SPINOLA, Corrado
– Nacque in data imprecisata (circa a metà del XIII secolo) da Iacopa e da Oberto, il primo esponente della famiglia – una delle più importanti della città ligure, di orientamento ghibellino, che espresse protagonisti della vita politica ed economica della città fin dai primi anni del Comune consolare – che sia stato capitano del Comune di Genova in seguito all’instaurazione del doppio capitanato di Popolo Doria-Spinola nel 1270.
Non si hanno notizie certe circa i primi anni di attività di Spinola, molto attivo invece, come ammiraglio e come politico, in varie imprese del Comune genovese, negli ultimi tre decenni del secolo XIII. Nel 1272, quando suo padre Oberto era già in carica come capitano del Popolo, a Corrado fu affidata una spedizione contro il marchese Manfredo del Bosco, che minacciava la salda posizione del Comune di Genova in Val Polcevera saccheggiando possedimenti genovesi nelle vicinanze di Voltri e nelle zone a ridosso della città. Spinola riuscì a espugnare due castelli del marchese, ponendo temporaneamente argine alle sue mire espansionistiche a danno della città ligure.
Fu poi attivo sul piano militare, questa volta sul mare, ma probabilmente ancora per sollecitazione del padre Oberto (tuttora al vertice del governo cittadino con Corrado Doria), nell’agosto del 1284 quando partecipò (anche con Benedetto Zaccaria), alla battaglia della Meloria, comandando una delle galee che si scontrarono con la flotta pisana nei pressi di Porto Pisano. La battaglia, che fu al culmine delle tensioni fra le due città rivali perennemente in competizione per il controllo politico-economico sul mar Tirreno, fu vinta da Genova determinando un irreversibile indebolimento di Pisa.
Negli stessi anni fu presente alla stipula, da parte del Comune, di vari negozi giuridici per lo più attinenti alla politica espansionistica della città nel districtus ligure; un’assiduità che suggerisce come Corrado Spinola fosse già ben inserito nella sfera politica cittadina. Nel 1278, per esempio, fu testimone a un atto di quietanza rilasciato al Comune di Genova dal marchese Manfredo Malaspina. Nel 1288 presenziò alla modifica della convenzione fra il Comune di Genova e gli uomini di Grasse in presenza dei due capitani del Comune e degli Anziani.
Da quell’anno, Corrado Spinola cominciò ad essere registrato, nei documenti ufficiali, come dominus – appellativo molto raro nelle fonti genovesi del secolo XIII anche per personaggi di vertice – chiaro segno dell’importanza che ormai gli era riconosciuta, venendo al contempo qualificato anche come miles.
Nel 1289 presenziò all’atto di vendita di numerosi possedimenti in Val d’Orba e nella Valle Stura al Comune di Genova da parte del marchese di Ponzone. Nel 1294, fu testimone del giuramento al Comune genovese da parte del marchese Antonio del Carretto, fu presente alla vendita del territorio di Calvi (in Corsica) al Comune di Genova da parte di Oberto Doria. E negli anni immediatamente successivi assunse un ruolo da assoluto protagonista nelle alte sfere della politica cittadina, caratterizzata da forti e sanguinosi conflitti interni.
La pacificazione imposta nel 1295 dall’arcivescovo Iacopo da Varazze, da poco insediato sulla cattedra genovese, non fu di lunga durata. Nel febbraio del 1296, dopo un lungo protrarsi di gravi discordie civili che videro contrapposte le quattro principali famiglie aristocratiche della città (le cosiddette quatuor gentes: Doria e Spinola, Fieschi e Grimaldi) e i loro alleati, le forze ghibelline coadiuvate dai popolari riuscirono a prendere il sopravvento. Pochi mesi più tardi Spinola fu eletto capitano del Popolo assieme a Corrado Doria (figlio di Oberto Doria capitano consocio del padre), nonostante che nel 1290, in seguito al ‘licenziamento’ dei due precedenti capitani del Popolo, fosse stato deciso di abolire la diarchia e di ritornare a un governo retto dal podestà forestiero.
Pare che ai diarchi fossero concessi, in questo frangente, poteri più ampi di quelli detenuti dai loro predecessori; il Consiglio generale negli anni di questo secondo ‘doppio capitanato’ ebbe verosimilmente meno peso nel processo decisionale, che sembra essere stato appannaggio dei due capitani, dell’abate del Popolo e del Consiglio ristretto degli otto anziani (Caro, 1974-1975, II, p. 214).
Il governo dei due diarchi coincise con la seconda emblematica vittoria del Comune genovese della seconda metà del secolo XIII dopo la battaglia della Meloria. A partire dai primi anni Novanta del secolo XIII, infatti, le schermaglie fra le navi genovesi e quelle veneziane si erano intensificate (per una rivalità determinata anche dall’espansione dei veneziani sui mercati orientali), e l’8 settembre 1298 i contrasti culminarono nella battaglia di Curzola (un’isola di fronte alla costa dalmata) che portò alla cattura da parte dei genovesi di molti prigionieri, compresi l’ammiraglio Andrea Dandolo e Marco Polo.
Spinola fu capitano del Popolo anche nel 1299, questa volta assieme a Lamba Doria, il vincitore di Curzola, e a maggio dello stesso anno – di concerto, e attraverso la mediazione di Matteo Visconti – i due capitani firmarono un trattato di pace con Venezia, confermato pochi mesi dopo. Seguirono un armistizio anche con Pisa (luglio del 1299) e una pace quasi trentennale con il Comune toscano, rinnovando gli impegni che erano già stati presi dalle due città poco più di un decennio prima, nel 1288. Lo stesso giorno fu firmata una pace anche con il Giudicato di Arborea, siglata dal giudice Giovanni di Arborea, alleato di Pisa, in cui Genova ottenne tutti i diritti su Sassari e sul territorio annesso.
Di queste paci, tuttavia, né i due diarchi né tantomeno il Comune genovese trassero rilevanti vantaggi. Sul fronte militare e della politica estera, a causa delle numerose perdite subite, Genova uscì esausta e fortemente indebolita dallo scontro con Venezia. Il fronte interno, invece, fu condizionato dal riaccendersi dei conflitti fra le principali fazioni cittadine e dalla mancanza di coesione fra le compagini sociali, dettata in primo luogo dall’inasprimento dei rapporti fra le due principali famiglie dirigenti, su cui pesò il lavorio di Bonifacio VIII intento a portare la città sotto l’influenza guelfa. A questo clima si aggiunsero i riverberi del contesto sovralocale, andando ad incidere ulteriormente sulla tenuta del vertice politico della città.
La diarchia Spinola-Doria non ebbe lunga durata: pochi mesi dopo la firma dei trattati di pace con Venezia, Pisa e il Giudicato di Arborea, il 28 ottobre 1299 – festa dei Ss. Simone e Giuda, il giorno simbolico in cui ventinove anni prima era stato instaurato per la prima volta il doppio capitanato di Popolo – Spinola e Lamba Doria diedero le dimissioni e il governo della città fu nuovamente affidato a un podestà forestiero. La carriera di Corrado Spinola però non si interruppe e fu chiamato a rivestire la carica di ammiraglio da Federico III re di Sicilia.
Morì il 27 settembre 1304 a Genova mentre era ancora in carica come ammiraglio aragonese e fu sepolto nella chiesa di S. Caterina. Una statua in marmo che lo raffigura, segno del rilievo e del prestigio di questo personaggio, riconosciuto dalla sua stessa famiglia, adorna la facciata del palazzo Spinola dei Marmi in Genova.
Corrado aveva sposato in data imprecisata Argentina, figlia di Opizzo Fieschi, conte di Lavagna: da questa unione era nato Opizzino, che ricoprì la stessa carica politica del padre quando la diarchia Doria-Spinola venne ripristinata nei primi anni del Trecento.
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