CORTONA
. Antica città della Toscana, nella provincia di Arezzo, posta sulle elevate pendici di un'altura, propaggine meridionale dell'Alta di S. Egidio (m. 1050), da cui dista 4 km., alla altitudine media di 500 m. s. m. e 250 sul livello del piano sottostante. Cortona, che ebbe tanta importanza nell'antichità e nell'età di mezzo, è oggi una piccola città che nel recinto delle sue antiche mura, di circa 30 ettari d'area, accoglie una popolazione di 3597 abitanti. A parte i ricordi dell'ea etrusca e l'importanza storico-artistica dei suoi edifici (v. oltre), la città gode rinomanza come cospicuo centro economico e mercato assai frequentato per i prodotti agricoli del suo feracissimo territorio; nonché per la posizione dominante e la veduta ampia e veramente magnifica che si gode sulla Valdichiana e sui monti che la ricingono dal parapetto del suo bel giardino pubblico o più ancora dalla sovrastante chiesa di Santa Margherita o dall'antica Fortezza (m. 650). Cortona è sede vescovile e centro culturale.
Il territorio del suo comune si estende per un'area di 341,39 kmq. sull'adiacente Valdichiana e sulle retrostanti zone montane. Al censimento del 1921 esso annoverava una popolazione di 30.050 ab., dei quali 27.622 vivevano sparsi nella campagna e solo 4213 nei centri, rappresentati, oltre che dal capoluogo, dalle borgate di Camucia e di Terontola. Camucia è di assai recente origine e sorse nel piano ai piedi dell'altura su cui si stende la città dopo la costruzione della ferrovia, in prossimità appunto della stazione. Terontola è una borgatella che ha dato il nome alla stazione ferroviaria ove alla linea Arezzo-Chiusi s'innesta quella per Perugia e Foligno. Lo sviluppo agricolo della regione, in seguito alla compiuta bonifica della Valdichiana, ha determinato nell'ultimo secolo un considerevole aumento della popolazione; aumento verificatosi quasi esclusivamente nel contado, perché la popolazione della città è rimasta stazionaria. Così il comune, che nel 1551 contava 15.371 ab., discese nel 1745 a 13.988, salì dopo le compiute bonifiche della Valdichiana a 22.275; contava 25.087 ab. nel 1861 e si accrebbe di altri 5000 nel sessantennio successivo.
Monumenti. - La potenza di Cortona sotto gli Etruschi è confermata dalla poderosa cinta murale di cui restano avanzi estesi e imponenti che permettono di ricostruirne il perimetro (km. 2,880), da costruzioni varie (mura, vòlte) conservate nell'interno della città e dalle ricche tombe scoperte nella campagna immediatamente sottostante: la tanella o grotta di Pitagora (fine sec. V a. C.), con vòlta a cuneo costituita da cinque enormi bl0cchi (2,90 × 0,63), la tomba del Calcinaio, attigua, parzialmente distrutta; i due meloni del Sodo (fine sec. VIII, sino al IV-III a. C.), con camere a pseudo vòlta ad aggetto, disposte ai lati e nel fondo di un corridoio centrale (nel 1° melone è un'interessante epigrafe etrusca); e il melone di Camucia (sec. VII, fino al III-II a. C.), formato di vani rettangolari pure con vòlta ad aggetto, da cui proviene ricca suppellettile (Firenze, Museo Archeologico).
Di epoca romana restano solo alcuni pavimenti a musaico e brevi tratti di muri.
Nel museo dell'Accademia etrusca (v. appresso), fra moltissime altre antichità egiziane, etrusche e romane di varia provenienza, alcune di notevole pregio, eccelle il famoso lampadario bronzeo (kg. 57,72), composto da un bacino sorretto da un braccio conico e fornito di 16 fiammelle, tutto stupendamente decorato a sbalzo (arte etrusca del sec. V a. C.). Celebre pure un dipinto a encausto su lavagna con busto di donna che tiene la cetra e del quale sono molto discussi il soggetto e l'epoca (Musa Polimnia? sec. I d. C.?). Nel duomo è conservato un sarcofago marmoreo romano (epoca degli Antonini) con scena di combattimento fra Dioniso e le Amazzoni.
Non tutti integri i monumenti di architettura romanica. Dell'antica pieve, risalente al sec. XI, appena qualche traccia nella facciata del duomo; e solo alle falde orientali del monte di Cortona, S. Angelo a Metelliano conserva quasi intatta la sua struttura basilicale. Tra gli edifici civili, il palazzo comunale, da poco ripristinato, ha varie parti originali; ed è quasi intatto il dugentesco palazzo Passerini-Crivelli. Più scarsi i saggi cospicui di architettura ogivale - civile in specie - mentre per la scultura Cortona vantava due buoni maestri in Angelo e Francesco di Pietro, autori della tomba di Santa Margherita nell'omonima chiesa; e per la pittura, a difetto di una scuola locale, accoglieva i migliori maestri senesi, dal Barna ai fratelli Lorenzetti. Non mancano però interessanti edifici sacri di questo periodo, quali San Francesco, iniziato nel 1245 con struttura ogivale, di tipo francescano, a una sola navata spaziosa; San Domenico, un poco più tardo, ma simile nella pianta; S. Antonio, ancora con rimanenze romaniche; e S. Agostino, rimaneggiato posteriormente; mentre S. Margherita, rifatta nell'Ottocento, va considerata ormai edificio moderno.
Maggiore la fioritura architettonica del Rinascimento. Cortona vanta, con altri minori, un architetto di qualche fama in Domenico Bernabei (v.) detto Boccadoro, e scultori, quale il donatelliano Urbano da Cortona; accoglie opere del Sassetta (trittico in S. Domenico), ospita l'Angelico (trittico in S. Domenico e Annunziazione al Gesù), dà i natali a Luca Signorelli (opere specialmente in S. Domenico, S. Niccolò e al Gesù) che nella bottega educa il nipote Francesco e il Papacello (Tommaso Bernabei), e chiama Bartolommeo della Gatta (Assunzione in S. Domenico), e il Marcillat (vetrate istoriate al Calcinaio). Così alla fine del Quattrocento si rinnova completamente l'interno del duomo, ma solo nel Cinquecento si rifà il campanile; poco dopo si costruiscono la chiesetta di San Niccolò, e quella doppia del Gesù (oggi Pinacoteca Signorelliana); mentre nel 1485 s'inizia, sui disegni del senese Francesco di Giorgio Martini, la grandiosa chiesa di S. Maria delle Grazie al Calcinaio, che Domenico di Norbo completa della cupola; e l'insigne monumento è imitato alla metà del Cinquecento dal cortonese Battista di Cristofanello Sensi in Santa Maria Nuova, a pianta centrale, con cupola più tarda. Non meno numerosi sono gli edifici civili di questi due secoli, conservanti però la tradizionale semplicità, quali il palazzo Tommasi, ora Fierli-Petrella, quello Laparelli, ora Mancini-Sernini e ancora i palazzi Sernini, ora ricovero di mendicità, Brunelleschi-Lovari grandioso, e specialmente, fuor delle mura, il Palazzone dei Passerini.
Ma lo spirito del Rinascimento permane anche dopo; non solo nella facciata del palazzo Pretorio, ma anche negli edifici posteriori, quali i palazzi Zeffirini e Alticozzi-Ristori; fino quasi al palazzo Mancini-Ferrati, cui nella prima metà del Settecento M. Tuscher conservò gustosa sobrietà di linee e d'ornamenti. Fino dal terzo decennio del sec. XVII, Filippo Berrettini indulgeva alquanto al gusto secentesco in S. Spirito (cupola della metà del '700); e più vi indulgeva, sullo scorcio di quel secolo, Antonio Jannelli in S. Filippo; mentre qualche decennio poi (circa 1734) A. Algardi rimaneggiava il coro e il presbiterio del duomo. Nel frattempo diventava celebre il nome di P. Berrettini (v. pietro da cortona). Del secolo scorso sono il teatro Signorelli e la Loggia del Grano, di C. Gatteschi.
V. tavv. CXIX e CXX.
Istituti di cultura. - Son da ricordare: l'Accademia etrusca, fondata il 29 novembre 1727 per lo studio delle antichità etrusche, greche e romane: fu in grande rigoglio nel sec. XVIII e in parte nel XIX; la biblioteca del comune e dell'Accademia etrusca, con circa 22.000 volumi a stampa, 1172 pergamene, 133 incunaboli e 633 mss.; il museo etrusco (riordinato nel 1929) con ricche collezioni di vasi, bronzi, monete, medaglie; la pinacoteca, con opere di Luca Signorelli, P. Berrettini, ecc.; l'archivio comunale, riordinato verso il 1850. Tutte queste istituzioni hanno sede nel Palazzo pretorio.
Storia. - Le notizie tradizionali sulla fondazione e sulle prime vicende, dovute ad Erodoto (I, 57) e a Dionisio d'Alicarnasso (I, 20, 4), che riporta anche un passo di Ellanico Lesbio (I, 28,3), ritengono la città di fondazione umbra, conquistata poi dai Pelasgi. La leggenda, tramandata da Virgilio (Aen., I, 380; III, 167 seg.; VII, 209; X, 719), le attribuisce origini mitiche e la dice fondata da Corito. Probabilmente, già castello umbro, passò agli Etruschi nel sec. VIII-VII a. C., diventandone poi importante lucumonìa ed estendendo il predominio sull'ampia valle della Chiana. Entrò nell'alleanza romana sulla fine del sec. IV. Al tempo della guerra sociale ricevette la cittadinanza romana e fu iscritta nella tribù Stellatina. Venne poi inclusa nella lega imperiale dei 15 popoli etruschi. Salvo qualche accenno senza importanza, manca ogni notizia fino al sec. X d. C. circa.
Prima di assicurarsi la propria autonomia Cortona ebbe frequenti conflitti coi Perugini fra il 1065 e il 1198; ma presto doveva essere buona alleanza tra Perugia e Cortona per resistere al vescovo aretino che pretendeva sottomesso al suo dominio temporale il territorio cortonese. Nel 1325 il comune di Cortona fu smembrato dalla diocesi aretina e costituito in diocesi separata. E appunto nel 1325, con la signoria a vita conferita a Ranieri Casali, si chiudeva il periodo del libero comune, sorto con l'adesione delle università rurali nel 1219 e poi affermatosi con decisa prevalenza dei ceti urbani, che dopo il 1250 avevano escluso dai consigli le rappresentanze della campagna. A quella data del 1325, nel trapasso da comune a signoria, appartiene l'interessante statuto municipale, tuttora inedito. Un secolo di regime signorile, sempre impersonato dai Casali, è funestato da atroci discordie familiari e caratterizzato, nella storia esterna, da alterne accomandigie a Siena e a Firenze. L'occupazione di Ladislao, re di Napoli, nel 1409, diede modo a Firenze, con l'acquisto del 1411, di sottomettere Cortona, che per la Dominante divenne città di confine. Poi si registrano ancora alcuni avvenimenti, la cui importanza trascende la storia locale: l'assalto delle truppe imperiali dirette all'assedio di Firenze (1529); le difese apprestate per la guerra del granduca contro Urbano VIII (1642-43); l'attacco di 4000 Polacchi dell'esercito francese (maggio 1799) e l'insurrezione del giugno contro l'invasore, che divampò feroce in Val di Chiana.
Bibl.: D. Tartaglini, Nuova descriz. di Cortona, Perugia 1700; A. Zucchini, Notizie adeporiche di Cortona, s. l. 1800; P. Uccelli, Storia di Cortona, Arezzo 1835; G. Carloni, Poche ore a Cortona, Cortona 1887; G. Mancini, Cortona nel Medioevo, Firenze 1897; id., I mss. della libreria del comune e dell'Accademia etrusca, Cortona 1884; A. Della Cella, Cortona antica, Cortona 1900; G. Mancini, Cortona, Bergamo 1909; Min. P. I., Elenco degli edificî monumentali, provincia di Arezzo, Roma 1916, pp. 60-71; A. Neppi Modona, Cortona etrusca e romana nella storia e nell'arte, Firenze 1925; L. Pernier, Tumulo con tomba monumentale al Sodo presso Cortona, in Monum. ant. lincei, XXX (1925), pp. 92-127; A. Minto, Tomba detta del Calcinaio, in Not. scavi, 1928, p. 420 seg.; id., Il secondo Melone del Sodo, ibid., 1929; A. Neppi Modona, Il ritrovamento dell'iscrizione della tanella di Pitagora e di altri cimeli cortonesi, in Studi etruschi, II (1928), p. 683 segg.; id., La nuova sistemazione del Museo archeologico dell'Accademia etrusca di Cortona, Cortona 1929.