GOLFO, Corrente del (ingl. Gulf Stream, nome d'uso internazionale)
La scoperta della Florida (1513) coincide con la scoperta della potente corrente che avanza verso N. tra la penisola sopraddetta e i banchi delle Bahama. L'estensione della corrente in oceano e l'enorme importanza nautica di essa furono riconosciute sei anni dopo, quando A. de Alaminos, col favore della corrente, in soli due mesi percorse la rotta Messico-Spagna. Dal nome della contigua penisola, la corrente fu detta Corrente di Florida, nome tuttora usato da alcuni autori. Il nome Gulf Stream fu proposto da Beniamino Franklin per significare la derivazione della corrente dalle acque del Golfo del Messico.
La storia delle esplorazioni e degli studî sulla Corrente del Golfo si identifica, in larga parte, con la storia stessa dei progressi della oceanografia, tanto grande fu, in ogni tempo, l'attrattiva esercitata sui ricercatori da questa grandiosa manifestazione dei moti oceanici. Con B. Franklin, alla fine del sec. XVIII, avviene la scoperta del caratteristico regime termico delle acque; scoperta essenziale, che consente alle navi di conoscere il corso della corrente con semplici misure termometriche e di ridurre a metà il tempo del percorso dall'America all'Europa. Il rivolgimento che avvenne nella navigazione si riverberò sulla funzione economica e commerciale dei porti atlantici degli Stati Uniti; cominciarono a decadere quelli del S. e a svilupparsi rapidamente quelli del N.
B. Franklin, in una carta disegnata verso il 1770, rappresenta la Corrente del Golfo come immane fiume, scorrente fra immobili pareti liquide, prima al largo delle coste degli Stati Uniti, poi trasversalmente da O. a E., nell'Oceano Atlantico, con velocità decrescenti da 4 a 2 miglia all'ora. Questa figurazione corrisponde alla prima tappa storica nelle concezioni e nelle esplorazioni relative alle correnti marine.
La tappa successiva, al principio del sec. XIX, reca impresse le orme del genio di A. Humboldt. La corrente cessa di essere un fiume autonomo, avente le sorgenti nel Golfo; essa è designata come parte della grande fascia che circuisce l'Atlantico settentrionale, girando attorno ad esso nel verso delle lancette dell'orologio.
Con lo sviluppo della navigazione si riconobbe che in tutti gli oceani si presentano circuitazioni e correnti analoghe a quelle dell'Atlantico; che i movimenti interessano non solo limitate zone, ma tutta l'estensione dei mari; che le correnti sono soggette a variazioni e fluttuazioni. L'idea antica del fiume oceanico, scorrente fra acque immobili, ricevette il colpo mortale. Ma il concetto di Humboldt, di circuitazioni definite attorno ad aree marine calme (il Mare dei Sargassi, per la Corrente del Golfo), domina e dirige gli esploratori e i cartografi sino ai nostri giorni.
La fase delle grandi esplorazioni nel Mediterraneo Americano e nella Corrente del Golfo, iniziata nei periodi 1845-60, 1867-1889 dal U. S. Coast and Geodetic Survey, sotto la guida di C. D. Sigsbee, di M. F. Maury, di J. R. Bartlett, culmina nelle magistrali ricerche di J. E. Pillsbury, negli anni 1886-90, nelle quali parallelamente alle determinazioni di temperatura e di salinità, sono direttamente misurate le velocità delle correnti con nave ormeggiata (il Blake) su fondali di più centinaia di metri, e in un caso persino di 420 m. I moderni profili idrografici cominciano ad essere tracciati in seguito alle campagne di B. Helland-Hansen sul Michael Sars del Dr. J. Schmidt e di J. P. Jacobsen, sul Dana, ecc.; e le teorie di V. Bjerknes, sviluppate da W. J. Sandström e da un numeroso stuolo di oceanografi scandinavi e tedeschi, portano chiarimenti essenziali circa la questione, dibattuta da secoli, dei fattori da cui dipende la Corrente del Golfo, e interpretazioni precise sul regime delle correnti marine.
La carta delle correnti atlantiche, data da G. Schott nella prima edizione della Geographie des Atlantischen Ozeans, nel 1912, è chiaramente ispirata ancora ai concetti humboldtiani: la carta che l'autore presenta nella seconda edizione, nel 1926, risponde invece alle figurazioni moderne di A. Merz (1922), di H. Meyer e di G. Wüst (1923); tutte queste carte utilizzano l'immenso materiale riassunto nei grandi atlanti pubblicati dall'Ufficio meteorologico olandese.
Nella sua Physical Geography of the sea (la 14ª edizione, 1875, è tradotta in italiano da L. Gatta) il cap. M. F. Maury dedica alla Corrente del Golfo due capitoli. È curioso rilevare il contrasto fra le idee del tempo e le attuali vedute sull'argomento. Dice il Maury: "Esiste un fiume nell'oceano, il cui volume non varia né con siccità, né con piogge. I suoi lembi e il suo fondo sono d'acqua fredda, mentre la corrente è calda. La sorgente di esso è nel Golfo del Messico, la foce nei mari artici. Non esiste al mondo altra corrente così maestosa. Più rapida del Mississippi e delle Amazzoni, ha volume di acqua migliaia di volte maggiore. Fra il Golfo e la Carolina ha colore azzurro indaco; l'occhio discerne il distacco rispetto alle verdastre acque comuni del circostante mare. Succede di vedere una nave con la prua nelle acque della corrente, mentre la poppa è tuttora nell'acqua marina comune".
Il complesso delle ricerche e degli studi recenti porta invece a queste conclusioni: "La Corrente del Golfo, come fenomeno di correnti superficiali, non merita affatto la posizione privilegiata con cui fu finora figurata dal Franklin in poi. Essa è una modesta diramazione della circolazione superficiale atlantica, e come tale ha portata di gran lunga inferiore rispetto alle correnti equatoriali, che su distese enormi e con rilevante velocità e stabilità, traversano gli oceani da O. a E. Solo nello Stretto della Florida la Corrente del Golfo è ad esse comparabile in velocità e in stazionarietà" (G. Wüst).
La corrente sud-equatoriale atlantica si biforca, come è noto (v. corrente, XI, p. 492), al largo di Capo S. Roque; il ramo che avanza verso NO., accresciuto dalla corrente nordatlantica, entra nel Mare Caraibico e penetra nel Golfo del Messico; il suo moto è dominato dall'azione di deriva degli alisei spiranti verso O. e NO. Dal golfo del Messico la corrente esce rapida dall'angusta sezione fra la Florida e i banchi delle Bahama; ed ha il carattere di corrente di gradiente, o di pressione; essa avanza verso N. contro il vento dominante, con velocità da 3 a 4 nodi.
Il ramo della corrente equatoriale che circuisce le Antille (Corrente delle Antille), raggiunge la Corrente del Golfo verso 27° di latitudine. Le due correnti presentano ivi larghezza approssimativamente uguale; ma quella del Golfo ha velocità quadrupla e maggiore stabilità, così da costituire l'elemento prevalente nella corrente globale che si forma. Oltre il Capo Hatteras la corrente si allontana dalla costa; il fianco sinistro si addossa bruscamente verso le acque costiere e verso 55° di long. O. urta contro le fredde e poco salse acque polari scendenti dal Labrador, le quali si incuneano sotto la Corrente del Golfo e avanzano verso le coste meridionali degli Stati Uniti; il fianco destro si espande e dà origine a numerosi rami che volgono verso il Mare dei Sargassi.
A SO. di Terranova la corrente ha un brusco risvolto verso E., dovuto alla morfologia locale e all'urto con le correnti fredde prosegue poi in direzione NE. verso le coste europee con velocità decrescenti da 15 a meno di 5 miglia al giorno e con stabilità sempre minore. Il ramo nord-atlantico delle correnti non è dovuto a prevalente azione di deriva per l'influenza dei venti di NO., come opinava il Krümmel; ma appare ancora prevalentemente dovuto a correnti di gradiente. A NE. dell'Atlantico la corrente si espande in varî rami nei mari settentrionali ed esercita la sua azione riscaldante e mitigatrice sul clima sino alle zone artiche. Meno stabili e più deboli sono le diramazioni che, oltre 20° long. O., volgono a S. e a SE. verso le coste della Spagna; alcuni autori (Thorade) mettono persino in dubbio se la corrente delle Canarie si debba considerare un prolungamento di un ramo della Corrente del Golfo.
Le distribuzioni della temperatura, della salinità e delle velocità, lungo sezioni trasversali alla corrente, pongono in evidenza i caratteri fisici e dinamici delle acque interne; si riconoscono così assai distintamente i rapporti fra le acque della corrente e quelle del circostante mare, le relazioni fra le stratificazioni e le velocità dei moti, ecc. La velocità di scorrimento appare decrescente rapidamente con la profondità; nello Stretto di Florida la massa d'acque avanzanti verso N. appare distribuita in massima parte nei primi 300 m. di profondità; inferiormente la velocità tende gradualmente a zero; e nelle zone di fondo si ha una controcorrente di acqua fredda scendente da nord.
Note le velocità e le temperature si possono calcolare le masse dì acqua trasportate e stimare le corrispondenti quantità di calorie. Valutando 1, 2 milioni per secondo la massa d'acqua invogliata al mare dal complesso dei fiumi e dei ghiacciai terrestri, si constata che la Corrente di Florida trasporta una massa 22 volte maggiore. La temperatura media, superiore a 27° nello Stretto di Florida, e a 24° a capo Hatteras, è ridotta a 20° a. S. di Terranova. Decresce lentamente ancora in seguito ed esercita nei freddi mari nordatlantici, come osserva il Maury, azione comparabile a quella di un gigantesco termosifone.
Bibl.: Per i problemi connessi alla Corrente del Golfo: H. A. Marmer, The Gulf Stream and its problems, in Geogr. Review, 1929, p. 437. Per la sintesi delle attuali conoscenze e la citazione delle fonti e dell'estesa lett. in argomento: G. Würst, Florida-und Antillenstrom, Inst. für Meereskunde, Berlino 1924; id., Der Golfstrom, in Zeitschr. Ges. für Erdkunde Berlin, 1930, p. 42.