coscienziometro
s. m. Strumento per misurare la consapevolezza del proprio comportamento o il possesso delle proprie facoltà psicofisiche.
• [tit.] Quando avremo il coscienziometro [testo] Uno degli argomenti con cui il filosofo della mente David Chalmers sfidava, a metà degli anni Novanta, i neurobiologi e neuropsicologi impegnati nella ricerca dei correlati neurali della coscienza era che, non disponendo essi di un «coscienziometro», non potevano stabilire per via empirica i processi cerebrali che danno luogo alla coscienza di un determinato soggetto. Se la coscienza non si può misurare direttamente, cioè in mancanza del coscienziometro, andavano esplicitati dei principi di interpretazione in base ai quali poter giudicare se un sistema ha o no coscienza. [...] A usare il termine «coscienziometro» negli ultimi anni è stato soprattutto il neurologo belga, Steve Laureys, che ha firmato tutti gli studi più eclatanti che hanno messo drammaticamente in discussione la validità dei criteri clinici usati per diagnosticare i disturbi della coscienza. (Gilberto Corbellini, Sole 24 Ore, 21 febbraio 2010, p. 37, Scienza e filosofia) • Ciò che il neuropsichiatra italiano Giulio Tononi, da anni professore all’Università del Wisconsin, si prefigge di realizzare può essere riassunto in una sola, strana, parola: un coscienziometro. Pensiamolo pure come una macchinetta che misura il grado di coscienza in un soggetto umano. Zero per cento è assoluta assenza di ogni coscienza, 100% lo stato di coscienza pieno, quello in cui sono io che adesso sto scrivendo e quello in cui siete voi che adesso state leggendo. […] Attualmente, un coscienziometro, nelle sue forme provvisorie, registra delle onde cerebrali, in varie parti del cervello e a varie frequenze caratteristiche. (Massimo Piattelli Palmarini, Corriere della sera, 19 ottobre 2010, p. 31) • «Al momento ‒ spiega [Giulio] Tononi ‒ il coscienziometro è uno strumento assai primitivo che usa uno stimolatore magnetico transcranico (una tecnica non invasiva che stimola il cervello da fuori, ndr) e un gran numero di elettrodi. Si può ottenere così una misura dell’attività del cervello e da qui una stima della quantità di coscienza, cioè di Phi». Il coscienziometro è utilizzabile per capire il livello di coscienza in pazienti in stato vegetativo, ed è già allo studio a Liegi e a Milano, dove ha mostrato di funzionare meglio di tutti gli altri indicatori. (Silvia Bencivelli, Repubblica, 28 gennaio 2015, p. 34).
- Composto dal s. f. coscienza con l’aggiunta del confisso -metro.