POLITI, Corrado
POLITI, Corrado. – Nacque a Recanati il 2 novembre 1819 da Giuseppe e da Lucrezia Ricci Petrocchini, terzo di undici figli.
Educato privatamente in famiglia, secondo le consuetudini aristocratiche del tempo, fu iscritto nel 1831 al collegio Campana di Osimo, riportando varie attestazioni di merito, soprattutto per i suoi studi e per alcuni esperimenti di storia naturale. È assai probabile che negli anni trascorsi al Campana – all’epoca fucina di patriottismo – Politi sia entrato in contatto con i primi fermenti nazionali, grazie anche alla presenza di insegnanti patrioti, come i sacerdoti Achille Pierini e Filippo Andreucci (sospeso dall’insegnamento per propaganda rivoluzionaria), e alla vicinanza dei suoi compagni di studio, fra i quali Aurelio Saffi e Tommaso Lauri. Proseguì gli studi a Bologna, dove all’inizio degli anni Quaranta conseguì la laurea in giurisprudenza, alla quale seguirono, alcuni anni dopo, quella in scienze naturali e il diploma in ingegneria.
La passione per gli studi scientifici lo condusse a partecipare, nel 1845, al congresso degli scienziati italiani che si tenne a Napoli. In quell’assise, Politi ebbe modo di far valere le conoscenze acquisite e venne nominato segretario della sezione di zoologia, anatomia comparata e fisiologia. Questi interessi scientifici lo portarono successivamente a effettuare pure alcuni esperimenti per applicare il gas all’illuminazione.
Nel 1847, con la nomina a uditore nella sezione Finanze del Consiglio di Stato pontificio, Politi fece il suo ingresso nella vita politica. Scoppiata la prima guerra d’indipendenza, accorse volontario e con il grado di capitano partecipò con la legione romana alle campagne in Veneto e Lombardia. Fu promosso maggiore e prese parte alla difesa di Venezia. Nel gennaio 1849 fu eletto nel collegio plurinominale di Macerata deputato all’Assemblea costituente romana, partecipando attivamente e in modo propositivo ai lavori e ai primi atti di quel consesso democratico. Il 10 febbraio, proclamata la Repubblica romana il giorno precedente, essendo in discussione la forma del nuovo governo, fu Politi, come avrebbe ricordato Giuseppe Mazzini, a proporre di affidare il potere esecutivo a un triumvirato. Il 12 febbraio, inoltre, Politi sostenne in Assemblea la nomina di una commissione incaricata di elaborare un progetto di costituzione repubblicana. Dalla fine di aprile a quella di giugno prese parte ai combattimenti per la difesa di Roma contro le truppe francesi accorse per ripristinare il potere temporale del pontefice. Cessate le ostilità, Politi fece ritorno a Recanati, dove in seguito a una delazione fu arrestato, imprigionato e successivamente processato. Nel 1850 fu condotto nel carcere di S. Palazia ad Ancona, da cui riuscì a tenersi in contatto con l’esterno grazie all’aiuto di una giovane popolana alla quale i prigionieri avevano insegnato l’alfabeto dei sordomuti. Il 15 aprile 1851 il tribunale della Sacra consulta pronunciò la sentenza di condanna a morte, alla quale Politi riuscì a sottrarsi grazie a una rocambolesca fuga, avvenuta il 1° novembre 1852 e organizzata dalla rete di patrioti a lui vicini.
Da San Marino si recò a Genova e successivamente a Malta, dove ebbe modo di frequentare altri esuli, fra i quali Francesco Crispi. Successivamente si trasferì in Tunisia, dove si guadagnò la fiducia del Bey, che lo integrò fra i suoi ingegneri militari e civili: per i servigi resi, Politi fu nominato commendatore dell’Ordine del merito civile di Tunisi.
Nel corso del suo esilio tunisino mantenne i rapporti con i patrioti italiani e sposò, il 19 aprile 1857, Teresa Ghiggino, dalla quale ebbe due figli: Leonida nel 1858 e Clelia nel 1859. Iniziata la seconda guerra d’indipendenza, nonostante l’intenzione di partire immediatamente per l’Italia, Politi fu trattenuto alcuni mesi in Tunisia poiché aveva dato la sua parola di portare a termine dei lavori in corso, ai quali il Bey – Muhammad II ibn al-Husayn – teneva molto. Ciononostante, fu a capo di un Comitato d’Africa, che, come scrisse al fratello Fabio il 2 giugno 1859, «manda soccorsi alla guerra» (Carancini, 1930, p. 26).
Nel 1860 raggiunse Giuseppe Garibaldi e partecipò con le ‘camicie rosse’ alle imprese garibaldine. Il 18 settembre 1860 fu nominato luogotenente colonnello di Stato maggiore generale e vicedirettore del ministero della Guerra di Sicilia. Nel 1861 fu capodivisione al ministero della Guerra e capo di Stato maggiore nella divisione Chieti. Per i meriti guadagnati sul campo, fu anche insignito della medaglia per l’indipendenza dell’Italia e del cavalierato ufficiale della Corona. Trascorse gli ultimi anni impegnato nella vita militare e diede il suo contributo alla riorganizzazione del nuovo esercito italiano, logorato nel fisico a causa di una lunga malattia contratta negli anni della prigionia.
Morì a Firenze il 13 gennaio 1872.
Scritti e discorsi. Discorso intorno alla vita e agli studi dell’abate Camillo Ranzani, professore di zoologia e mineralogia nell’Università di Bologna, tenuto in un’adunanza di amatori delle scienze naturali il giorno 30 di aprile 1841, Bologna 1842. Gli interventi di Politi all’Assemblea costituente romana sono in Le Assemblee del Risorgimento, IV, Roma, Roma 1911, ad indicem.
Fonti e Bibl.: La maggior parte dei manoscritti di Corrado Politi fu donata alla fine dell’Ottocento dal figlio al Museo del Risorgimento di Ancona e oggi è custodita presso la Deputazione di storia patria di Ancona. Un secondo nucleo di documenti, di carattere prevalentemente familiare, è conservato presso Antonio Baleani di Recanati, discendente della famiglia Politi. Una quarantina di autografi, soprattutto lettere di e a Politi sono negli archivi dell’Istituto per la storia del Risorgimento di Roma. Inoltre: Poche parole alla lettera del sig. C. P. intorno ad alcune inimicizie municipali, Recanati 1847; C. Rusconi, La Repubblica Romana del 1849, Torino 1850, ad ind.; L.C. Farini, Lo Stato Romano dal 1815 al 1850, Firenze 1851, ad indicem.
P. Morici, C. P.: cenni biografici inediti, Recanati 1900; G. Leti, Roma e lo Stato Pontificio dal 1849 al 1870, Ascoli Piceno 1911, ad ind.; A. Emiliani, I Francesi nelle Marche, Falerone 1912, ad ind.; E. Costantini, Il decennio di occupazione austriaco: 1849-1859, Ancona 1916, ad ind.; D. Spadoni - G. Spadoni, Uomini e fatti delle Marche nel Risorgimento italiano, Macerata 1927, ad ind.; M. Carancini, C. P.: ricordi inediti, in Casanostra. Strenna recanatese, 1930, vol. 65 (estratto); Studi sulla Repubblica Romana del 1849, a cura di M. Severini, Ancona 2002, pp. 45, 57, 61, 64-67, 79, 81; M. Severini, La Repubblica Romana del 1849, Venezia 2011, ad indicem.