FILIARCHI, Cosimo
Nacque a Pistoia nel 1520, figlio del capitano Piero di Daniele e di Lucrezia Gheri, una nipote del vescovo di Fano, Goro Gheri. Avviato presto al sacerdozio e allo studio della teologia, si trasferì a Roma, dove nonostante l'interessamento del padre e del prozio ebbe una carriera lenta, tanto da non lasciare alcuna notizia di sé fino al 1572, quando l'avvento al pontificato di Gregorio XIII, che aveva conosciuto i suoi parenti, gli permise di far pubblicare alcuni libri ed uscire dall'anonimato.
Il F. aveva allora cinquantadue anni ed era andato a Venezia al seguito del cardinale Pier Donato Cesi, membro della legazione della S. Sede, che trattava con la Repubblica veneta e la Spagna il proseguimento della lega contro i Turchi, vinti a Lepanto nel 1571. Impressionato da questi avvenimenti, che gli sembravano il preludio di una crociata, il 1º settembre scrisse al cardinale Cesi, dedicandogli la sua prima opera, il Trattato della guerra e dell'unione de' principi christiani contra i Turchi, stampato da G. Giolito de' Ferrari (Vinetia 1572). Era un libro di propaganda, con molti riferimenti alla teologia e alla classicità ma pochi argomenti politici.
Il F. non attese l'uscita del libro ma verso la fine dell'anno tornò a Roma per scrivere rapidamente il Trattato della frequente et benigna audientia, che debbe darsi da principi e per dedicarlo il 20 dic. 1572 a Gregorio XIII (Roma, V. Eliano, 1573).
Il 17 febbr. 1573 il F. dedicò a Gregorio XIII un'altra opera, il Trattato della Lega et del seguitar la guerra contra il Turco, pubblicato sempre da V. Eliano nello stesso anno. Il libro uscì già invecchiato, perché la notizia della pace separata, firmata dalla Repubblica di Venezia con la Turchia il 7 marzo, fece fallire l'alleanza e deluse il F. al punto di indurlo ad abbandonare la politica e a ritornare alla teologia. In seguito alle disposizioni sull'anno santo date da Gregorio XIII, nel concistoro dell'8 genn. 1574, scrisse un Trattato delle indulgenze e del giubileo, rimasto manoscritto nell'Archivio Boncompagni e andato perduto in seguito alla dispersione di quella biblioteca.
Nel 1575 usci a Firenze, presso i Giunti, la Quaestio de causa praedestinationis et reprobationis (dedicata anch'essa al papa), una difesa della dottrina cattolica del battesimo, il libero arbitrio e il peccato originale contro quella calvinista della predestinazione. Di nuovo a Roma, nel 1577 pubblicò presso G. De Angelis l'Enchiridion sive manuale sacerdotum, dedicandolo ancora una volta a Gregorio XIII.
Nello stesso anno il F. ottenne dal papa un beneficio ecclesiastico, subentrando nel secondo canonicato di libera collazione del duomo di Firenze, dopo la morte del precedente titolare Raffaello Milanesi. A Firenze ebbe maggiori impegni di ministero rispetto a Roma e divenne primo canonico lettore di storia sacra. Nel 1578 pubblicò dai Giunti un Trattato della divozione nuovamente posto in luce, nel 1582 una seconda edizione dell'Enchiridion. Alcune lezioni sui salmi della Vergine, che tenne quell'anno in duomo, gli fornirono l'idea di dare alle stampe nel 1583, presso G. Marescotti, l'Esposizione de' salmi de' tre notturni della B. Vergine.
Nel 1587 il F. scrisse un altro opuscolo propagandistico, il De mirandis speciebus carnis et sanguinis, et speciebus panis et vini Sanctissimi Eucharistiae Sacramenti. Stampato a Venezia nello stesso anno e noto anche con il nome De corpore Christi, il libro difendeva la tesi del magistero a proposito di una controversia sull'eucarestia sorta al tempo di Sisto V.
Nel 1589, presso A. Padovani in Firenze, uscì il primo tomo dell'opera più importante del F., il De officio sacerdotis, dedicata a Sisto V e ad Alessandro Peretti, che con il secondo, pubblicato l'anno successivo, raggiunse le 1.288 pagine.
Questi volumi nelle intenzioni dell'autore avrebbero dovuto trattare in modo accademicamente esaustivo tutte le materie necessarie per la formazione di un buon sacerdote cattolico. Sebbene gratificato da un discreto successo e da una nuova edizione veneziana nel 1597, il De officio risultò da un lato troppo voluminoso (e infatti il F. pubblicò già nel 1591 un Compendium de officio sacerdotis) e dall'altro incompleto, obbligando l'autore a rivederlo e a licenziare per le stampe il 20 giugno 1598, in Piacenza per G. Bazzacchi, le Additiones precipuae ad tractatum de officio sacerdotis.
Pur invecchiato e affaticato dal decennale lavoro al De officio, secondo F. Inghirami (XV, p. 279) in quell'anno il F. scrisse ancora la Quaestio de Monte Pietatis, rimasta manoscritta nella Biblioteca Magliabechiana di Firenze (class. XXIX, cod. 179). Lo stesso Inghirami (XIII, p. 45) gli attribuì anche una Vera informazione delle cose passate nei Paesi Bassi, senza indicazione del luogo e della data di stampa.
Il F. morì a Firenze il 19 dic. 1603.
Bibl.: F. Zaccaria, Bibliotheca Pistoriensis, Augustae Taurinorum 1752, pp. 189 s.; S. Salvini, Catalogo cronol. de' canonici della Chiesa metropolitana fiorentina, Firenze 1782, p. 103; F. Inghirami, Storia della Toscana, XIII, Fiesole 1844,p. 45; XV, ibid. 1846, p. 279; V. Capponi, Bibliografia pistoiese, Pistoia 1874, pp. 12 s.; Id., Biografia pistoiese, Pistoia 1878, p.172; L. von Pastor, Storia del papi, IX, Roma 1955, p. 144.