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CORRADO II imperatore, detto il Salico

di Vito Antonio Vitale - Enciclopedia Italiana (1931)
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CORRADO II imperatore, detto il Salico

Vito Antonio Vitale

Nato circa il 990 dal conte Enrico e da Adelaide di Egisheim, riuscì nel 1024, alla morte di Enrico II, a ottenere la corona di Germania, grazie specialmente all'appoggio dei vescovi tedeschi. Da essi tuttavia C. mirò subito a emanciparsi, mostrando di voler seguire una politica personale. Vinta una ribellione di feudatarî, cui aveva partecipato lo stesso suo figliastro, Ernesto duca di Svevia, pacificata la Germania e assicuratesi al nord le spalle mediante un accordo con Canuto, re di Danimarca, nel 1026 discese in Italia. Già l'anno precedente a Costanza alcuni ambasciatori, guidati da Ariberto arcivescovo di Milano, erano venuti a onorarlo e a chiederne l'intervento per rimettere ordine e pace in Lombardia, mentre i feudatarî laici tentavano invano, per avversione alla politica tedesca favorevole all'episcopato lombardo, di ricostituire un regno indipendente d'Italia. Ricevuta a Milano dalle mani di Ariberto la corona reale, fu poi incoronato imperatore a Roma da Giovanni XIX, il 26 marzo 1027, e compì una breve spedizione nell'Italia meridionale, senza notevoli risultati, anche perché una nuova insurrezione dei feudatarî tedeschi lo costrinse a tornare in Gemmania.

Qui gli riuscì facile imporsi, punendo e privando del ducato il figliastro ancora ribelle; e quindi, con una serie di fortunate spedizioni, approfittando delle lotte civili della Polonia, riusciva a ottenere atto di vassallaggio da quel re Micislao (1030). Minore successo ebbe una spedizione contro l'Ungheria. Rapida e fortunata invece l'impresa per assicurarsi, secondo patti precedentemente stabiliti, la Borgogna, alla morte del re Rodolfo III nel 1032. Alla spedizione parteciparono i feudatarî italiani, e tra essi l'arcivescovo Ariberto e Bonifacio di Toscana, al comando di Umberto Biancamano. L'impresa ebbe grande importanza, perché la minore feudalità, che era stata dell'esercito, ne trasse maggiore coscienza di sé e l'aspirazione a ottenere l'ereditarietà dei feudi. Era naturale che C., spirito realistico e pratico, fosse portato ad aiutare questa tendenza che indeboliva la grande feudalità, massimo ostacolo al potere regio. E quando scoppiò aperta la contesa tra Ariberto e i suoi valvassori e le due parti ricorsero all'imperatore, C. mutò atteggiamento verso il clero feudale e verso Ariberto, prima suo devoto e protetto. Disceso nuovamente nel 1036, entrò in conflitto con Ariberto, che ricusò di rispondere e di riconoscere l'autorità imperiale e, arrestato, con una celebre fuga riuscì a evadere riparando a Milano, ove sostenne vittoriosamente il lungo assedio, nonostante l'aiuto dei valvassori all'imperatore, provocato dalla famosa Constitutio de feudis del 28 maggio 1037, con la quale questi riconosceva l'ereditarietà di tutti i feudi, compresi quelli dei valvassori. Ma l'atto non ebbe immediata efficacia perché l'assedio non portò ad alcun risultato; egualmente fallì il tentativo di sostituire ad Ariberto un altro arcivescovo con l'aiuto di papa Benedetto IX (v. ariberto). Ritiratosi a Parma con l'esercito decimato da una pestilenza, C. non osò più assalire Milano e, dopo una vana spedizione a Roma e nel Mezzogiorno, tornato nel Settentrione, si fece promettere dai feudatarî fedeli che ogni anno avrebbero rinnovato l'assedio, distruggendo il territorio circostante finché la città fosse costretta ad arrendersi. Ma C. non vide la fine della guerra, che egli aveva voluta, perché morì improvvisamente a Utrecht il 4 giugno 1039

In Germania aveva accresciuto la forza e l'autorità della monarchia, in Italia aveva accelerato il processo d'indebolimento della feudalità e il rapido moto di rinnovamento sociale dal quale uscirono i Comuni; e nei rapporti con la Chiesa non seguì la politica di favore della dinastia sassone. Spirito esclusivamente pratico, non sentì alcuna particolare simpatia per il moto cluniacense né lo osteggiò; si può piuttosto dire che gli fu estraneo e che si valse della Chiesa secondo i proprî bisogni, volendo anche questa, nei vescovi feudatarî, soggetta al suo potere.

Bibl.: Fondamentale H. Bresslau, Jahrbücher des deutschen Reiches unter Konrad II., voll. 2, Lipsia 1879-84. Cfr. anche K. Hampe, Deutsche Kaisergeschichte im Zeitalter der Salier und Staufen, 2ª ed., Lipsia 1912; e, su particolari questioni, J.R. Dieterich, Die Polenkriege Konrads II. und der Friede von Merschug, Giessen 1895; L. Jacob, Le Royaume de Bourgogne sous les empereurs franconiens, Parigi 1906. Il testo della Constitutio de feudis, in Mon. Germ. Hist., Diplomata, II, 341, e Constit., I, n. 15.

Vedi anche
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sàlice
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