COSIMO di Bernardo (Bianchino del Leone, C. Veronese)
Tipografo nativo di Verona, attivo a Perugia nella prima metà del sec. XVI. Le prime notizie che lo riguardano risalgono al 1497. quando il Comune di Perugia gli affidò l'incarico di custodire due leoni donati alla città da Giampaolo Baglioni, dietro compenso di dodici fiorini l'anno e vitto in palazzo; da questo ufficio derivò a C. un'aggiunta al soprannome col quale, insieme con quello di Cosmo Veronese, era già conosciuto e che si completò in Bianchino del Leone, dicitura che incontriamo nella maggior parte delle opere da lui stampate.
C., sposato con una Pandolfina di Gaglietole, castello nei pressi di Todi, e padre di numerosa prole, abitava e teneva bottega in una casa attigua all'antica pescheria e alla chiesa di S. Enrico, che occupava il luogo dove alla fine del sec. XVI la Compagnia dei falegnami eresse l'oratorio di S. Giuseppe, nell'attuale via Oberdan. Il 3 ott. 1505 C. ottenne dai Priori fl permesso di ampliare la propria casa costruendovi sopra delle stanze. La prima opera stampata da C. data al 1513, ma già in precedenza egli dovette occuparsi di arte tipografica: nel 1512, infatti, s'incontra il suo nome quale testimone in una ricevuta di pagamento fatta al disegnatore di caratteri, Francesco Griffa. Nel 1519 C. collabora con Girolamo Cartolari, tipografo perugino, alla stampa di una volgarizzazione delle Metamorfosi di Ovidio; ma il fatto è occasionale, anzì i due tipografi dovettero scontrarsi, dato che si ha notizia di una lite insorta tra di loro che li portò a contendere dinanzi al tribunale dell'arte della mercanzia; il 14 apr. 1520 Girolamo Cartolari ricorreva al bargello di Perugia per annullare la sentenza emessa, in sua assenza, dai consoli di quel tribunale.
L'attività di C. era molteplice: oltre a stampare, egli era legatore, autore di xilografle, e vendeva nella sua bottega carte dipinte, per le quali pagava all'arte dei pittori una tassa di cinque soldi per semestre.
Il Vermiglioli (Biografia...,I, p. 305) raccoglie un'ipotesi che afferma formulata dal Mazzuchelli, cioè che presso la bottega di C. lavorò come legatore l'Aretino durante il suo soggiorno giovanile a Perugia. In realtà il Mazzuchelli (Vita di Pietro Aretino,Padova 1741, p. 13) dice sì che l'Aretino fu legatore a Perugia, ma non indica in quale bottega: né si trova alcun accenno della cosa nella Vita dell'Aretino dei Berni stampata dallo stesso C. nel 1538. Anche la voce Aretino (in Diz. biogr. degli Italiani, IV, pp. 90 s.) di G. Innamorati, non riporta affatto la notizia.
Dal 1527 la produzione di C. subì un arresto: si sa che il tipografo si risposò e si dedicò alla gestione dei propri affari. Nel 1532 egli ricompare come tipografo e custode di leoni, stavolta quelli donati alla città di Perugia da Monaldesca, vedova di Malatesta Baglioni. Nel maggio 1536 le ordinanze di pagamento per tale custodia cominciano a recare, anziché il suo nome, quello dei figli ed eredi; ciò potrebbe far pensare che C. fosse morto tra quella data ed il maggio dell'anno precedente, ma nel 1538 vi è ancora notizia di un'opera stampata col suo nome.
I libri stampati da C., rari già al tempo del Vermiglioli, riguardano per lo più opere di letteratura popolare e devota; la loro veste tipografica era modesta, a giudicare dagli scarsi esemplari ancora reperibili, mentre la rarità e la curiosità di alcuni volumi di carattere insolito rende interessante la produzione del tipografo. La marca usata da C. raffigura il leone di S. Marco.
Nel 1519 C. stampava le Epistolae diJacopo Antiquari, letterato e uomo politico perugino; di quell'anno è il già citato volgarizzamento delle Metamorfosi di Ovidio da parte di Lorenzo Spirito (m. 1496), poeta perugino. Nel 1521 uscì per i tipi di C. un Libro utilissimo da imparare presto il leggere et profferire tutte le syllabe chiamato el Babbuino. Il 5 dic. 1522, durante un'epidemia, C. promise ai Priori di adoperarsi affinché il medico Roberto di Parigi, che in quel tempo si trovava a Perugia, assumesse l'incarico di curare gli ammalati in città e dintorni; l'anno dopo C. stampò un'opera sui rimedi contro la peste di Luca Alberto Podiani, medico perugino (c. 1474-1551). Il 13 maggio 1524 C. stipula una convenzione con Francesco Tromba da Gualdo per la stampa dell'Orlando Inzuccarato con la draga (Rossi, L'arte..., p. 64); in essa l'autore s'impegna a procurare la carta, e C. provvede alla stampa del volume, mentre il ricavato verrà diviso a metà. Dopo un certo intervallo, dal 1525 al 1532, anni nei quali si attenua anche l'attività dell'officina rivale dei Cartolari, C. ricompare nel 1532 stampando un'altra opera di Lorenzo Spirito, un libro di sorte e ventura; questo particolare tipo di pubblicazioni, assai in voga nella buona società del tempo, ebbe grande diffusione finché non incorse nelle restrizioni della censura ecclesiastica; il volume dello Spirito ne è uno degli esemplari più antichi.
L'attività della bottega di C. non si fermò con lui; si conoscono edizioni del figlio Girolamo che vanno dal 1544 al 1557. Questi usava a volte la marca tipografica del padre, e a volte una sua marca raffigurante un pino con il motto "Nil timeo saevos boreas radice profunda ". Nel 1554furono stampati dei Sermoni de' morti per Girolamo Bianchino del Leone e Ottaviano Pitta compagni.
Fonti e Bibl.: Perugia, Bibl. Augusta, ins. 1558. cc. 49-116; Ibid., ms. 1991, ff. 58v-59r; G. B. Vermiglioli, Biogr. degli scritt. perug. e notizie delle opere loro ordinate e pubblicate, I, Perugia 1828, pp. 288-308; F. Berni, Vita di Pietro Aretino, Milano 1864, pp. V-VI; A. Rossi, L'arte tipografica in Perugia..., Perugia 1868, pp. 61-64, e Append. di documenti, con propria numeraz. di pagine, pp. 42, 57 s., 63; L. Bonazzi. Storia di Perugia..., II, Perugia 1879, pp. 329-331; F. Raffaelli, Le Constitutiones Marchiae Anconitanae bibliotecnicamente descritte in tutte le loro edizioni, in Arch. stor. per le Marche e per l'Umbria, II (1885), pp. 63-68; Mostra dell'arte della stampa umbra..., catalogo a cura di G. Ceechini, Foligno 1943, pp. xii, 63; F. Ascarelli, La tipografia cinquecentina italiana, Firenze 1953, pp. 147 ss.; F. J. Norton, Italian printers 1501-1520. London 1958, pp. 80 s.