Vivanti, Corrado
Storico, nato a Mantova il 23 gennaio 1928 e morto a Torino l’8 settembre 2012. In fuga con la famiglia dall’Italia fascista delle leggi razziali, dopo la guerra – e una lunga esperienza in kibbutz – si laureò all’Università di Firenze con Delio Cantimori, e studiò poi con Fernand Braudel a Parigi. Nel 1962 iniziò a lavorare come redattore per l’editore Einaudi, per il quale, assieme a Ruggiero Romano, diresse la monumentale Storia d’Italia. Insegnò negli atenei di Torino, Perugia e, infine, presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza fino al 2000.
V. ha curato, nella prestigiosa collana La pléiade dell’editore Einaudi, un’edizione delle Opere di M. (3 voll., 1997-2005) corredata di un vasto apparato di note, nonché di un prezioso indice analitico finale, che consente di individuare gli intrecci semantici e concettuali di ogni vocabolo con il contesto in cui è inserito. Le dense introduzioni ai tre volumi delineano una ricostruzione complessiva del pensiero machiavelliano.
La necessità di avviare una profonda riflessione storiografica sulla storia d’Italia portò V. a confrontarsi con Machiavelli. Al di là delle responsabilità politiche dirette della mancata unificazione – attribuite da M. alla Chiesa –, nell’interpretazione di V. il Fiorentino intuì soprattutto come la divisione in classi tipica delle società comunali italiane fosse divenuta un ostacolo alla costituzione di uno Stato unitario (Lacerazioni e contrasti, in Storia d’Italia, a cura di C. Vivanti, R. Romano, 1° vol., I caratteri originali, t. 1, 1972, pp. 907-08) e alla formazione di un sentimento nazionale o comunitario (si veda, anche, La crisi del Cinquecento: una svolta nella storia d’Italia?, «Studi storici», 1989, 1, p. 19).
In particolare, discutendo le tesi gramsciane (espresse nella formula del «giacobinismo precoce» di M.), V. mette in rilievo uno specifico aspetto del pensiero di M.: l’individuazione del rapporto tra libertà e unità del popolo quale fondamento stabile di una forte repubblica. Per V., insomma, M. aveva individuato il nesso fra la potenza politico-militare di uno Stato e la sua unità interna (Lacerazioni e contrasti, cit., p. 909): un fenomeno che in Italia era mancato del tutto per le conseguenze della diretta esclusione dal governo dei ceti popolari, a partire dal Cinquecento (La crisi del Cinquecento, cit., pp. 11-12).
Da queste prime riflessioni, V. sviluppò in seguito una personale interpretazione dell’opera di M., fondata, in particolare, su una lettura dei Discorsi come «institutio populi» (Sur Machiavel, «Annales. Économies, sociétés, civilisations», 1987, 2, p. 305). Se con il Principe M. si era posto l’obiettivo di intervenire rapidamente per salvare l’Italia dal declino, nei Discorsi, spiega V., si pose un traguardo di più lunga durata e di maggiore difficoltà: far vivere liberamente un popolo (pp. 307-08). Da tale lettura prenderanno avvio molte interpretazioni postoperaiste del pensiero machiavelliano (cfr. Pedullà 2013).
Seguendo la lezione di Federico Chabod, nella produzione scientifica successiva V. recuperò ed elaborò l’immagine di un M. che non è più il cinico tecnico della politica, bensì l’uomo esperto delle cose del suo tempo (cfr. introduzione a F. Chabod, Scritti su Machiavelli, 1993, p. XII). Contribuì significativamente, in tal modo, allo sviluppo delle ricerche su uno dei tratti più rilevanti del percorso intellettuale di M., ovvero la sua lunga esperienza di cancelliere della Repubblica di Firenze. Solo mediante la pratica di scrittura politica e amministrativa esercitata in quegli anni – è la tesi di V. – M. avrebbe in qualche modo abilitato la sua prosa volgare al nuovo rilevante compito di ragionare dei principati e delle repubbliche, prima riservato alla sola forma poetica (per es., nei Decennali, cfr. l’introduzione a Opere, 3° vol., 2005, pp. XI-XII).
Bibliografia: Lacerazioni e contrasti, in Storia d’Italia, a cura di C. Vivanti, R. Romano, 1° vol., I caratteri originali, t. 1, Torino 1972, pp. 869-948, in partic. pp. 870-74 e 907-11; Sur Machiavel, «Annales. Économies, sociétés, civilisations», 1987, 2, pp. 303-12; La crisi del Cinquecento: una svolta nella storia d’Italia?, «Studi storici», 1989, 1, pp. 5-23; introduzione a F. Chabod, Scritti su Machiavelli, Torino 1993, pp. VII-XXIII; Niccolò Machiavelli. I tempi della politica, Roma 2008.
Per gli studi critici si veda: G. Pedullà, Tra Sarpi e Gramsci: il Machiavelli di Corrado Vivanti, «Annuario della Accademia nazionale virgiliana», 2013 (in uscita).