cosa in se
Espressione con la quale Kant intende riferirsi alla realtà così come essa è in sé, indipendentemente non solo dallo stato attuale delle conoscenze, ma anche da ogni possibile conoscenza. È una tesi fondamentale dell’idealismo difeso da Kant nella Critica della ragion pura (1781) – e da lui denominato trascendentale, formale o critico – che spazio e tempo sono forme a priori della sensibilità: non, cioè, proprietà delle cose in sé stesse, ma modalità del rapporto conoscitivo, e che dunque tutto ciò che intuiamo nello spazio e nel tempo ha statuto soltanto fenomenico. La c. in sé s’intende dunque in contrapposizione con il fenomeno (➔), oggetto di intuizione sensibile, a cui Kant limita ogni possibile conoscenza valida. In tal modo, si apre uno spazio di pura pensabilità (non di conoscenza), che Kant indica con il concetto-limite (Grenzbegriff) di noumeno. Nei Prolegomeni ad ogni futura metafisica che si presenterà come scienza (1783), Kant riassumerà questo esito affermando che sarebbe un’assurdità sperare di conoscere «qualche cosa di cui ammettiamo che non è oggetto di esperienza possibile», ma ancor più assurdo sarebbe «non ammettere affatto delle c. in sé, o il voler spacciare la nostra esperienza per l’unico modo possibile di conoscere le cose». Dopo Kant, la nozione sarà sottoposta a severa critica. Jacobi sosterrà che senza la c. in sé non si può entrare nella filosofia critica di Kant, poiché è essa a portarvi la materia della conoscenza, ma con essa non vi si può rimanere, per via della sua assoluta inconoscibilità. Hegel, dal canto suo, troverà francamente contraddittoria un’idea di conoscenza vera che non sia riferita all’essere vero, o in sé, delle cose. Sarà poi, nel Novecento, la fenomenologia di Husserl a rifondare integralmente il concetto di fenomeno, non più in contrapposizione alla cosa in sé stessa, ma come sua autentica manifestazione. La nozione kantiana continuerà tuttavia a essere evocata, in maniera più o meno pertinente, in tutte quelle filosofie del finito che vorranno introdurre un limite invalicabile per la conoscenza umana.