SPINOLA, Corrado
– Del ramo degli Spinola di Luccoli, nacque verosimilmente a Genova verso la fine del XIII secolo, da Odoardo, dal quale ottenne il feudo di Mongiardino (oggi Mongiardino Ligure, in provincia di Alessandria); il nome della madre è invece ignoto.
Non possediamo notizie in merito alla sua formazione, anche se si può supporre ch’egli abbia appreso i rudimenti della mercatura, come era d’uso nella società genovese del tempo, oltre a passare un periodo di apprendistato in navigazione. Certo, la sua giovinezza dovette conoscere, oltre ai fasti delle grandi vittorie contro Pisa e Venezia (addebitabili, in parte, a membri del casato Spinola), i travagli delle lotte civili sviluppatesi a partire dal 1295 e acuitesi tra il 1306 e il 1309, in concomitanza con il tentativo del cugino Opizzino d’insignorirsi della città. Al pari del padre, Corrado Spinola sostenne le rivendicazioni di quest’ultimo, salvo subirne le conseguenze nel momento della caduta. Gli stretti legami di collaborazione con il padre Odoardo sono dimostrati, infatti, dalla nomina a viceammiraglio del Regno siciliano, già operativa il 2 gennaio 1309, quando, in tale veste, Spinola ricevette da Carlo II d’Angiò 100 once d’oro da corrispondere al genitore quale salario.
La scelta angioina non fu gradita all’imperatore Enrico VII, giunto a Genova nell’ottobre del 1311, nel corso del proprio viaggio in Italia, per ottenerne la signoria. Nelle istruzioni inviate a Uguccione della Faggiuola, vicario imperiale per Genova, nell’aprile del 1313, i figli di Odoardo Spinola sono annoverati tra gli «inimici et persecutores» dell’Impero (Doenniges, 1839, p. 73). Il notaio imperiale Bernardo de Mercato cita Spinola quale principale oppositore di Enrico, riportando le lamentele di Bernabò Doria, deposto dalla carica di capitano del Popolo nel 1309, perché egli entrava e usciva impunemente dalla città. I tentativi dell’imperatore di indurre Spinola a mutare partito furono inutili.
Ancora nel maggio del 1313, Enrico dava istruzioni in proposito a Rainerio, abate di S. Michele di Monte Imperiale, comandandogli di prospettare a Spinola la disponibilità a riceverlo in grazia e misericordia tra i suoi fedeli tramite un arbitrato guidato da un’apposita commissione, composta dal conte di Savoia, da Corrado Doria, ammiraglio di Federico III d’Aragona re di Trinacria, e dal cugino Opizzino. Soltanto se Spinola si fosse rifiutato, sarebbe stato dichiarato ribelle e nemico dell’Impero.
Il 26 dicembre 1313, dopo la morte dell’imperatore, Spinola fu nominato da Roberto II d’Angiò grande ammiraglio di Sicilia in luogo del padre, defunto nello stesso anno. Le fonti non permettono di ricostruirne puntualmente l’operato, benché sia certo ch’egli sia stato beneficato con rendite cospicue, comprese tra le 50 e le 360 once. Non è certo se abbia ottenuto anche il comando delle operazioni di terra nella progettata spedizione di conquista della Sicilia, come riferito da una fonte tarda.
L’organizzazione della spedizione di conquista della Sicilia, prevista inizialmente per il marzo del 1317 e non effettuata a causa d’una tregua stipulata con Federico III, coinvolse a ogni modo altri membri della famiglia, tra cui Nicoloso, incaricato d’armare alcune galee in Provenza e di acquistare a Pisa le armi e le munizioni necessarie.
Con tutta probabilità, Corrado Spinola si adoperò per riorganizzare la marineria angioina e debellare la pirateria e la guerra di corsa, come mostra la richiesta, risalente al 1317, diretta agli abitanti di Pozzuoli, Ischia, Capri e di altre località del Regno, di contribuire finanziariamente per l’armamento d’una flotta che rendesse sicura la navigazione. Forse nello stesso anno, egli dovette subire, però, a Corfù, un duro blocco navale da parte d’una squadra navale veneziana.
Anche in precedenza, Spinola aveva incrociato nell’Adriatico: il 24 ottobre 1315 aveva promesso al capitano veneziano Paolo Morosini di non molestare le galee venete; lo attestano i giudici Paolo da Brindisi e Francesco da Firenze e il notaio di Corfù Bartolomeo da Taranto, secondo i Libri commemoriali veneziani.
A partire dal 1318, Spinola rivestì un ruolo importante nella difesa di Genova (signore della quale era divenuto Roberto d’Angiò) assediata dai ghibellini fuoriusciti; l’annalista Giorgio Stella lo dice, infatti, «Roberti regis generalis exercituum moderator et caput» (Georgii et Iohannis Stellae Annales Genuenses, a cura di G. Petti Balbi, 1975, p. 75).
Alcuni documenti che mostrano Spinola condurre, per ordine del sovrano, un bastimento da Napoli in Provenza (30 novembre 1319) sembrano riferirsi al tentativo di rifornire di vettovaglie la città assediata, grazie ai porti che egli poteva controllare, nonché ricevere (mediante il procuratore Gabriele Festa) un certo numero di once di carlini d’argento dal pisano Angelo Griffi, impegnandosi a pagare 160 fiorini entro quindici giorni dal proprio arrivo a Pisa (aprile 1320, Napoli). Ulteriori atti notarili mostrano, infatti, l’incremento dei traffici lungo la rotta provenzale-napoletana da parte dei guelfi assediati.
Il 26 febbraio 1325, Spinola è attestato a Napoli, impegnato nell’organizzazione della flotta, forte di centoquattordici unità navali, per la progettata spedizione siciliana, condotta da Carlo d’Angiò detto l’Illustre, duca di Calabria. Egli vi prese parte, sbarcando a Palermo il 26 maggio. L’azione, tuttavia, si concluse con un nulla di fatto. È possibile ch’egli abbia partecipato, altresì, alla spedizione successiva, forte di un’ottantina di galee, guidata da Bertrando Del Balzo, sbarcata a Palermo il 4 giugno 1326. Le operazioni di terra furono accompagnate, infatti, da una serie di devastazioni lungo le coste settentrionali e orientali dell’isola. Anche in questo caso, a ogni modo, si trattò d’una iniziativa senza sbocchi, interrotta, peraltro, dalla necessità di fare vela alla volta di Genova, minacciata dalla coalizione ghibellina.
Con tutta probabilità, Corrado Spinola mantenne la carica di grande ammiraglio sino al 1327, quando gli subentrò il vice-ammiraglio Ademaro Romano di Scalea. La data di morte è ignota.
A lui è dedicata una versione dei Disthica Catonis approntata dal sarzanese Francesco Pezamezana. Non è certo se sia un omonimo il Corrado Spinola padre di Contelda, sposa, nel 1337, di Bonifacio della Gherardesca.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Diplomi imperiali, m. 3, n. 23, cc. 22v-23r; 44rv; Archivio di Stato di Pisa, Dipl. Alliata, 1320, aprile 28; Genova, Biblioteca Universitaria, Manoscritti, ms.G._I.3; G. Doenniges, Acta Henrici VII Imperatoris Romanorum et monumenta quaedam alia Medii Aevi, I, Berolini 1839, p. 73; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, I, Venezia 1876, n. 664; C. Minieri Riccio, Genealogia di Carlo II d’Angiò Re di Napoli, in Archivio storico per le province napoletane, VII (1882), 2, pp. 239, 250 s., 477; Georgii et Iohannis Stellae Annales Genuenses, a cura di G. Petti Balbi, Bologna 1975, pp. 75-77.
C. Tutini, Discorsi de’ sette officii overo de sette Grandi del regno di Napoli, Roma 1666, pp. 111 s.; A. Olivieri, Monete e medaglie degli Spinola di Tassarolo, Genova 1860, p. 166; A. Neri, Noterelle artistiche, in Giornale ligustico di archeologia, storia e belle arti, IV (1877), pp. 316 s.; L. Cadier, Essai sur l’administration du Royaume de Sicile sous Charles Ier et Charles II d’Anjou, Paris 1891, pp. 192 s.; G. Poggi, Gli Spinola di Luculi, in Rivista ligure di lettere, scienze e arti, XLIV (1917), pp. 83-135; R. Caggese, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, I-II, Firenze 1922, I, pp. 201, 677 s., II, pp. 175, 223-226; A. Goria, Le lotte intestine in Genova tra il 1305 e il 1309, in Miscellanea di storia ligure in onore di Giorgio Falco, Milano 1962, pp. 251-280; A. Assini, Genova negli anni di Enrico VII di Lussemburgo: le fonti archivistiche, in La storia dei genovesi. Atti del Convegno di studi sui ceti dirigenti nelle istituzioni della Repubblica di Genova, VIII, Genova 1988, pp. 369-387; G. Petti Balbi, L’assedio di Genova degli anni 1317-1331: maligna et durans discordia inter gibellinos et guelfos de Ianua, in Città sotto assedio (Italia, secoli XIII-XV), a cura di D. Degrassi - G.M. Varanini, in Reti medievali. Rivista, VIII (2007), pp. 1-25; S. Morelli, «Il furioso contagio delle genealogie». Spunti di storia politica e amministrativa per lo studio dei grandi ufficiali del regno, in Les grands officiers dans les territoires angevins - I grandi ufficiali nei territori angioini, Rome 2016, http://books.openedition. org/efr/3053 (16 ottobre 2018); R. Lamboglia, La magistratura del Grand’Ammiraglio in età primo-angioina tra «tradizione», «innovazione» e «professionalizzazione», ibid., http://books.openedition. org/efr/3045 (16 ottobre 2018).