MONTSERRAT, Cosimo di
MONTSERRAT, Cosimo (Cosme) di. – Discendente da una famiglia che aveva lo stesso nome del famoso monastero benedettino in Catalogna e che risiedeva nella diocesi di Tarragona (dov’è attestata la presenza di un fratello e altri parenti: Juan, Damiano e Guillermo), nacque probabilmente nella stessa Selva del Camp (in quella diocesi) dove nel 1455 risiedeva un fanciullo di dieci anni di nome «Cosme de Montserrat » verosimilmente da identificare con suo «nipote e figlioccio» (Arch. segr. Vaticano, Registri Lateranensi, 506, cc. 212r- 213r), «data la consuetudine del paese che i padrini impongono il proprio nome al neobattezzato » (Albareda, 1946, p. 178).
Montserrat fu canonico regolare secondo la regola agostiniana (e non eremitano di s. Agostino, come spesso si è detto); si dedicò dapprincipio alle artes liberales, poi studiò medicina e teologia, conseguendo il grado magistrale.
Giunto in Vaticano il 4 aprile 1455, al seguito del cardinal Alonso Borja come suo confessore, entrò nel conclave da cui l’8 aprile successivo questi venne eletto papa Callisto III. Il 20 aprile, nel giorno della sua consacrazione, il nuovo pontefice gli riservò una espectatio su uno o due benefici vacanti nelle diocesi di Tarragona o Saragoza: «necnon in conclavi in quo nuper divina favente clementia ad apicem summi apostolatus assumpti fuimus constitutus nobis personaliter servivisti» (Arch. segr. Vaticano, Registri Vaticani, 457, cc. 158r- 159v). Da allora Montserrat venne indicato anche come «confessor et continuus […] comensalis» del papa e, contemporaneamente, fu promosso alla carica di datario pontificio (che detenne per tutto il pontificato di Callisto III), di cui fece una posizione di potere, avendo un forte ascendente sulle decisioni del papa e determinando ripercussioni anche di lunga durata sull’andamento degli affari della Dataria. Esercitò, inoltre, vasta influenza sull’accoglimento delle suppliche, guadagnandosi in Curia l’appellattivo di «supplicationum datarius» (Pitz, 1972, p. 79). Descritto «per essere savissimo uomo et di buona coscientia et iurista et canonista, et aveva universale peritia di teologia et d’altre facoltà, in modo ch’era da essere messo nel numero degli uomini singulari» (Vespasiano da Bisticci, 1970, p. 315), suo compito principale consisteva, oltre alla confessione, nella cura delle personali necessità del papa, degli acquisti per la gestione della casa e per l’abbigliamento. Nelle questioni economiche Montserrat era il più stretto collaboratore di fiducia del pontefice che gli aveva affidato, fra l’altro, l’amministrazione del tesoro raccolto da Niccolò V e della biblioteca di quest’ultimo.
Grande peso esercitò poi, politicamente, a proposito della crociata contro i Turchi. Il papa, che non esitò a impegnare gioielli e pietre preziose (ma non è immediatamente chiaro che ruolo ricoprisse Montserrat riguardo tali negozi), si servì di lui anche per la ripartizione delle elemosine (per esempio al patriarca di Costantinopoli, fuggito a Roma dopo la caduta della città). Per le sue mani passarono comunque anche alcuni finanziamenti per il restauro delle chiese cittadine, fra cui S. Prisca, S. Giovanni in Laterano, S. Callisto, S. Sebastiano.
Nel 1457 Montserrat fu impegnato come revisore dei conti riguardo ai finanziamenti impiegati sotto Niccolò V dal suo depositario. Ebbe inoltre anche incarichi religiosi, come la visita dei conventi romani nel giugno 1455: proprio in questa circostanza fu nominato arcidiacono di S. Lorenzo in Tarragona (Arch. segr. Vaticano, Registri Vaticani, 436, c. 289).
Montserrat potrebbe aver commutato fin da subito tale carica con il beneficio, compatibile, del priorato del capitolo di Saragozza riservato all’Ordine agostiniano, «qui inibi dignitas maior post pontificalem existitit» (ibid., 455, cc. 215r-216v, 6 novembre 1455), a proposito del quale ebbe però da questionare per molto tempo poiché gli fu conteso e furono quindi necessari numerosi mandati pontifici; il papa, tra l’altro, a questo scopo, lo esentò dalla giurisdizione dell’arcivescovo di Saragozza (ibid., 459, cc. 128r 129r, 31 gennaio 1457). Contemporaneamente furono prese misure affinché Montserrat potesse cominciare a godere delle entrate di questo priorato. Il 10 settembre 1457 ricevette quale indennizzo, in commenda, il monastero benedettino romano di S. Lorenzo fuori le Mura, che fruttava 400 ducati d’oro (ibid., 449 c. 287; Ibid., Obligationes et Solutiones, 76, c.147v) e il 1° ottobre 1457 una pensione sulle entrate del priorato benedettino di S. Benedetto davanti alle mura di Sutri (Ibid., Registri Vaticani, 451, cc. 32v-33v).
Il 1° novembre 1457 Callisto III gli concesse, oltre al privilegio della libera scelta del confessore per lui e per il suo seguito, la potestà di fare testamento (in questa circostanza egli è indicato come «presbiter professus ordinis S. Augustini »: ibid., 461, cc. 147r-148v). Un ulteriore privilegio del 17 aprile 1458 riguardava benefici per i suoi familari (ibid., 451, cc. 262v- 264v), mentre malriposte si rivelarono le sue aspettative sulle eventuali entrate derivanti dalla arcidiocesi di Praga (allora nelle mani degli utraquisti), sulla cui restituzione erano state iniziate trattative: sul mancato accordo giocò un ruolo determinante la morte del giovane re Ladislao Postumo (23 novembre 1457) e non certo la scarsa conoscenza della lingua boema (e tedesca), della quale si faceva beffe Enea Silvio Piccolomini, quando parlava degli sforzi in proposito «cuiusdam datarii apostolici, boni quidem viri sed Cathelani et sermonis Bohemici prorsus ignari» (ep. CCXLVII).
Una fra le ultime prove di benevolenza di Callisto III fu la promozione alla diocesi di Gerona (30 giugno 1458), con il mantenimento della commenda romana, ma non del priorato a Saragozza, cui Montserrat avrebbe dovuto rinunciare appena entrato in possesso della diocesi (Arch. segr. Vaticano, Registri Vaticani, 453, cc. 6r-8v); egli doveva anche versare al nipote del papa, il cardinale Luis Milá, una pensione dalle entrate della mensa vescovile (ibid., cc. 8v-9v). Sebbene nello stesso giorno si obbligasse presso la Camera apostolica per Gerona, tale nomina non ebbe alcun valore (Ibid., Obligationes et Solutiones, 76, c. 145r) perché il re d’Aragona si pronunciò contro di lui. La morte di Callisto III (6 agosto 1458) lo privò del suo protettore; il nuovo papa, Pio II, revocò non solo la disponibilità di S. Lorenzo fuori le mura a Roma come commenda (21 dicembre 1458), ma gli sottrasse anche la diocesi di Gerona, della quale non era stato ancora consacrato vescovo (Ibid., Registri Vaticani, 473, cc. 185v-186r). Il 12 ottobre 1459 ricevette dal papa la diocesi di Vich, più povera di rendite, resasi vacante per la traslazione a Gerona del suo titolare (Ibid., Registri Lateranensi, 549, cc. 307r-309r) e tuttavia dovette continuare a provvedere a una pensione per il card. Milá.
Si obbligò quindi per questa diocesi alla corte papale a Mantova il 19 ottobre 1459 (Ibid., Obligationes et Solutiones, 76, c. 197r). Prima di lasciare la sede della Curia (dopo il 28 febbraio 1460) ottenne dal papa una serie di privilegi per sé, per il suo seguito e per la sua nuova diocesi e, il 21 marzo, prese possesso della diocesi di Vich. Gli anni del suo episcopato coincisero con le turbolenti lotte per il trono aragonese tra Giovanni II e suo figlio, il principe Carlos de Viana (al cui fianco fu schierato Montserrat in aperta opposizione al re), che morì per avvelenamento il 25 luglio 1461.
Montserrat risiedette solo raramente nella sua sede vescovile, cui preferì Barcellona o Lérida. Qui dovette guadagnarsi qualche considerazione, perché dopo la morte del vescovo di Barcellona, Juan Soler (10 novembre 1463), fu scelto dal capitolo come suo successore sebbene poi, per l’opposizione del sovrano aragonese, non ottenne la conferma papale. Inoltre, poiché in arretrato coi pagamenti della pensione al cardinale Milá, e in manifesta opposizione al re d’Aragona, nel biennio 1465-66 a Montserrat fu più volte revocata dal papa anche l’amministrazione della diocesi di Vich. Tuttavia, nel 1472, si riconciliò con re Giovanni II.
Il 29 luglio 1473 prese parte a Barcellona al sinodo generale: si tratta dell’ultima notizia documentata che abbiamo su Montserrat, che morì probabilmente poco dopo, in ogni modo prima del 20 settembre di quell’anno.
Il M. non si è distinto solo come teologo, politico ecclesiastico e cacciatore di benefici: questo «vir studiosissimus» (F. Griffolini) si dedicò anche, se pur marginalmente, all’attività letteraria. Sono da attribuirgli almeno un Defensorium Ecclesiae potestatis (Madrid, Biblioteca Real, cod. fol. Rit. 1. 5-15, c. 85) e una raccolta di scritti della biblioteca di S. Lorenzo in Roma, compilati come abate commendatario (Bibl. dell’Escorial, ms. Q.III.15). Francesco Griffolini, che conosceva la sua predilezione per gli scritti di Giovanni Crisostomo, gli dedicò la traduzione latina del De peccato et confessione oratio e del De puerorum educatione (ambedue in Biblioteca apost. Vaticana, Vat. Lat., 390, cc. 249, 259). Montserrat ebbe probabilmente a disposizione una considerevole raccolta di libri, che rispecchia in particolare i suoi interessi teologici; l’11 febbraio 1466 deve aver disposto un legato di 24 manoscritti alla sua diocesi, dove furono venduti nel 1481. Va infine menzionata la sua attività in relazione alla compilazione di inventari, tanto quelli dei manoscritti latini e greci di proprietà di Niccolò V (redatti per volontà di Callisto III), come anche quello del lascito di questo papa, cui egli fu personalmente legato e da cui è stato possibile ricostruire gli interessi giuridici di Callisto III, vistosamente in contrapposizione con quelli prevalentemente teologici del suo datario.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Fondo Camerale, I, Mandati camerali, 832, c. 26v; Arch. segr. Vaticano, Introitus et Exitus, 430, c. 120v; 433, cc. 57v, 61r; Reg. Lat., 506, cc. 212r-213r; 549, cc. 307r-309r; Registri delle Suppliche, 479, c. 72v; 484, cc. 52v, 190v; 485, cc. 117v, 238v; 489, cc. 198v-200r; 490, c. 99r; 491, c. 75r; Reg. Vat., 436, c. 289; 449, c. 287; 451, cc. 32v-33v, 262v-264v; 453, cc. 6v-9v, 258v‑259r, 350; 455, cc. 134v, 215r-216r; 457, cc. 156r-159v; 459, cc. 126r-130v; 460, cc. 123r-124v; 461, cc. 147r-148v, 255r-257r; 468, cc. 318r-319v; 469, cc. 54r-55v; 473, cc. 185v-187v; 474, cc. 24, 62r-64r, 242v; 501, cc. 176r-177r; 502, cc. 130r, 235v-236r; 528, cc. 192v-194v; 554, c. 85v; E.S. Piccolomini, Opera, Basilea 1571, ep. CCXLVII, pp. 782 s.; Vespasiano da Bisticci, Le vite, a cura di A. Greco, I, Firenze 1970, pp. 315-318; Ph. Elsius, Encomiasticon Augustinianum, Bruxelles 1654, p. 157; M. Aymerich, Nomina, et acta episcoporum Barcinonensium, Barcellona 1760, pp. 390 s.; G. Marini, Degli archiatri pontificj, II, Roma 1784, p. 146; N. Antonio, Bibliotheca Hispana vetus, II, Madrid 1788, p. 255; J. Villanueva, Viage literario á las iglesias de España, VI, Valencia 1821, pp. 80 s., 107 s.; VII, ibid. 1821, pp. 90-94; F. Torres Amat, Memorias para ayudar a formar un diccionario crítico de los escritores catalanes, Barcelona 1836, pp. 429 s.; J. Salarich, Vich, Vich 1854, p. 166; F. Palacký, Geschichte von Böhmen, IV, 1, Prag 1857, p. 410; Id., Urkundliche Beiträge zur Geschichte Böhmens, Wien 1860, p. 145 n. 151; G. Voigt, Enea Silvio de’ Piccolomini, als Papst Pius II. und sein Zeitalter, III, Berlin 1863, pp. 426 s.; G. Amati, Notizia di alcuni manoscritti dell’Archivio segreto Vaticano, in Arch. stor. italiano, s. 3, III (1866), pp. 207-212; V. de la Fuente, Historia eclesiástica de España, IV, Madrid 1873, pp. 475, 529; E. Müntz, L’héritage de Nicolas V, in Gazette des beaux-arts, 1877, vol. 15 (avril) p. 423; A. Frind, Die Kirchengeschichte Böhmens, IV, Prag 1878, p. 43; E. Müntz, La Bibliothèque du Vatican sous les papes Nicolas V et Calixte III, in Revue critique d’histoire et de littérature, XXI (1886), pp. 1-11; A. Gottlob, Aus der Camera apostolica des 15. Jahrhunderts, Innsbruck 1889, p. 165; F. Ehrle, Historia bibliothecae Romanorum pontificum, I, Roma 1890, p. 742; G. Mancini, Francesco Griffolini cognominato Francesco Aretino, Firenze 1890, pp. 23 s.; J.L. de Moncada - J. Collell, Episcopologio de Vich, II, Vich 1894, pp. 433-465; L. Célier, Les dataires du XVe, Paris 1910, pp. 32-34; G. Antolín, Catálogo de los Códices latinos del Escorial, III, Madrid 1913, pp. 433-435; W. von Hoffmann, Forschungen zur Geschichte der kurialen Behörden, Rom, I, 1914, p. 86; II, p. 99; Cortes de los antiguos reinos de Aragón y de Valencia y Principado de Cataluña, XXIV, Madrid 1918, pp. 8, 46; G. Mancini, Giovanni Tortelli, cooperatore di Niccolò V nel fondare la Biblioteca Vaticana, in Arch. stor. italiano, LXXVIII (1920), 2, pp. 251 s.; G. Mercati, I codici vaticani latino 3122 e greco 1411, ibid., pp. 269-282; F. Martorell, Un inventario della biblioteca di Callisto III, in Miscellanea F. Ehrle, V, Roma 1924, pp. 166-191; J. Gudiol, Catàleg dels llibres manuscrits del museu episcopal de Vich, in Bulletí de la Biblioteca de Catalunya, VI (1925), pp. 60 s.; G. Mercati, Scritti d’Isidoro il cardinale Ruteno, Roma 1926, pp. 79, 129 n. 4; J. Rius Serra, Catalanes y Aragoneses en la corte de Calixto III, Barcelona 1927, ad ind.; Id., Un inventario de joyas de Calixto III, in Analecta sacra Tarraconensia, V (1929), pp. 312 s.; A.M. Albareda, Il Bibliotecario di Callisto III, in Miscellanea Giovanni Mercati, IV, Città del Vaticano 1946, pp. 178-208; M. Bertola, I due primi registri di prestito della Biblioteca apostolica Vaticana, Città del Vaticano 1942, ad ind.; L. von Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1958, pp. 663 s., 746, 765; A. Haidacher, Geschichte der Päpste in Bildern, Heidelberg 1965, pp. 170, 176; R. Devreesse, Le fonds grec de la Bibliothèque Vaticane des origins à Paul V, Città del Vaticano 1965, pp. 10-36; M. Sciambra - G. Valentini - I. Parrino, Il «Liber Brevium» di Callisto III, Palermo 1968, pp. 107 n. 115, 149 n. 444; E. Pitz, Supplikensignatur und Briefexpedition an der Römischen Kurie im Pontifikat Papst Calixts III., Tübingen 1972, ad ind.; J. Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI, Città del Vaticano 1973, ad ind.; C. Eubel, Hierarchia catholica, II, Monasterii 1914, pp. 159, 267; Dict. d’hist. et de géogr. eccl., XIII, col. 9310. siècle