DE TORRES, Cosimo
Nacque a Roma nel 1584 da Giovanni, discendente da una famiglia nobile di origine spagnola, e da Giulia Mattei dei Papareschi dei duchi di Giove. Laureato a Perugia, in utroque iure, iniziò la carriera in Curia sotto la protezione dello zio paterno cardinal Ludovico e dello zio materno cardinal G. Mattei. Sotto Paolo V ottenne dapprima un protonotariato apostolico e quindi la nomina a referendario delle due Segnature nel 1609. Fu nell'esplicazione di questo ufficio che nel 1619 strinse una solida amicizia con Ludovico Ludovisi.
L'ascesa al pontificato, nel febbraio 1621, di Alessandro Ludovisi (Gregorio XV), zio di Ludovico, segnò una improvvisa e fortunata svolta nella carriera del De Torres. L'amico infatti, divenuto segretario di Stato, gli procurò, nel giro di breve tempo, la nomina a nunzio apostolico in Polonia.
Il D., nominato arcivescovo di Adrianopoli il 17 marzo 1621, ricevette l'incarico il 21 maggio e partì ai primi di agosto. Durante il viaggio rese visita al granduca di Toscana Ferdinando de' Medici ed al duca di Mantova Ferdinando Gonzaga. A Vienna si abboccò col nunzio pontificio Carlo Carafa per trattare, secondo le istruzioni, di un eventuale piano di aiuti che l'Impero avrebbe potuto fornire alla Polonia in caso di attacco turco. All'epoca della missione del D., la Polonia presentava una situazione politica molto favorevole a Roma: Sigismondo III si mostrava rigidamente fedele all'ortodossia cattolica ed era uno dei più convinti esecutori del programma controriformistico. I compiti del D. erano, pertanto, indirizzati essenzialmente al consolidamento e all'estensione delle posizioni di forza raggiunte dalla Chiesa in quel regno. Il nunzio doveva fare quanto poteva perché le maggiori cariche della corte e dello Stato fossero affidate a cattolici, doveva favorire il rafforzamento degli Ordini religiosi, con particolare riguardo per i gesuiti; incoraggiare l'opera di emarginazione e di repressione dei protestanti. Doveva aver cura che si svolgessero regolarmente le visite pastorali e incentivare la costruzione di seminari e l'istituzione di missioni popolari, curare la difesa dei diritti ecclesiastici nei riguardi delle autorità laiche, specialmente in materia di decime. Particolare attenzione doveva essere riservata alla tutela della Chiesa rutena unita contro le pretese degli ortodossi.
Roma si preoccupava inoltre, attraverso il nunzio, di ribadire il suo primato e di mantenere, accanto alla disciplina ecclesiastica, la subordinazione della Chiesa polacca alla sua autorità. Il D. doveva pertanto vigilare con attenzione sui costumi e le attività del clero, procurarsi informatori in ogni città e diocesi, far sì che venissero applicati con rigore i decreti di Trento, limitare i giuspatronati e, più in generale, ogni sconfinamento dell'autorità episcopale. Notevole attenzione era prestata anche alla situazione internazionale: la preoccupazione fondamentale della politica vaticana era quella di fronteggiare il pericolo turco. Il D. avrebbe dovuto acconsentire alle contribuzioni ecclesiastiche per la guerra ai Turchi e avrebbe dovuto favorire ogni possibile intesa tra la Polonia e l'Impero.
Giunto in Polonia, il D. non trovò in effetti una situazione difficile. Con i Turchi si era appena conclusa una pace il 7 ottobre e il re si confermò un fedele alleato di Roma. Con la S. Sede l'unico screzio era quello derivato dalla mancata nomina cardinalizia di Claudio Rangoni, già nunzio in quel regno, che era stata invano richiesta insistentemente da Sigismondo; questo problema, peraltro fu presto accantonato, e il D. riuscì ad acquistarsi il pieno favore della corte, anche in virtù di munifiche elargizioni di favori, di regali e di denaro. Per il resto, in Polonia, "non ebbe da trattare grandi negozi" (P. Collura, Repertorium rerum Polonicarum..., p. 7).
Nel 1622, quando Sigismondo propose la nomina cardinalizia per Alessandro Rangoni, da Roma gli si rispose suggerendo in sua vece il D.; il re aderì e, con breve del 13 maggio 1622, il papa assicurò la promozione del D. che dopo poco fu designato dal re come coprotettore del regno, accanto al cardinale Montalto (A. Peretti) per rimanere unico titolare della carica alla morte di quest'ultimo, nel giugno 1623. Il D. fu creato cardinale presbitero il 5 sett. 1622, col titolo di S. Pancrazio dal 20 marzo 1623, mutato poi, il 1º luglio 1641, con quello di S. Maria in Trastevere. Cinque giorni dopo il Ludovisi informava il re che il D. desiderava tornare a Roma prima dell'inverno. Lasciata la Polonia nel dicembre 1622, giunse a Roma il 23 febbr. 1623. Ottenne la carica di prefetto della congregazione del Concilio e fu ascritto anche alla congregazione dei Riti; qui concorse ai processi di canonizzazione di s. Ignazio di Loyola e di s. Andrea Corsini. Ricoprì poi anche la carica di vicario di Roma.
Nel conclave del 1623, seguito alla morte di Gregorio XV, il D. fu, senza distinguersi, nella schiera dei cardinali capeggiata dal Ludovisi; con essi partecipò dapprima alla lotta contro il partito del cardinal Scipione Borghese, e poi, con tutti gli altri, fece alla fine confluire il suo voto su Maffeo Barberini, Urbano VIII, col quale, tra l'altro, aveva anche relazioni di amicizia.
Il D., comunque, fu sempre un fedele sostenitore del partito filospagnolo; scriveva infatti di lui Renier Zeno, ambasciatore veneto presso Gregorio XV dal 1621 al 1623: "chi osserva bene i suoi andamenti, verrà facilmentc in chiaro, che i Spagnuoli ne sono padroni e che con essi vive in quella confidenza, che uno della medesima nazione" (Lerelazioni della corte di Roma..., p. 172).
Fino al 1634 il D. continuò sempre a interessarsi attivamente agli affari polacchi; rimase infatti in contatto epistolare con Sigismondo III, con il suo successore Ladislao e anche con parecchi informatori che manteneva in tutta la Polonia. Il 16 sett. 1624 fu nominato vescovo di Perugia. In questa città rimase dieci anni, celebrandovi, nel 1632, un sinodo i cui decreti furono poi dati alle stampe.
Ma il D. aspirava ad altro: la magnificenza delle elargizioni effettuate durante la sua missione polacca aveva seriamente indebolito il suo patrimonio, tanto da fargli desiderare una diocesi ben più ricca. Gli fu di aiuto la protezione del re di Spagna, "sub cuius clientela degebat" (T. Ameyden, Elogia, f. 642), per ottenere, il 3 apr. 1634, la nomina all'arcivescovado di Monreale (ove erano stati arcivescovi prima di lui lo zio e il prozio paterni): diocesi ricchissima, con circa 50.000 scudi di rendita, dei quali, però, il D. poteva disporre solo in parte: il papa infatti riservò 22.000 scudi a persona da destinarsi a sua scelta.
Preso possesso della diocesi, tramite un emissario, il 14 maggio 1634, il D. vi giunse personalmente solo l'8 marzo 1635. Il 9 agosto dello stesso anno iniziò una visita generale. A Monreale completò la costruzione della cappella di S. Castrense e, nel 1638, tenne un sinodo diocesano, i cui atti furono pubblicati in quello stesso anno. Sulla scia di antichi e mai sopiti contrasti fu più volte in urto con i monaci benedettini di S. Maria Nuova, che mal tolleravano la subordinazione all'arcivescovo. Tali discordie furono interrotte solo dalla partenza del D., che, malato di idropisia, tornò a Roma il 16 sett. 1639. Qui morì il 1º maggio 1642.
A l'Aquila, nel cui vicino feudo di Pizzoli si recava spesso e il cui castello aveva fatto restaurare, la sua morte fu celebrata con la pubblicazione, nel 1642, di alcune poesie degli Accademici Velati, raccolte da G. Floridi.
Fonti e Bibl.: La maggior parte dei documenti relativi al D. sono nell'Arch. Dragonetti De Torres, accorpato all'Arch. di Stato dell'Aquila. Su di esso cfr. P. Collura, L'Arch. Dragonetti De Torres in L'Aquila, in Notizie degli Arch. di Stato, X (1950), pp. 135-42; Id., Repert. rerum Polonicarum in Archivo Dragonetti De Torres in Civitate Aquilana, Romae 1962; Bibl. Apost. Vaticana, Borg. lat. 74, ff. 75, 116, 136v, 158; Ibid., Capponiano 252 III, C., ff. 1-44, 132r-133r; Ibid., Ferrajoli 283: G. P. Caffarelli, Notizie della famiglia Torres, ff. 165v-167; 612, f. 232; 723, f. 834; Ibid., Vat. lat. 8473, II, f. 372; 10882, ff. 127, 198, 254v, 288v, 450v, 466v, 473, 517, 576; Roma, Bibl. Casanatense, ms. 1336: T. Ameyden, Elogia summorum pont. et S. R. E. card. suo aevo defunctor., f. 642; Roma, Bibl. nazionale, Fondo Gesuitici, 77, f. 26v; Ibid., Fondi minori, Fe. R., 10, f. 30r. Sui documenti relativi al D. custoditi presso altri fondi e archivi cfr.: V. Meysztowicz, De Archivo Nuntiaturae Varsaviensis quod nunc in Archivo Secreto Vaticano servatur, Vaticani 1944, pp. 81, 83; T. Leccisotti-C. Tabarelli, Le carte dell'Arch. di S. Pietro di Perugia, I, Milano 1956, ad Indicem; W. Wyhowska De Andreis, Repert. rerum Polonicarum ex Archivo Orsini in Archivo Capitolino Romae, III, Romae 1964, ad Indicem; Id., Collectanea e rebus Polonicis Archivi Orsini in Archivo Capitolino Romae, I, Romae 1965, p. 7; W. Meysztowicz-W. Wyhowska De Andreis, Res Polonicae ex Archivo Mediceo Florentino, III, Romae 1972, ad Indicem; R. K. Lewanski, Polonica Rękopismienne w archiwach i bibliotekach wloskich (I materiali polacchi manoscritti negli archivi e nelle biblioteche italiane), Warszawa 1978, p. 175; G. Floridi, In funere... Cosimi card. D. ..., Aquilae 1642; A. Theiner, Vetera monumenta Poloniae et Lithuaniae gentiumque finitimarum historiam illustrantia, III, Romae 1863, pp. 362, 365 s.; Relacye Nunciyszów Apostolskich i innych osób o Polsce od roku 1548 do 1690 (Relazioni di nunzi apostolici e di altre persone sulla Polonia dal 1548 al 1690), II, Berlin-Poznań 1864, pp. 116-156, 178-183; Le relazioni della corte di Roma lette al Senato dagli ambasciatori veneti nel secolo decimosettimo, I, a cura di N. Barozzi - G. Berchet, Venezia 1877, p. 172; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e altri edifizi di Roma, Roma 1869-77, ad Indices; Historici diarii Domus professae S. I. ad S. Barbaram Cracoviae annos deceni 1620-1629, a cura del Kom. Hist. Akad. Umiej. w Krakowie, Krakow 1899, ad Indicem; A. Dragonetti De Torres, Lettere inedite... ai cardinali Ludovico e C. De Torres, Aquila 1929, pp. 101-182; Sinodi diocesani italiani, a cura di P. S. Da Nadro, Città del Vaticano 1960, pp. 176, 189; A. Oldoinus, Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S. R. E. cardinalium, IV, Romae 1677, p. 485;M. Del Giudice, Descrizione del real tempio e monasterio di S. Maria Nuova di Monreale..., Palermo 1702, pp. 106 s.; G. Vincioli, Notizie istorico critiche e ritratti di ventiquattro cardinali perugini, Foligno 1730, p. 117; L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali, VI, Roma 1793, pp. 230 s.; G. De Novaes, Elementi di storia dei pontefici da S. Pietro a Pio VII, IX, Roma 1822, p. 185; F. Petruccelli Della Gattina, Histoire diplomatique des conclaves, III, Paris 1865, pp. 73, 76; L. Boglino, La Sicilia e i suoi cardinali, Palermo 1884, pp. 5 s.; G. Millunzi, Storia del seminaro arcivescovile di Monreale, Siena 1895, pp. 78-82; Id., Il Tesoro, la Biblioteca ed il Tabulario della Chiesa di S. Maria Nuova in Monreale, Palermo 1904, pp. 28 s., 85 s.; G. Rivera, Memorie biografiche dei cardinali abruzzesi, Aquila 1924, pp. 113-118; L. von Pastor, Storia dei papi, XII-XIII, Roma 1930-31, ad Indices; P. Collura, Memorie dei de Torres in terra d'Abruzzo, in Boll. ecclesiastico dell'Archidiocesi di Monreale, XXX (1939), 10, pp. 204 ss.