BARDI, Cosimo
Nacque a Firenze da Giovanni Maria dei conti di Vernio e da Lucrezia Salviati, e fu fratello di Ainolfo, Filippo e Piero. Dotto nelle lingue antiche e moderne, si laureò in giurisprudenza allo Studio di Pisa e nel 1601 fu nominato accademico della Crusca ove assunse il nome di Annaffiato, ma non risulta che abbia lasciato alcuna opera né a stampa né manoscritta.
Nel 1604 divenne canonico della cattedrale di S. Maria del Fiore dopo la rinunzia di Filippo, che nel frattempo era stato promosso al vescovado di Cortona. Ma già nel 1592, cioè dall'assunzione al pontificato di Clemente VIII, il B. si era trasferito a Roma. Nella Curia pontificia conseguiva progressivamente le cariche di vicelegato del cardinal Bonifazio Caetani a Ravenna, di delegato di Imola e poi di Terni e di Nami, di vicelegato dell'emilia e di prefetto della moneta.
Nel 1616 successe a Orazio Capponi nel vescovado di Carpentras, ove sostenne vigorosamente i diritti della Chiesa, specialmente nei confronti del presidente del parlamento di Orange, suscitando una vivace e assai aspra polemica.
Nel 1629 fu destinato dal pontefice Urbano VIII quale vicelegato ad Avignone; gli vennero attribuite, secondo la natura di quest'ufficio, anche la carica di govematore del contado venassino e quella di presidente del parlamento d'Avignone.
Gli si attribuisce il merito di essere riuscito, con energiche misure sanitarie, a tener lontano dalla città di Avignone il contagio deHa peste che in quel periodo infestava il territorio. Si dovette anche alla sua opera personale la riconquista alla giurisdizione avignonese del castello di Saint Talés, ai confini della Provenza, che da lungo tempo era passato alla religione riformata.
A richiesta del granduca Ferdinando II, che aveva avuto modo di conoscere il B. in occasione di una sua legazione straordinaria in Toscana, il 9 sett. 1630 venne nominato arcivescovo di Firenze, in seguito alla morte per peste di mons. Alessandro Marzimedici. Anche egli rimase vittima del contagio il 18 apr. 1631. Pietro Paolo de' Medici e Francesco Gualterotti ne scrissero orazioni funebri.
Fonti e Bibl.: G. Galilei, Opere,ediz. naz., XIV, pp. 161, 163, 172, 173, 185, 223, 224, 268; XX, p. 383; F. Gualterotti-Bardi, Orazione in morte di Cosimo Bardi arcivescovo di Firenze, Firenze 1632; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Carte Passerini, Ins .45, pp. 554-556; S. Salvini, Fasti Consolari dell'Accademia Fiorentina,Firenze 1717, p. 447; C. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini,Ferrara 1722, p. 129; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 330; F. Inghirarni, Storia della Toscana, Fiesole 1843, XII, pp. 188 s.; G. Mazzatinti, Inventario dei manoscritti delle Bibl. d'Italia, X, p. 14.