Arcangel, Cory
Arcangel, Cory. – Artista statunitense (n. Buffalo, New York, 1978). Diplomato al conservatorio di Oberlin (1996), programmatore e web designer, A. è considerato uno dei primi artisti digitali a fare sconfinare l’informatica nell’arte. Il lavoro che lo ha reso noto è stato il Super Mario clouds (2004, Whitney biennial), una cartuccia del gioco della Nintendo ripulita da tutto escluso che dalle nuvole all’orizzonte e dalla celebre colonna sonora: rimaneggiando e modificando tecnologie obsolete degli anni Settanta e Ottanta del 20° sec., A. le riporta in vita in qualche modo ‘umanizzandole’ in forma di video e video-istallazioni. Nel 2005 ha realizzato con il collettivo artistico Paper Rad un video di 15 minuti, Super Mario movie, in cui l’universo di Super Mario si corrompe e al protagonista sorgono dubbi esistenziali. Un’opera paradossale sul mondo del web è Punk rock 101 (2006): A. ha pubblicato la lettera di addio di Kurt Cobain (musicista morto suicida) su Google registrando gli annunci pubblicitari automaticamente collegati alle sue parole. Si è poi dedicato a una serie di sperimentazioni video-musicali, la più famosa delle quali è A couple thousand short films about Glenn Gould (2007), in cui ha ricomposto centinaia di frammenti di video scaricati da YouTube e da altri siti, utilizzandone sempre una sola nota, per ricreare la Variazione Goldberg n. 1 di Bach (con procedimento analogo ha poi prodotto Drei Klavierstücke op. 11, 2009, suonata esclusivamente da gatti, e Paganini’s 5th Caprice, 2011); in The Bruce Springsteen Born to run glockenspiel addendum (2008) ha introdotto nella traccia originale lo xilofono, suonato da lui stesso, riversando il brano di Springsteen su vinile. Da ricordare anche la serie di lavori su Photoshop (Photoshop gradient demonstrations) e infine Various self playing bowling games (2011, presentato nell’ambito della mostra personale Pro tools al Whitney museum of american art), in cui ha programmato una serie di giochi sul bowling dagli anni Settanta del 20° sec., via via sempre più sofisticati, che mostrano tuttavia solo lanci falliti: una frustrazione che si ripete all’infinito, come il nostro rapporto con le tecnologie.