MEZZANA, Corrado
MEZZANA, Corrado. – Nacque a Roma il 7 giugno 1890 da Giuseppe, funzionario delle Poste, e Rosa Morelli.
Nel 1906, contemporaneamente agli studi liceali, frequentò lo studio del pittore paesista P. Joris. La formazione proseguì poi alla scuola libera del nudo presso l’Istituto di belle arti (1908-10) e all’Università di Roma, dove si laureò in giurisprudenza nel 1912 con la tesi La legislazione delle belle arti e delle antichità, pubblicata l’anno seguente a Roma.
A partire dal 1906 sono inoltre documentati i primi ritratti a carboncino (C. M., 1953, p. 11) e dal 1911 le opere a soggetto sociale quali Scaricatori di porto (ibid., tav. 1).
Nel 1914 il M. entrò in contatto con G. Giovannoni e F. Hermanin, attraverso i quali maturò un vivo interesse per l’architettura. Nello stesso anno partecipò con Uomo nudo al concorso di pittura della Regia Accademia di S. Luca (Roma, Accademia di S. Luca, inv. 957) e conseguì l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle scuole tecniche e negli istituti artistici. Espose, inoltre, il dipinto a olio Rinascita alla mostra della Società degli amatori e cultori di belle arti a Roma, che lo vide annualmente presente fino al 1928 con la Consacrazione dei vescovi cinesi (1927, ripr. in C. M.…, 1983, tav. 9). Nello stesso periodo, in sintonia con il gusto diffuso nella capitale di quegli anni, il M. maturò una predilezione per le atmosfere crepuscolari (Dante al monastero del Corvo, 1914; Roma, collezione Mezzana), rappresentate con una connaturata vena sentimentale e una grafia secca e tagliente.
Nel 1915 fu invitato all’Esposizione internazionale di San Francisco, dove presentò Terme antoniniane e cominciò a insegnare disegno nel circolo Michelangelo Buonarroti e nella scuola di arti ornamentali del Comune di Roma.
Durante il periodo bellico il M. sospese l’attività di studioso e artista per dedicarsi all’organizzazione dell’ospedale militare De Merode di Roma (1916-17) e fu poi ufficiale di artiglieria (1917-18).
Nel 1919 sposò Albertina Giorelli, con la quale ebbe sei figli, e cominciò a lavorare come scenografo nella casa di produzione Tespi film di Roma (1919-22).
Nel 1922 realizzò il primo quadro di impegno sociale, Glauco (1922; Roma, collezione Mezzana), di chiara impronta simbolista, sulla scia delle opere murarie di A. De Carolis e di A. Calcagnodoro.
L’impostazione evocativa e didascalica è dato caratteristico delle opere del M., soprattutto in questo periodo (Elegi abiectus esse in domo Dei, 1926; C. M.…, 1953, tav. 7), fatta eccezione per i paesaggi, dove egli espresse al meglio le sue qualità artistiche dipingendo con rispetto scrupoloso del vero (Dogliani, 1928, ibid., tav. 11).
Negli stessi anni portò avanti il lavoro di pubblicista e dalle pagine della rivista cattolica Gioventù nuova (1914-24) entrò nel vivo delle questioni di filologia storico-artistica. Proseguì anche la propria attività espositiva partecipando nel 1923 e nel 1925 alla seconda e terza Biennale romana. In quest’ultima espose una raccolta di decorazioni e il bozzetto per la pala d’altare, Cristo tra s. Caterina da Siena e s. Margherita Alaquoque (1922), realizzata per la cappella del Sacro Cuore nella basilica di S. Maria sopra Minerva. Allo stesso clima e al medesimo periodo appartengono le tempere dedicate alla vita di s. Giovanni Bosco (1929; Torino, Istituto dei salesiani) e i cartoni per le vetrate e i mosaici della cappella delle reliquie in S. Croce in Gerusalemme a Roma (C. M.…, 1953, tav. 13), pervasi da un pittoricismo e da un sentimentalismo espressivo dai toni patetici.
Dall’inizio degli anni Trenta, a costituire il prevalente campo di interesse fu l’impegno per le questioni artistiche come studioso e conservatore. Progettò, coadiuvato da A. Muñoz, la cripta sotto la chiesa di S. Caterina Magnanapoli (1933) e ottenne di allestire la sala dell’industria e dell’artigianato alla Mostra augustea della romanità (Roma, 1937). Soprattutto dopo il 1932 il M. si dedicò allo studio di una serie di grandi figure: Leonardo da Vinci, G.L. Bernini, Giotto di Bondone. Nella sfera delle ricerche più marcatamente filologiche rientrano anche gli interventi che tenne presso l’Istituto Beato Angelico di studi di arte sacra di Roma (I temi della pittura sacra. Il concetto di deformazione e l’arte sacra, Roma 1936) e le prolusioni che pubblicò ripetutamente nella rivista Fede e lavoro (1937).
Nella sua produzione artistica di questi anni è ravvisabile una cristallizzazione su formule di accademismo classicheggiante, specie nelle opere a soggetto sacro (a Roma: Ultima cena, 1937, S. Eustachio; Al sepolcro di Lazzaro, 1940, S. Teresa del Bambin Gesù in Panfilo), mentre nei bozzetti di francobolli, ai quali si dedicò con assiduità a partire dagli anni Trenta, il M. riuscì a sintetizzare la complessità compositiva dei particolari e l’immediatezza espressiva dell’allegoria.
Risale al 1930 la serie Virgiliania, dove i soggetti tratti dall’Eneide sono interpretati secondo un perfetto gusto classicheggiante, accordando modelli rinascimentali, manieristi e neoclassici con soluzioni tecniche fotografiche e cinematografiche (Zeri, figg. 387-390). Successivamente gli furono commissionati i modelli delle principali serie emesse dal regime fascista, tra cui, nel 1932, quella per il decennale della marcia su Roma; nel 1938 la serie sulla proclamazione dell’Impero e nel 1941 quella sull’asse Roma-Berlino. Dal 1936 al 1952 fu l’artefice delle emissioni pontificie, di cui si ricordano la serie per l’incoronazione di Pio XII (1940) e quella dedicata alla storia della basilica di S. Pietro, uscita postuma nel 1953.
Nel corso degli anni Quaranta il M. continuò a realizzare francobolli e a dipingere opere in uno stile pittorico di facile impatto visivo (Il grano, 1940; Roma, Istituto nazionale della previdenza sociale), S. Francesco e i santi francescani (1948; Marcianise, S. Francesco). Contemporaneamente, stimolato soprattutto dalla situazione che si era venuta a creare nell’immediato dopoguerra e dalla stretta collaborazione con la Pontificia Commissione centrale d’arte sacra in Italia (1945), impegnata nell’opera di recupero delle chiese danneggiate, si dedicò a sensibilizzare con i suoi scritti le questioni relative alla difesa e alla conservazione delle belle arti (Mosaici e affreschi distrutti, in Ecclesia, III [1944], 7, pp. 14-17). Il suo impegno si volse anche in favore dell’artigianato, promovendo nel 1945 il Centro nazionale dell’artigianato, che lasciò nel 1947 per assumere la presidenza dell’Ente nazionale per l’artigianato e le piccole industrie di Roma (ENAPI).
Il M. morì a Roma il 15 sett. 1952.
Nel 1990, in occasione del centenario della nascita, il M. venne omaggiato con un francobollo emesso dalle Poste italiane. Serie dei suoi francobolli sono documentate nel Museo storico delle Poste e telecomunicazione di Roma e nel Museo filatelico e numismatico della Città del Vaticano. Tutti i disegni preparatori per i bozzetti dei francobolli sono di proprietà della famiglia di Edgar Erskine Hume jr (Frankfort nel Kentucky).
Fonti e Bibl.: Il Sacro Cuore di C. M., in Arte cristiana, XI (1923), 6, pp. 161 s.; C. M., in Revue moderne, 15 apr. 1925, pp. 13 s.; Il Glauco di C. M., in Corriere d’Italia, 28 maggio 1927; La nuova cappella delle Reliquie a S. Croce, in L’Osservatore romano, 18 apr. 1930; M. Mirabella, I francobolli virgiliani, in Fiamma viva, XI (1931), pp. 229-235; P. Scarpa, La cripta monumentale ai cappellani militari nella chiesa di S. Caterina a Magnanapoli, in Il Messaggero, 1° nov. 1933; N. Pende, Arte e scienza tipologica nel Sacro Cuore di C. M., in Rassegna romana, IX (1937), pp. 31-35; M.G. Franci, Le emissioni vaticane degli anni di guerra, in Annuario filatelico, Roma 1945, pp. 29-34; E. Diena, Parla C. M., l’artista dei nostri francobolli, in Italia filatelica, IV (1946), 22-23, pp. 245-251; Est-ce vraiment possible?, in L’Observateur de Genève, XX (1951), 1, p. 6; Candidati artigiani a Roma. C. M., in L’Artigianato italiano, V (1952), 9, p. 4; E. Amadei, Ricordo di C. M. L’uomo e l’artista, in Il Quotidiano, 24 sett. 1952; L. Palermo, Filatelia. Ricordo di C. M., in Il Giornale, 17 ott. 1952; R. Michetti, E. Martire e C. M., Roma 1953, pp. 11-15; C. M. Mostra postuma (catal.), Roma 1953 (con ampia bibliografia); R. Michetti, C. M., in Fede e arte, 1953, n. 4, pp. 107-114; Vice, C. M., in Il Giornale d’Italia, 12 apr. 1953; F. Zeri, I francobolli italiani…, Storia dell’arte italiana, IX, 1, Torino 1980, pp. 315-318; O. Orsini, Il francobollo nella storia e nell’arte, Roma 1981, pp. 117, 142, 144, 147, 150; F. Filanci - L. Mezzana Zilli, L’arte del francobollo: C. M., Bologna 1990; H. Waga, Vita nota e ignota dei virtuosi al Pantheon, Roma 1992, pp. 51, 80; P. Mezzana, I papi nei francobolli di C. M., in Il Dialogo, II (2005), 4, p. 18.
R. Ruscio