CORSICA
Le ricerche archeologiche nell'isola sono iniziate in modo sistematico solo negli anni '50 e sono state sempre svolte con mezzi limitati. Il settore più vitale e originale dell'archeologia corsa è costituito dalla pree protostoria e il suo sviluppo è dovuto alle ricerche e ai lavori di R. Grosjean, scomparso nel 1976. Una nuova generazione di preistorici ha ampliato il campo delle ricerche negli ultimi vent'anni, ma gli interventi di scavo sono tuttora limitati a un numero ridotto di siti e di regioni, impedendo sintesi di ampio respiro. Un altro limite di queste ricerche, messo in luce di recente dai lavori di G. Camps, è la volontà degli studiosi locali di ricercare a ogni costo le «originalità» dell'isola, trascurando i dati più generali delle grandi correnti delle culture mediterranee che ne hanno condizionato tutte le fasi storiche, anche se in genere con ritardo e in forme impoverite.
Non esiste per ora alcun dato archeologico che possa permettere di pensare a una presenza umana stabile in C. durante il Paleolitico, mentre bisogna aspettare la metà del VII millennio a.C. per avere la certezza di un popolamento stabile e strutturato di tutto il territorio insulare (al VII millennio è datata la sepoltura più antica scavata nella C. meridionale, a Bonifacio, nel riparo naturale di Araguina-Sennola) attribuito a gruppi umani provenienti dalla Toscana.
La C., allo stato attuale di ricerche che andrebbero sviluppate e di stratigrafie che aspettano conferme definitive, sembra presentare due facies del Neolitico Antico, l'una con ceramica cardiale dominante e con uno scarso uso di ossidiana (in particolare nel sito di Basi, nella C. meridionale e in quello di Strette a NO dell'isola), l'altra che presenta sia ceramica cardiale che incisa o decorata a punzone e un largo uso di ossidiana importata dalla Sardegna (in particolare a Curachiaghju, nel Sud dell'isola). I maggiori influssi sembrano provenire dalla Toscana, mentre relazioni stabili sono accertate anche con la Sardegna. Il periodo tra il VI e il V millennio sembra essere stato caratterizzato da un'accentuata mobilità e da una pratica agricola sporadica, mentre l'allevamento doveva essere sistematicamente diffuso in parallelo con la caccia.
Per il Neolitico Medio, è soprattutto dagli scavi di Basi e Araguina-Sennola (a S) e Scaffa Piana (a N) che si hanno le maggiori informazioni. Durante il IV millennio appaiono e si sviluppano le punte di armi e si generalizza l'uso dell'ossidiana; viene prodotta una ceramica di qualità migliore, anche per quanto riguarda la decorazione, specie nel Sud dove si intensificano i rapporti con la Sardegna.
Il III millennio è da molti considerato come l'epoca più importante per la preistoria della C.; cresce notevolmente la popolazione (probabilmente in collegamento con fenomeni di emigrazione) e si hanno sensibili miglioramenti nella produzione agricola e pastorale; compare anche la lavorazione dei metalli e viene attuato un primo sfruttamento di giacimenti locali di rame. Un altro fenomeno appariscente di questo periodo è la moltiplicazione dei monumenti megalitici, da collegare probabilmente con un intensificarsi delle relazioni con il continente. Inoltre aumentano gli insediamenti costieri in siti facilmente difendibili. In questo periodo vengono ricavate dalla roccia coppelle di varie dimensioni, che servivano per lo più a schiacciare cereali o ghiande. Per l'industria litica bisogna segnalare vari oggetti, fra i quali vasi di pietra; si moltiplicano parures in pietra (bracciali e perle soprattutto).
Nel campo della produzione ceramica, il III millennio è caratterizzato anch'esso da notevoli elementi di novità, con l'apparizione delle forme a fondo piano e di quelle decorate da perforazioni orizzontali praticate attorno al vaso, prima della cottura, a una distanza dai 18 ai 28 mm dal bordo; il diametro delle perforazioni va dai 4 ai 7 mm ed esse distano in media le une dalle altre 25 mm.
Durante il Neolitico Finale e il Calcolitico, sono ben rappresentate altre forme ceramiche, come p.es. quelle con anse a nastro e inoltre tazze, bottiglie e scodelle. Fra i grandi contenitori si riconoscono due forme principali, l’una svasata (che può superare gli 80 cm di altezza), l’altra, anch’essa svasata ma rastremata al di sotto del bordo, ha dimensioni minori. La ceramica decorata è invece piuttosto rara e presenta vari tipi di incisioni geometriche, a graffito o a pettine; più rari ancora sono i casi di decorazione impressa o in rilievo. Numerosissime invece, durante questo periodo, sono le fusaiole, in genere spesse, biconiche o asimmetriche.
Sul sito di Terrina, presso Aleria, G. Camps ritiene di aver individuato uno degli insediamenti essenziali per la conoscenza del Calcolitico in Corsica. La tecnica di lavorazione del rame, verosimilmente estratto nell'isola, è probabilmente importata dalla Sardegna e dalla Toscana. Per l'almentazione, oltre alle risorse agricole e allo sfruttamento della vegetazione spontanea e del miele, l'apporto in proteine veniva essenzialmente (oltre che dagli animali delle greggi) dai corsi d'acqua, dagli stagni e dal mare (molluschi e pesci). L’habitat era verosimilmente costituito da capanne di legno, difficili da individuare nei suoli piuttosto acidi dell'isola.
Per quanto riguarda i megaliti, la teoria più recente di G. Camps vede un asse di sviluppo dei dolmen, dalla costa provenzale all'Algeria orientale, passando dalla Sardegna. Ipotesi troppo precise rispetto a dati di scavo insufficienti non hanno ancora risolto in modo soddisfacente i problemi di cronologia e di evoluzione di questi monumenti sepolcrali, divisi in due categorie da G. Camps, i coffres e i dolmen, difficili però a volte da distinguere gli uni dagli altri.
Gli allineamenti di menhir - più ancora delle statue-menhir ben più celebri - costituiscono l'elemento di maggiore originalità della C. preistorica. Nella sola parte meridionale dell'isola ne sono stati finora scoperti 25; i menhir finora noti sono complessivamente 572; a volte gli allineamenti sono in collegamento con sepolture megalitiche. L'originalità dei menhir corsi, più che nelle loro dimensioni (di rado superano i 3 m), sta nei lunghi allineamenti che li contraddistinguono, piuttosto rari nel mondo mediterraneo. Si presentano comunque di rado isolati, salvo nei casi in cui siano abbinati a sepolture megalitiche (p.es. davanti a un dolmen). L'insieme di menhir più spettacolare finora noto nell'isola è costituito dai 258 esemplari, ripartiti su 7 allineamenti, di Palaghju (16 km a SO dell'attuale cittadina di Sartene). Il sito più noto dell'isola, Filitosa, scavato e valorizzato da R. Grosjean, oltre ai suoi monumenti fortificati circolari, presenta un numero elevato di statue-menhir, scolpite e non, prodotte in questa zona.L'altro elemento di originalità dei menhir corsi, costituito dalla loro evoluzione dal semplice monolite rozzo alla statua-menhir, ha dato luogo a teorie fantasiose, anche se ormai radicate, elaborate in particolare da R. Grosjean, man mano che si moltiplicavano le sue scoperte, pubblicate in numerosi contributi: le statue-menhir sarebbero state erette per testimoniare le vittorie dei megalitici autoctoni sugli Šardani venuti dal mare, i quali, definitivamente vittoriosi, a loro volta costruirono «torri» all'interno di villaggi, reimpiegando, spezzate, le statue-menhir dei vinti. Questa teoria è stata contestata in varie occasioni, prima da F. De Lanfranchi e M.-C. Weiss poi da G. Camps che ridimensionano il fenomeno rapportando ai guerrieri indigeni le rappresentazioni delle statue-menhir. Per quanto riguarda le «torri» o «castelli» scavati in numero sempre maggiore negli ultimi anni, anche qui la teoria del Grosjean che vi vedeva monumenti cultuali è oggi abbandonata, mentre altri archeologi li giudicano piuttosto strutture difensive, con spazi riservati all'ammasso di provviste in caso di assedio. Questi monumenti sono stati paragonati a costruzioni prenuragiche sarde, specialmente della Gallura. La loro maggiore diffusione si colloca nella seconda metà del II millennio, ed essi sono spesso utilizzati fino al Medioevo senza soluzione di continuità. I maggiori contatti della produzione ceramica (forme e decorazione) si hanno in questo periodo con l'ambiente italico.
Le manifestazioni artistiche della preistoria corsa sono scarse e di difficile datazione; si tratta, in particolare, di pochissimi esemplari di statuine antropomorfe e di maldestre pitture e incisioni rupestri.
Durante l'Età del Ferro si nota una continuità di insediamento e le sepolture sono più ricche dei centri abitati. Mentre il Sud dell'isola sembra avere rapporti meno intensi con la Sardegna (sono assenti p.es. i tipici «bronzetti»), le regioni settentrionali vedono moltiplicarsi i contatti con la Toscana e con la Liguria. Mentre per gli inizi dell'Età del Ferro si hanno numerosi dati, per la fase finale è la sola Aleria a fornire testimonianze esaurienti, e mancano dati di rilievo negli altri siti noti dell'isola, se si escludono le scoperte effettuate a Cagnano, nel Capo Corso (corredi di tombe con oggetti di bronzo di interesse eccezionale) e a L'Ordinaccio (a S di Aleria). Rimane però tuttora oscura la breve ma intensa fase greca di Aleria, in seguito alla fondazione della colonia focea, attorno al 565 a.C., che dovette sconvolgere gli equilibri locali (come ben messo in evidenza da M. Gras) per lo meno ad Aleria e nella sua pianura, la più estesa dell'isola; comincia invece a essere ben conosciuta l'Aleria etrusca.
Mancano tuttora dati archeologici di un certo rilievo, relativi al periodo di transizione tra la presenza etrusca in C. e l'occupazione cartaginese, che vengano in aiuto agli scarsi dati delle fonti letterarie, così come mancano ancora testimonianze riguardanti il periodo repubblicano dalla prima vittoria di L. Cornelio Scipione nel 259 a.C. al momento dell'istituzione della provincia Sardinia et Corsica nel 227 (v. Provincie romane).
Bibl.: Per la preistoria la bibl. più esauriente e aggiornata è quella raccolta nei volumi di G. Camps: Préhistoire d'une île, les origines de la Corse, Parigi 1988; Terrina et le terrinien: recherches sur le chalcolithique de la Corse, Roma 1988. - V. inoltre: E. Atzeni: L'abri sous roche D' du village préhistorique de Filitosa (Sollacaro, Corsé), in Congrès préhistorique de France, i8e session, Ajaccio 1966, pp. 169-189; G. Lilliu, Rapports entre la culture «torréenne» et les aspects culturels pré- et protonouragiques de la Sardaigne, ibid.. pp. 295-320; F. De Lanfranchi, Capula. Quatre millénaires de survivances et de traditions (Centre Archéologique de Levie), Levie 1978. - Tra le opere di R. Grosjean si segnalano: Filitosa et son contexte archéologique, in MonPiot, LII, 1961, pp. 3-102; La Corse avant l'histoire, I, La civilisation mégalithique et sa culture artistique terminale, Parigi 1966; Classification descriptive du Mégalithe corse. Classification typologique et morphologique des menhirs et statues menhirs de l'île, in BPrHistFr, LXIV, 3, 1967, pp. 707-742; La préhistoire, la protohistoire, in P. Arrighi (ed.), Histoire de la Corse, Tolosa 1971, pp. 11-65; Torre et torréens. Age du Bronze de l'île de Corse (Promenades Archéologiques, 3), Ajaccio 1975; R. Grosjean, F. L. Virili, Guide des sites torréens de l'âge du Bronze corse, Parigi 1988. - Fra i lavori di F. De Lanfranchi e M.-C. Weiss: La civilisation des Corses. Les origines, Ajaccio 1973; Les civilisations néolithiques en Corse, in La préhistoire française, II, Les civilisations néolithiques et protohistoriques de la France, Parigi 1976, pp. 432-442; La Corse préhistorique, in F. Pomponi (ed.), Le Mémorial des corses, Ajaccio 1981, pp. 11-113; Les statues menhirs de la Corse, état de la question, in Etudes Corses, XXVII, 1986, pp. 169-195. - Cfr. inoltre le Informations archéologiques relative alla C. di Gallia (XIII, 1955; XV, 1957) e Gallia-Préhistoire (dal II, 1959 in poi). - V. inoltre nella collana diretta da M.-C. Weiss, Les temps anciens du peuplement de la Corse·. AA.VV., I. La Balagne, Università di Corte 1988. - Per lo scavo sul sito di Cucuruzzu: F. De Lanfranchi, Les sépultures de Santa Catalina et de Cucuruzzu, in Corse Historique, XXIX-XXX, 1968, pp. 67-87; id., Les résultats d'un premier sondage dans le village protohistorique de Cucuruzzu (Levie, Corse), in BPrHistFr, LXXVI, 1979, pp. 80-86. - Sui monumenti di età protostorica: M. Brunswig, Les monuments circulaires protohistoriques de la Corse méridionale: état des questions, in Lettre d'information. Archéologie du midi méditerranéen (Centre de Recherches Archéologiques de Sophia Antipolis), I, Valbonne 1982, pp. 5-10. - Sulla fauna dell'isola in rapporto all'alimentazione, dalla Preistoria al Medioevo: J.-D. Vigne, Les mammifères terrestres non volants du post-glaciaire de Corse et leurs rapports avec l'homme: étude paléo-ethnozoologique fondée sur les ossements (diss.), Parigi 1985; G. Camps, Le jeune mouton et la mer, in Diogène, CXXXVI, 1986, pp. 24-48.
Per il sito dell'Età del Ferro di Cagnano: E. Chantre, La nécropole protohistorique de Cagnano, in Compte-rendu de l'Association française pour l'Avenir des Sciences, XXX, Ajaccio 1901, p. 715 s.; A. Romagnoli, Une découverte préhistorique à Cagnano, in Bulletin de la Société des Sciences Historiques et Naturelles de la Corse, XXXII, 1912, pp. 323-326. - Per il sito dell'Ordinaccio: F. De Lanfranchi, Ch. Luzi, La grotte sépulcrale de l'Ordinaccio, in Préhistoire Ariégeoise, XXVI, 1971, pp. 127-140. - V. inoltre: J.-Cl. Ottaviani, J. Magdeleine, Modes d'inhumation et rites funéraires en Corse durant l'âge du Fer, in La mort en Corse et dans les sociétés méditerranéennes (Etudes Corses, XII-XIII), 1979, pp. 59-63.
Sul commercio dei bronzi e la C. in età protostorica: J. Guilaine, Le sud de la France, la Corse et la circulation des bronzes, de 1200 à 500 av. J. C., in La Sardegna nel Mediterraneo, Selargius-Cagliari 1986, pp. 443-464.
Sul periodo greco ed etrusco della C. nel contesto mediterraneo: J. Jehasse, La Victoire à la Cadméenne d'Hérodote (I. 166) et la Corse dans les courants d'expansion grecque, in REA, LXIV, 1962, pp. 254-264; J. e L. Jehasse, La Grande Grèce et la Corse aux IVe et lile siècles, in Mélanges offerts à jf. Carcopino, Parigi 1966, pp. 529-561, da completare con la sintesi di M. Gras, Trafics tyrrhéniens archaïques (BEFAR, 258), Roma 1985.
In generale per aggiornamenti sugli scavi si rimanda alle Informations archéologiques della rivista Gallia, 1950 ss., a opera di F. Benoît, M. Euzennat, Ch. Goudineau, J. Jehasse.
Sugli scavi recenti compiuti a Piantarella (Bonifacio): P. Agostini, Le site romain de Piantarella, in ACors, X-XI, 1985-1986, pp. 3-43.
Fra le riviste locali si segnalano: Bulletin de la Société des Sciences Historiques et Naturelles de la Corse, Corse Historique, Revue d'Etudes Corses, Etudes Corses, Cahiers Corsica.