CORRIDOIO (fr. couloir; sp. pasadizo; ted. Korridor, Gang; ingl. corridor)
I corridoi appartengono alla categoria degli ambienti di comunicazione e disimpegno e possono essere proprî di qualunque tipo d'edificio. Costituendo essi area utile perduta, del tutto o almeno in gran parte, data la difficoltà d' utilizzarli per altro uso oltre al semplice passaggio, si cerca di evitarli ovunque si possa, e in alcuni tipi d'edifici ciò riesce agevole data la possibilità di sostituirli con ambienti di disimpegno in parte altrimenti godibili (ingressi, halls, vestiboli, anticamere) oppure mediante il sapiente ingranamento dei vani, in alcuni dei quali sia ammissibile senza inconvenienti il transito agli altri, magari con l'ulteriore ausilio di piccoli ambienti sussidiarî di passaggio.
Evidentemente ciò si verifica solo nel caso di non grandi edifici isolati, oppure di organismi suddivisi in cellule indipendenti, la cui pianta abbia un carattere centralizzato: è impossibile invece quando si tratti di vasti complessi unitarî a corpi di fabbrica allungati nei quali sussista la necessità d'un integrale disimpegno tra i varî ambienti anche l'uno lontano dall'altro.
L'abolizione dei corridoi può essere dunque specialmente consentita, per quanto si riferisce alle case d'abitazione, in alcuni tipi isolati a schema unitario, casette, ville e palazzetti, o nei moderni falansterî contenenti piccoli alloggi, quando si adottino ossature in cemento armato le quali permettano l'abolizione dei muri di spina e la costruzione di leggiere tramezzature di piano in piano indipendenti, atte a costituire un ben articolato intreccio di stanze.
I tipi planimetrici nei quali il disimpegno tra i vani si effettua a mezzo di corridoi possono distinguersi in due categorie: a corridoio laterale, quando il corpo di fabbrica è doppio e gli ambienti sono disposti da una sola parte del passaggio: a corridoio centrale, se il corpo di fabbrica è triplo e gli ambienti sono disposti lateralmente al passaggio, dalle due parti. Nel primo caso il corridoio può essere larghissimo, e se supera i tre metri esso assume il nome di galleria (v.), e se aperto di loggiato o di veranda (v.). La struttura planimetrica a corridoio laterale è assai costosa per la vastità delle superficie inutilizzate in confronto alle utili da essa servite: perciò nei fabbricati di carattere economico e utilitario si ricorre al tipo di pianta a corridoio centrale, detto anche conventuale. Esso offre gravi inconvenienti specialmente relativi alla necessità di aereare e illuminare i corridoi centrali solo indirettamente. A cotesti inconvenienti si cerca di ovviare con diversi correttivi: per esempio mediante finestre praticate all'estremità dei corridoi stessi quando sia possibile prolungarli fino a un muro perimetrale, o anche in corrispondenza alle zone intermedie, quando si possano ad essi innestare bracci trasversali; o infine disponendo nei muri perimetrali rientranze adatte, fino a toccare il corridoio stesso. Quando non si possa altrimenti risolvere il problema di illuminare ed aereare zone interne del fabbricato, si ricorre all'uso delle chiostrine o cavedî (v. cortile). Nei corridoi situati all'ultimo piano si può ottenere l'illuminazione dall'alto, e per quelli a contatto con scale aperte, quali ad esempio si riscontrano nei villini, mediante aperture comunicanti con esse. I corridoi centrali sono in genere situati fra un muro di spessore e un tramezzo, e la loro lunghezza non deve superare i sette o otto metri, se non esiste illuminazione diretta: per lunghezze maggiori dovrebbe esistere almeno una finestra ogni quindici metri. Nelle case civili un corridoio principale non dovrebbe essere largo meno di m. 1,20 o di m. 1 se è passaggio di servizio. L'altezza del corridoio può essere, volendo, inferiore a quella degli ambienti disimpegnati, anche soltanto di metri 2,60-2,80, e allora la parte superiore di spazio libero può essere utilizzata mediante soppalchi.
Notevole importanza rivestono, nello studio d'un organismo planimetrico a corridoio centrale, le soluzioni per il disimpegno di ambienti situati in condizioni speciali, ad esempio delle stanze d'angolo degli edifici, che si ottiene o ingrandendo le dimensioni di esse o costituendo passaggi obliqui scantonando le due stanze perimetrali laterali a contatto, o con altri accorgimenti diversi a seconda che l'angolo dell'edificio sia retto, acuto, od ottuso. Di attenzione particolare devono essere oggetto anche le soluzioni d'ingresso dal corridoio agli ambienti ubicati verso una sua testata, dovendosi talora fare in modo, con la creazione di brevi bracci trasversali, o con la disposizione a smussi diagonali del tramezzo terminale, di ottenere in corrispondenza di detta testata il disimpegno d'un nodo talvolta numeroso di ambienti.