coro
Il gusto di cantare insieme
Il coro, un insieme di più voci che cantano contemporaneamente, è una forma di espressione diffusa nelle culture umane e presso le civiltà antiche. I Greci assegnarono alla coralità, presente nella tragedia, un notevole valore educativo. Dal canto gregoriano alle composizioni del Novecento, il coro è parte essenziale della storia della musica occidentale
Vi sono varie tipologie di canto corale. Il coro viene definito: monodico quando tutte le voci intonano la stessa melodia, come nel canto gregoriano; polifonico quando intonano melodie diverse, come nei mottetti e nei madrigali del Rinascimento; eterofonico quando cantano contemporaneamente varianti della stessa melodia, come in certa musica popolare, dei popoli primitivi o del Novecento.
Il coro può essere composto di voci di diversa altezza. Vi troviamo i registri vocali maschili ‒ quali il tenore (voce acuta) e il basso (voce grave) ‒ e femminili ‒ quali il soprano (voce acuta) e il contralto (voce grave). Un coro di bambini, dalla voce chiara e acuta, è detto di voci bianche. Una composizione per coro senza accompagnamento strumentale è denominata a cappella.
Il canto corale svolgeva un importante ruolo sociale nelle antiche civiltà mesopotamiche e tra gli Egizi. Numerose sono anche le testimonianze nella Bibbia sulla coralità presso gli Ebrei nei riti del Tempio di Gerusalemme, soprattutto sotto i re Davide e Salomone. La cultura greca, già a Sparta nel 7° secolo a.C., assegnò un ruolo di primaria importanza alla musica e al canto corale nell'educazione del cittadino e nella sfera religiosa. Le forme della lirica corale greca (il peana, il ditirambo, l'epitalamio, l'epicedio) furono composte da poeti-musici (Simonide, Bacchilide, Pindaro) e cantate in coro nei momenti più significativi della vita collettiva. Nella tragedia greca il coro svolse un ruolo fondamentale di commento dell'azione drammatica attraverso il canto e la danza.
Con il Medioevo cristiano il canto corale divenne elemento centrale della celebrazione liturgica. La Schola cantorum, gruppo di cantori istruiti per l'esecuzione dei canti rituali, già avviata da papa Silvestro I (314-335) fu poi riformata, secondo la tradizione, da papa Gregorio Magno (590-604), dal quale prende nome il canto gregoriano.
Con la comparsa delle prime forme di polifonia in Occidente, dopo il 9° secolo, si accentuò la necessità di avere presso le grandi cattedrali ‒ per esempio Notre Dame a Parigi ‒ cori sempre meglio istruiti. Il fenomeno delle cappelle o cantorie, cori alle dipendenze ecclesiastiche o di corte diretti da un maestro di cappella, si diffuse nel Rinascimento. Nel Cinquecento, a Roma, Giovanni Pierluigi da Palestrina fu cantore e maestro nella Cappella Giulia e nella Cappella Sistina; il grande compositore fiammingo Orlando di Lasso svolse analoghe funzioni alla corte di Monaco di Baviera. Notevole importanza ebbe il coro anche nella liturgia protestante, basata sull'intonazione del corale luterano.
Il repertorio corale si ampliò nel Seicento con la nascita dell'opera e dell'oratorio. In entrambe queste forme ‒ si pensi a opere quali l'Euridice di Jacopo Peri (1600), l'Orfeo (1607) di Claudio Monteverdi, o all'oratorio Jephte (1650 circa) di Giacomo Carissimi ‒ il coro svolge un'importante funzione. Nel Settecento la coralità assume grande rilievo nelle Passioni di Bach, negli oratori di Georg Friedrich Händel, nelle opere di Christoph Willibald von Gluck. Con l'Ottocento, a partire dalla Nona sinfonia di Beethoven (1824), il coro entrò nella forma sinfonica e i principali compositori del secolo (Franz Schubert, Hector Berlioz, Felix Mendelssohn, Robert Schumann, Franz Liszt, Richard Wagner, Johannes Brahms, Gustav Mahler) scrissero spesso per coro, con forme e organici musicali diversi. Il coro ebbe inoltre un forte ruolo drammatico nell'opera italiana con Giacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Vincenzo Bellini e Giuseppe Verdi, ma anche in quella francese (Charles Gounod, Jules Massenet, Camille Saint-Saëns), tedesca (Wilhelm Richard Wagner) e russa (Aleksandr P. Borodin, Modest P. Musorgskij, Nikolaj A. Rimskij Korsakov).
L'interesse per la coralità è rimasto vivo anche nei compositori del Novecento, come testimoniano, tra l'altro, le opere di Arnold Schönberg, Béla Bartók, Igor F. Stravinskij, Benjamin Britten.