BOIANI, Corrado
Figlio di Guglielmo marchese d'Istria per il patriarca Ludovico della Torre e di Alice di Castel Porpetto, fu il tipico rappresentante del governo di Cividale, che sotto il patriarca Marquardo di Randeck si consolidò in senso aristocratico e assunse una funzione equilibratrice nel gioco delle fazioni.
Non è noto l'anno di nascita del B., ma la nomina nel 1385 a provveditore di Cividale fa pensare che possa collocarsi intorno al 1355-60. È ricordato per la prima volta nel 1366, quando il giovane B. allora già orfano di padre, insieme con il fratello Boiano, porse la spada al nuovo patriarca Marquardo di Randeck, in occasione del suo solenne ingresso in Cividale. Rimase anche in seguito, durante gli ultimi tumultuosi anni del dominio temporale dei patriarchi, quasi sempre fautore della loro politica, e quando nel 1381 la nomina del card. Filippo d'Alençon provocò la violenta opposizione di Udine, il Comune cividalese, il 10 agosto di quell'anno, inviò il B., benché inizialmente non fosse stato favorevole a quella scelta, dal nuovo patriarca per offrirgli l'omaggio e l'appoggio della città. Durante i contrasti dell'Alençon con Udine e Venezia, il B. manterrà i sudditi nell'obbedienza nonostante il vacillante governo di costui. Anche con il successore dell'Alençon, Giovanni di Moravia, il B. intrattenne buoni rapporti. Che fosse considerato un suo uomo di fiducia è dimostrato dal fatto che il Comune di Muggia, dove il B. nel 1392 era stato podestà, si rivolse a lui per ottenerne la mediazione nei contrasti sorti tra qual Comune e il patriarca. Nel 1394, infine, anche il Comune di Cividale lo incaricò di concludere la pace tra gli abitanti di San Daniele e il patriarca.
In quegli stessi anni il B. aveva stretti rapporti anche con i Carraresi signori di Padova (nel 1385 vi era stato ambasciatore del Comune di Cividale) ed era legato da personale amicizia a Francesco Novello, il quale nel 1388 era stato cacciato da Padova ad opera di Gian Galeazzo Visconti. Al suo ritorno in Italia dalla Baviera, dove aveva trovato rifugio, il B. lo accolse a Cividale e lo seguì nel 1390 durante la campagna per la riconquista di Padova. Nel 1400 poi accompagnò il figlio di Francesco Novello alle nozze del duca Guglielmo d'Austria.
La sua fama oltrepassava ormai i confini della sua patria: nel 1392 Firenze gli offrì il capitanato della città, ma il consiglio di Cividale non gli permise di accettarlo, mentre non si oppose quando nel 1394 fu chiamato come capitano a Gemona, probabilmente perché si trattava di un incarico in un luogo più vicino. Del resto non si era neanche opposto quando, all'inizio del 1392, era stato eletto podestà di Muggia, carica che ricoprì anche nel 1401 e nel 1406. Nel 1395 lo troviamo a Siena, quale ambasciatore di Cividale a papa Bonifacio IX, con l'incarico di sollecitare la nomina di Antonio Caetani a patriarca di Aquileia. Il 10 marzo 1396 fu creato maresciallo dal nuovo patriarca Antonio Caetani, che nel 1401-02 accompagnò in un viaggio nel Sud.
Al suo soggiorno a Napoli si riferisce una lettera di Maddalena, moglie di Luchino Visconti, alla moglie del B., Margherita, dove non senza malizia vengono descritte le avventure galanti del B.: "misèr C. era molto inamorado e per casòn del detto inamoramento el non lo podèa trar lo detto misèr C. de Napoli, ma tuto 'l di zostrava, torniava e danzava como è usanza deli homeni inamoradi".
Il B. fu invece uno degli avversari più intransigenti del patriarca Antonio Panciera, succeduto nel 1402 al Caetani assurto alla dignità cardinalizia. Alla base di tale inimicizia erano indubbiamente i contrasti tra il Comune di Cividale, dove il B. godeva del massimo prestigio (era stato rieletto provveditore del Comune nel 1388 e nel 1392, e poi di nuovo nel 1404, 1409 e 1411), e il nuovo patriarca per il possesso di Tolmino, che il Panciera in un primo momento (27 apr. 1402) aveva riconfermato a Cividale, ma poi richiesto per sé due anni più tardi. Quando il Panciera nel 1408 fu citato davanti alla Curia, il B. invitò il Consiglio di Cividale a non aderire alla protesta del Parlamento friulano contro la citazione.
Nel 1412 il B. si recò alla corte imperiale di Buda: la missione, intrapresa insieme con un cividalese, Niccolò de Portis, si doveva collegare sicuramente alla discesa in Italia dell'imperatore Sigismondo di Lussemburgo e all'elezione a patriarca di Ludovico di Teck, che era sostenuto da Cividale.
Nel frattempo lo scisma aveva fatto sentire i suoi effetti negativi anche nel Friuli, e, mentre Udine passava subito dalla parte di Alessandro V eletto nel concilio di Pisa (1409), Cividale continuava a parteggiare per Gregorio XII che nel 1409 vi riunì un concilio con scarsissima partecipazione; ostacolato però da Venezia, dovette fuggire poco tempo dopo. Ma, stranamente, in questa circostanza non si ha notizia del B., che potrebbe essersi tenuto prudentemente in disparte.
Nel 1414 invece, insieme con Pietro Marchesini da Udine e Giacomo Valvasone, venne inviato al concilio di Costanza come delegato del Parlamento del Friuli, con l'incarico di protestare contro le ingerenze di Venezia e dei duchi d'Austria nel Patriarcato. Ma i tempi dell'autonomia del Patriarcato erano ormai contati. Nel 1419 il B. fu inviato a Venezia con l'incarico di ottenere patti onorevoli per Cividale conquistata recentemente dalla Repubblica, ma vi morì prima del 27 luglio.
Il suo nutrito epistolario, raccolto nel Codice diplomatico Boiani, ci rende viva la sua personalità di uomo cavalleresco che vantava amicizie in molte corti italiane, e in particolare a Padova e a Ferrara. Alla corte estense infatti si recò varie volte per partecipare a feste e tornei, su invito degli amici Uguccione Contrari governatore degli Estensi e dei fratelli Ugo e Gherardo Boiardo. Ma era legato da amicizia anche a Niccolò de' Rustici, luogotenente di Carlo Malatesta a Rimini e al card. Pileo di Prata. Fu una delle ultime espressioni di quel tipo di nobile politicamente attivo in seno ai comuni friulani, che con la conquista veneziana di questa regione era destinato a scomparire dalla scena politica.
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