corrompere
Con costrutto transitivo, nel senso di " alterare ", " decomporre ", il verbo compare in Cv III XII 8 Lo sole tutte le cose col suo calore vivifica, e se alcuna ne corrompe, non è de la 'ntenzione de la cagione, ma è accidentale effetto, e IV X 11 [ciò che] altera o corrompe alcuna cosa convegna essere congiunto con quella. Contrapposto a ‛ generare ' c. vale " distruggere ", " annullare ", in II VIII 4 perché la loro vertù corrompe l'uno e l'altro genera? Analogamente in VIII 3, con costrutto intransitivo pronominale.
Nel senso di " corrompersi moralmente " il verbo ricorre in Cv IV V 13 E chi dirà che fosse sanza divina inspirazione... Curio, da li Sanniti tentato di corrompere, grandissima quantità d 'oro per carità de la patria rifiutare, dicendo che li romani cittadini non l'oro, ma li possessori de l 'oro possedere voleano?
Con costrutto intransitivo pronominale, nel senso di " alterarsi ", " guastarsi ", compare in Cv IV X 9 è da sapere che ogni cosa che si corrompe, sì si corrompe, precedente alcuna alterazione. Con il valore di " venir meno ", " neutralizzarsi ", come lasciano intendere le espressioni precedenti questi vizii... si vincono per buona consuetudine, e le passioni... consuetudinarie per buona consuetudine del tutto vanno via, in III VIIII 8 la mala consuetudine, per lo suo contrario si corrompe. L'antico pensiero che si corruppe, " venne sopraffatto, vinto " fino a che ne fu mostrato l 'errore, è contrapposto a lo pensiero nuovo avverso (II X 1). Il participio passato, nella struttura latineggiante dell'ablativo assoluto, compare in IV I 10 conveniesi per via tostana questa medicina, acciò che fosse tostana la sanitade; la quale corrotta, a così laida morte si correa.
Con il valore di aggettivo, nel senso di " alterato ", " depravato ", " viziato ", in Pg XVI 105 Ben puoi veder che la mala condotta / è la cagion che 'l mondo ha fatto reo, / e non natura che 'n voi sia corrotta; nel senso di " errato ", " irregolare ", " disordinato ", in XVII 126 or vo' che tu de l'altro intende, / che corre al ben con ordine corrotto (cfr. l'espressione ordine perverso, con lo stesso valore, in Cv I VII 4 e nel latino di Mn III IV 13).