cosa
La parola è di uso frequentissimo in tutte le opere dantesche: appare infatti 461 volte nel Convivio, 123 nella Commedia, 77 nella Vita Nuova, 22 nelle Rime, 21 nel Fiore e 2 nel Detto, per un totale di 706 presenze (707 se si accoglie la variante cose negando, in Cv III XV 6, secondo il testo Simonelli).
1. In una prima accezione assai generica può indicare qualunque ente, sia concreto che astratto: Potrebbe qui dubitare persona degna da dichiararle onne dubitazione, e dubitare potrebbe di ciò, che io dico d'Amore come se fosse una cosa per sé, e non solamente sustanzia intelligente, ma sì come fosse sustanzia corporale (Vn XXV 1); e s'elli avven che li risponda male, / cosa non è che costi tanto cara, / che morte n'ha più tosto e più amara (Rime L 38); Apertamente adunque veder può chi vuole che la imagine per sola fama generata sempre è più ampia, quale che essa sia, che non è la cosa imaginata nel vero stato (Cv I III 11); Temer si dee di sole quelle cose / c'hanno potenza di fare altrui male (If II 88); Qual è colui che cosa innanzi sé / sùbita vede ond'e' si maraviglia (Pg VII 10); Nel ciel che più de la sua luce prende / fu' io, e vidi cose che ridire / né sa né può chi di là sù discende (Pd I 5); In pover uom non metter già tu' amore, / ché non è cosa che pover uom vaglia (Fiore CLXIX 2); far cosa che lor seggia, / gli mette in alta seggia (Detto 425).
La caratterizzazione semantica del sostantivo viene spesso offerta da un aggettivo o da un participio con valore attributivo, come avviene per vili cose di Vn XIII 2, cose gravi di Cv IV IX 6, segrete cose di If III 21 (cfr. anche le cose secrete, Fiore Cv 7), cose unte di If XIX 28, cose rimorte di Pg XXIV 4, cara cosa (con riferimento a un'anima, detta poco prima [v. 37] luculenta e cara gioia) di Pd IX 68; oppure da altra determinazione, come in Pd VIII 105, dove la cosa in suo segno diretta è una freccia indirizzata al bersaglio (non accettata dal Petrocchi la lezione sineddotica cocca proposta da molti editori; v. ad l.) o in XXV 123, dove la cosa che qui [nel Paradiso] non ha loco, secondo quanto si deduce dai vv. 124-129, è la veste corporea di s. Giovanni.
In particolare ai misteri soprannaturali, alle verità eterne, alle essenze assolute rimandano espressioni come superne cose (Cv II I 6), cose che noi sapere sanza lui [Cristo] non potevamo (V 3), cose che sono sanza materia (XIV 9), cose incorruttibili (§ 11), etterne cose (III XIV 6); v. anche IV XIII 8 e XIX 2. In If XXVI 23 miglior cosa (rispetto a stella bona dello stesso verso) denota la Grazia divina o Dio stesso. A loro volta, le cose di Dio (XIX 2) sono le cariche spirituali adulterate dai simoniaci, mentre con cose belle (I 40, XXXIV 137) vengono indicati gli astri del cielo (anche in Cv II XIV 8 quelle cose designano le stelle della via lattea). Infine, la cosa di Pg XXXI 125 è il grifone, simbolo di Cristo.
Senso del tutto differente posseggono altre locuzioni volte a significare gli oggetti del mondo naturale, sensibili e corruttibili, limitati nel tempo e nel valore: cose inanimate (Vn XXV 8, XXV 9), cosa che non è animata (XXV 9), cose de le quali si giudica [secondo lo senso] (Cv II III 2), cose naturali (XIII 17 e 18; v. anche IV XIII 2, 3 e 4), cose naturali corruttibili (XIV 10; v. anche IV XXII 15), cose sensibili (XIV 9), cose animate mortali (III II 13), cosa mortale (Pg XXXI 53; v. anche Pd XXXI 36 e Vn XIX 11 43), basse e terrene cose (Cv III XIV 11; v. anche Pg XV 65 e XIX 119), cose di qua giù (Cv II VI 9; v. anche III VI 6, XV 3, IV II 6), cose temporali (IV XVII 4), cosa che non duri (Pd XV 11), mondane cose (Cv IV XXVIII 5), umane cose (XXVII 6), cose fallaci (Pg XXXI 56), cose contingenti (Pd XVII 16), le vostre cose tutte hanno lor morte (XVI 79).
In modo analogo, le presenti cose di Pg XXXI 34 qualificano i beni del mondo " immediatamente accessibili al desiderio dell'uomo " (Sapegno).
Per quanto riguarda altri usi del termine, notiamo che alcuna cosa figura talora in proposizioni affermative: e però le lascerò tutte, salvo che alcuna cosa ne scriverò che pare che sia loda di lei (Vn V 4); per li miseri alcuna cosa ho riservata (Cv I I 10); E io attesi un poco, s'io udissi / alcuna cosa nel novo girone (Pg XVII 80); Vn VIII 3, XI 1 (cosa alcuna), XXVIII 3, XXXII 2, Cv I VI 6, XI 19, XII 8, II XI 3, III VIII 3, XI 3, IV X 8; talora in proposizione negativa: La sensitiva sanza quella esser non puote, e non si truova in alcuna cosa che non viva (Cv III II 13); io non vi discernea alcuna cosa (If IV 12); Cv III VI 1, VII 9, XII 14 (due volte), IV X 11, Pg VI 64, Pd XIV 128.
In Vn XXVI 12 9 l'edizione Barbi reca onne cosa; il Convivio (ediz. Busnelli-Vandelli, del '21 e Simonelli) ogni cosa (I I 3, IV 5, III VI 7, IV X 9 [due volte]); la Commedia, nel testo stabilito dal Petrocchi, costantemente ogne cosa: Pg XVIII 20, Pd VII 74, IX 9, XVII 55, XXIV 42; Fiore LXV 1, XCVIII 11 (v. per ciò, più particolareggiatamente, la voce OGNI). Ciascuna cosa è presente in Cv I I 1, VII 4, XII 13, XIII 6, II I 9, 10 e 12, III III 2, VI 7, VII 3, XV 3 e 8, IV I 4, XII 14, XVI 4, XIX 4, Pd XX 78; qualunque cosa, in Cv I II 4, IV XII 15, Pd V 61, XXVI 105; nulla cosa, in Rime XVIII 13, XCVI 5 (nell'altra cosa), Rime dubbie XXVII 8, Cv I VIII 16, IX 6, XIII 2, II X 7, IV XIV 9, XV 15; Fiore CXXII 9, CLXXIV 9; nessuna cosa, in Fiore CCXXX 6; che cosa, con valore interrogativo, in Cv IV Le dolci rime 79, XIII 2, XV 18, XIX 7, Pg XXIX 21, Pd XX 82, al plurale: Che cose son queste?
Altri luoghi in cui il vocabolo ricorre mantenendo significato generico: Vn II 9 e 10, III 3, XIII 4 (due volte), XVI 1 e 11, XIX 9 36 e 11 46, XX 3 1 e 5 11, XXIII 23 43 e 27 74, XXIV 10, XXV 4, 8 (tre volte) e 9 (due volte), XXVI 14, XXXIX 4, XL 2 e 9 2, XLII 1 e 2; Rime L 44, LXV 3, LXX 8; Rime dubbie VIII 1, XVI 12, XIX 8, XXIX 3; Cv I III 1, IV 3 e 12, V 3 e 11, VIII 9, 11 e 16, IX 9, X 2 (due volte), 3, 6 e 7, XI 7 e 21, XII 4 (due volte) e 8, XIII 2 e 4; II I 6, IV 4 (due volte, ma nell'ediz. Simonelli è espunto il complemento della '21 cioè le maniere de le cose, e il vocabolo figura quindi una volta sola), 5 e 12, V 4 e 5, X 3, XII 5 e 8, XIII 18 e 21, III II 7, 9 e 17, III 4 e 5, VI 1, 3, 4 e 5 (due volte), VII 2 (tre volte), 6 e 15, VIII 2, 13, 15 e 21 (due volte), IX 6, X 2, XI 1 e 12, XII 3, 6 (quattro volte), 8 (due volte) e 11, XIII 5, XIV 2 (due volte), 8 e 10, XV 3 (quattro volte), 5, 6 e 7, IV I 2 e 4 (tre volte), II 2 e 4, IV 1, 5 e 6, VI 20, VII 5, VIII 1 e 12, IX 5, 11 (due volte), 12 e 13, X 8, XI 2, 3, 5 (due volte) e 13, XII 2, 6 (due volte) e 12, XIII 1 (due volte) e 8, XIV 7, 8, 9 e 11 (tre volte), XV 8, 11, 12 e 14, XVI 1, 5, 6, 8 e 9, XVII 4 (due volte) e 10 (due volte), XVIII 2 (tre volte), XIX 21, XX 2 e 7, XXI 8, XXII 5, 7 (due volte), 8 (tre volte), 9 (due volte) e 17, XXIV 10, XXV 5, 7 e 9 (due volte), XXVI 10, XXVII 12 e 19; If I 9, III 7 e 76, VI 107, X 101, XIV 7, 44, 88, 99 e 128, XXI 62, XXII 9, XXVIII 113, Pg II 54 e 127, IV 7, VII 55, IX 88, X 94, XII 118 e 128, XIII 145, XIV 27, XV 12, 31 e 116, XVI 12, XVII 24 e 108, XVIII 36, XIX 96, XX 127 e 150, XXI 40, XXII 28, XXIV 48, XXVIII 38, XXIX 58, XXXI 86, XXXIII 121, Pd II 25, V 10 e 59, VII 46, 72, 127 e 134, VIII 105, XI 10, XIII 65, XVI 4, 85 e 124, XVII 92, XIX 54, XXIII 47, XXIV 64 e 70, XXVI 107, XXX 79, XXXI 56 e 82; Fiore LXXXVI 13, XC 5, CXXXIII 7, CLXXIII 3 e 10, CLXXX 12, CCI 6 (Per cosa che sia, cioè " a qualunque costo "), CCII 12, Detto 57.
2. Con specificazioni o attributi propri del linguaggio stilnovistico, o più largamente amoroso, c. è adoperato per designare la donna amata in senso proprio, e anche la ‛ Donna gentile ' che l'interpretazione allegorica del Convivio porta a coincidere con la filosofia: una cosa venuta / da cielo in terra a miracol mostrare (Vn XXVI 6 7), cosa umil (XXVII 5 14), gentil cosa (XXXI 10 28), quella bella cosa (Rime LXVII 91), cosa tanto gentil (Cv III Amor che ne la mente 20; espressione parafrasata e spiegata in XII 11), nobile cosa (VI 13), cosa visibilmente miraculosa (VII 16); e analogamente in Rime dubbie XXVI 6, Cv I IV 6, III XV 2. Nel corso della visione descritta in Vn III, per due volte il vocabolo allude non alla donna ma al suo cuore: E ne l'una de le mani mi parea che questi [Amore] tenesse una cosa la quale ardesse tutta, e pareami che mi dicesse queste parole: " vide cor tuum " (§ 5); le facea mangiare questa cosa che in mano li ardea (§ 6).
3. Altre accezioni del vocabolo saranno da registrare con l'avvertenza che non sempre è agevole una separazione netta tra le diverse sfumature semantiche di volta in volta da esso assunte all'interno del contesto. " Evento ", " fatto " e anche " impresa ", " azione ", " opera ": Appresso la morte di questa donna alquanti die avvenne cosa per la quale me convenne partire de la sopradetta cittade (Vn IX 1); non che da se medesmo sia sottile / a così alta cosa (Rime XC 36); Ahi quanto a dir qual era è cosa dura (If I 4); guarda di far cosa che mi spiaccia (Fiore XX 10); Vn XIII 2, XXV 2, Rime dubbie XXII 4, Cv II I 5, III IV 6 (due volte), VIII 2 (quattro volte, nella traduzione di un brano dell'Ecclesiaste [1, 3], XIII 5, IV XI 4 e 11, XIII 15, XVII 6, XIX 9, XXIV 2 e 17, XXVII 2, XXVIIII 2, If XIII 50, XXVIII 107, Pg V 60, XIV 15, Fiore XCIII 13.
4. " Qualità ", " virtù ", " caratteristica ", " proprietà ": Quella cosa che più adorna e commenda l'umana operazione, e che più dirittamente a buon fine la mena, si è l'abito di quelle disposizioni che sono ordinate a lo inteso fine (Cv I V 4); E dico che ne lo suo aspetto appariscono cose le quali dimostrano de' piaceri [di Paradiso] (III VIII 5); Rime XCI 62 e 67, Cv I VII 2, VIII 2, XIII 1, II VI 10, X 5 e 7, XIII 9, III Amor che ne la mente 33 e 55 (ripreso in V 2, VIII 4 e XV 1), VIII 13, XV 2, IV VIII 14, X 5, XVIII 4 e 6, XXIV 10 e 11, XXV 13, XXVII 1, 12, 17 e 20, XXVIII 13.
5. " Concetto ", " principio ", " verità ", qualche volta " oggetto della conoscenza ": lo latino molte cose manifesta concepute ne la mente (Cv I V 12); sono molti tanto presuntuosi, che si credono tutto sapere, e per questo le non certe cose affermano per certe (IV XV 12); Or convien che Elicona per me versi, / e Uranìe m'aiuti col suo coro / forti cose a pensar mettere in versi (Pg XXIX 42).
Vedi anche Vn III 3, XXXVI 4 7, Rime LXXXIII 43, LXXXV 8, Cv I VI 2 e 5, II XII 4, XV 10 (due volte), III Amor che ne la mente 3 (ripreso in III 13) e 33, IV 9, XIII 3, XIV 13, IV X 6, XVI 3 e 4, XVII 1 e 2, XVIII 4, XIX 2 e 4, XXI 6, If II 26, Pd X 63.
6. " Parola ", " discorso ", oppure " argomento di esso ": dice falso per rispetto a la cosa di che parla (Cv I II 10); promettere di dire nuove e grandissime cose (II VI 6; e poco dopo, nello stesso paragrafo, dire nuove cose); parlando cose che 'l tacere è bello (If IV 104); Vn IX 6, XIX 6 14, XXIII 16, XXV 3, Cv II VII 12, IX 3 e 6 (due volte), IV V 2, XVI 1, XIX 1, Pd XV 38 e 46, Fiore LXXX 11, XCIII 9, CLIII 10.
7. " Componimento letterario " e, con determinazioni varie che in genere alludono al ritmo musicale o alla rima, " poesia ": cosa per legame musaico armonizzata (Cv I VII 14), cose rimate (X 12), cose poste in altrui lingua (XI 15): Vn XIV 13, XXV 4 e 10, XLI 1, Cv I IV 13, IV XXVII 11.
In Vn V 4 il vocabolo è al diminutivo: Con questa donna mi celai alquanti anni e mesi: e per più fare credente altrui, feci per lei certe cosette per rima.
8. " Oggetto ", " corpo ", e, in linea subordinata, " elemento (anche astratto) di un tutto ": Quella cosa dice l'uomo essere bella cui le parti debitamente si rispondono (Cv I V 13): il teschio e l'altre cose (If XXXII 132): cortesia sarà mischiata / causata di più cose (Rime LXXXIII 85): Vn XI 3, Rime XC 22, Rime dubbie XXIX 10 (cosa corporal, distinta da sustanza): Cv I V 11, VIII 8, 9 e 10, XI 3 (due volte), II III 13, VI 9, IX 4, XIII 4 e 5, XIV 1, III II 3 e 4, III 13, VI 6, VII 4, IX 2, 7 (due volte), 9, 10, 13 e 14, XII 13 e 14, XIV 3 e 4 (due volte), IV VII 15: Pg XVIII 33, XX 136, Pd III 123, V 43, XX 91, XXIII 3.
9. Al plurale: " beni ", " averi ", " sostanze ": A Dio, a sé, al prossimo si pòne / far forza, dico in loro e in lor cose (If XI 32): un ribaldo, / distruggitor di sé e di sue cose (XXII 51): Cv I VIII 5, XI 20 (tre volte), III XI 16 (nella traduzione di un passo della Tebaide , di Stazio, dove Archimoro è detto " rerum et patriae solamen ademptae " [V 609]), XIII 11, IV I 2.
10. In numerosi casi la parola è vicaria di quanto già detto precedentemente: Questa canzone, acciò che sia meglio intesa, la dividerò più artificiosamente che l'altre cose di sopra (Vn XIX 15); E queste cose sono ne la scienza de la Geometria (Cv II XIII 25): queste cose nostro intelletto abbagliano (III XV 6): Io veggio che tu credi queste cose / perch'io le dico, ma non vedi come (Pd XX 88) queste son cose da 'cquistar mi' amore (Fiore CXXV 8); Vn XXV 1, 2 e 3, XXVIII 2, Cv I IV 10, V 12, VI 6, VII 3, X 6, II III 2, IV 7, XI 9, III III 5, V 22, VII 9, VIII 14, IX 6, XIII 5, IV I 7 e 8, IX 12 e 14, X 2, 5 e 9, XI 13, XII 6 e 16, XVI 6 e 10, XIX 3, XX 3, XXIV 18, XXV 1, 4 e 13, XXVI 2, XXVIII 13, Pg XXVIII 87.
11. La parola rientra infine numerose volte nella locuzione concessiva ‛ con ciò sia c. che ' (talvolta nella variante ‛ con ciò fosse c. che '): Vn III 9, XII 7, XIII 4, XIV 13, XVIII 1, XX 1, XXII 2 e 3, XXV 2, 6 e 7, XXIX 2, XXX 2, XXXV 1 e 3, XLI 6; Cv I I 18, II 11, IV 13, V 12, VI 5, VII 12, VIII 12, XII 13, XIII 3, II I 9, 11 e 12, IV 3, 10, 11 e 14, V 7 e 9, VIII 3, 4 (due volte), 11 (due volte) e 13, XI 5, XIV 3 e 8, III I 5, II 5, VI 12, VII 16, VIII 10, XV 3, 7 e 10, IV I 8, III 3 e 8, IV 1, 3, 9 e 11, V 1, VIII 6, 7 e 13, IX 8 e 13, X 6 e 10 (due volte), XI 4, XII 6, XIV 7, 9 e 10 (due volte), XVI 9, XXII 3 e 8, XXIII 6.