circa seicento monete con emissione attribuita agli anni 241-238 a.C. Dopo le vicende belliche legate alla figura di Ampsicora, la città di epoca romana - che si vuole interamente ricostruita - dovette sovrapporsi, almeno in parte, all'insediamento preesistente, anche se lo stato attuale delle ricerche non permette di determinarne l'estensione. Le aree funerarie che vennero a delimitarla sono ubicate ai piedi dell'altopiano, a N (Sas tùmbas), a O (Filigarzu) e a S (Telaèzza), oltre che ai lati del diverticolo che univa Γουρουλίς νέα (Cuglieri) a C. (S'Utturru Su Clèrigu e Columbaris). Il suburbio della città era caratterizzato da un insediamento sparso. Come villae possono identificarsi i resti esistenti nelle località di Sisiddo, Lenàghe e Columbaris.
In quest'ultima area le indagini archeologiche iniziate nel 1955 e, dopo un periodo di interruzione, riprese nel 1977 e tuttora in corso, hanno restituito un quartiere della città tardoantica e altomedievale. Sulle rovine di un impianto termale, con ogni probabilità pertinente a una villa e menzionato come diruto in un'epigrafe con la formula augurale ai tre imperatori Graziano, Valentiniano II e Teodosio, si installò un'area funeraria destinata sin dall'inizio del IV sec. d.C. a una comunità cristiana che costruì inizialmente una chiesa cimiteriale e quindi, sul finire del medesimo secolo, un edificio di culto a pianta longitudinale, provvisto di un attiguo impianto per il battesimo. Tale complesso ebbe dignità di cattedrale, almeno a partire dal V sec., quando un vescovo Bonifacio sottoscrive come appartenente alla diocesi di Σανάφαρ ( = Cornus), al Concilio di Cartagine del 484; subì un vistoso restauro, con ampliamento dell'ambiente battisteriale e ristrutturazione degli spazi residenziali e di servizio, all'inizio del VI sec. in relazione a una ipotizzata presenza di ecclesiastici esuli dall'Africa durante le persecuzioni vandaliche. Nell'area attigua agli edifici cultuali si sviluppò un vasto cimitero a continuazione del più antico con utilizzo testimoniato con certezza sino al VII sec., ma che con ogni probabilità dovette proseguire nei secoli successivi, stante la presenza di numerosi ossari. Nell'area si seppellì prevalentemente in sarcofagi litici, ma perdurò anche a lungo l'uso di tombe a cappuccina, a enchytrismòs e a tumulo. Di particolare interesse è la presenza nelle sepolture di corredi personali e di suppellettile collegata ai riti dell'inumazione: fra questi è largamente testimoniato quello del refrigerium con pasto funebre e delle offerte ai defunti, concretizzato nell'installazione di mensae sia a carattere privato sia comunitario. L’insula episcopalis raccolse intorno a sé l'insediamento altomedievale come testimoniato dalla ricognizione di superficie che lo mostra esteso all'intero colle. Nello stesso periodo l'altura di Corchinas veniva fortificata e il κάστρον sembra avere una propria autonomia insediativa rispetto alla «cittadella vescovile» nel particolare dualismo che caratterizza alcune città sarde nella prima età bizantina.
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