correggere
Significa in genere " intervenire a modificare o indirizzare uno stato o un'azione "; a seconda del suo oggetto, si hanno le seguenti accezioni: riferito all'agire, vale " ridurre a ben fare ", come in Rime CXIV 13 priego che con vertù il correggiate; riferito al pensare, vale " liberare dall'errore ", come in Pd III 4 per confessar corretto e certo / me stesso; avendo per oggetto l'opinione erronea, ne significa la modificazione (Cv IV VII 3 la mala oppinione ne la mente, non gastigata e corretta), che diventa eliminazione quando riguardi un fallo, come in I II 11 essere non può sanza improperio del fallo che correggere s'intende.
Vale " guidare ", " governare ", quando l'atto del modificare è condizionato dalla possibilità che la volontà altrui s'indirizzi verso il male, in Cv IV XXIV 14 E però dice Salomone, quando intende correggere suo figlio... Audi, figlio mio (la correptio di Salomone consiste appunto nella duplice indicazione, delle norme buone da seguire e delle cattive da fuggire; e cfr. Prov. 1, 8-10 " Audi, fili mi, disciplinam patris tui / et ne dimittas legem matris tuae ... si te lactaverint peccatores, ne adquiescas eis "). Ha la medesima accezione, in rapporto con la prerogativa istituzionale del principe di guidare al bene, in If V 60 tenne la terra che 'l Soldan corregge (" regge, inclusa l'idea della disciplina imposta ai sudditi ", Chimenz), e Pg VI 95 per non esser corretta da li sproni, dove non si denunzia l'assenza dell'azione di guida, né l'incapacità dell'imperatore, ma l'inefficienza della guida, per essere gli sproni sostituiti dalla briglia, l'autorità imperiale sostituita da quella papale.
In Pd XI 138 e vedra' il corrègger che argomenta, i moderni commentatori sono ormai concordi nell'interpretare c. per " limitare ", accezione affine alle altre già viste. La lezione correggiér - e lo stesso correggér per ‛ correggero ' - che forniva il significato di " domenicano ", parallelo a quello di " francescano " da ‛ cordigliero ' (cfr. Foscolo, Discorso sul testo, Londra 1842, 408 ss. § CXCIV), era provocata, secondo il Torraca (che cita F. da Barberino, Regg. IX 224, nella recensione al Poletto, in " Bull. " II [1895] 199-200), dalla grafia trecentesca ‛ corregiere '; ma contro di essa valsero le argomentazioni del Beccaria (Di alcuni luoghi, ecc., Savona 1889, 207 ss.) e di altri (v. Petrocchi, ad l.), anche se sul significato dell'infinito ritornarono incertezze e proposte, come quella del Bertoldi (" la correlazione che argomentando conclude ", in Lectura, Firenze 1904; ma v. la recensione del Parodi, in " Bull. " XI [1904] 192), del Novati (" rimprovero ", in Freschi e minii, ecc., Milano 1908) e del Porena, che, conservando al verbo il significato di " guidare ", vedrebbe una continuazione della metafora del gregge e del pastore anche nella conclusione del discorso di s. Tommaso: " vedrai quale ammonizione intendono le parole U' ben s'impingua ecc. ".