COSIMO II
. Figlio di Ferdinando I de' Medici e quarto granduca di Toscana, nato il 12 maggio 1590. Sposò nel 1608 l'arciduchessa Maria Maddalena d'Austria e nel 1609, per la morte del padre, salì al trono di Toscana. Nei primi anni, poco esperto degli affari pubblici, gli furono di guida la madre Cristina di Lorena e Belisario Vinta, che era stato accorto ministro di Ferdinando I. All'esempio del quale C. cercò d'ispirare la sua condotta nei rapporti con i due maggiori stati d'Europa. Perciò, quando gli fu possibile, cercò di seguire una politica di equilibrio tra Spagna e Francia, adoperandosi ad attenuare i contrasti che dividevano queste due potenze.
La conservazione della pace fu il suo programma di politica estera. A tal uopo si fece mediatore del doppio matrimonio tra le due corti rivali (quello di Luigi XIII con la figlia di Filippo III e quello dell'erede al trono di Spagna con Elisabetta di Francia); ma dalla mediazione non ritrasse grandi utili per sé. Né il suo ardente desiderio di non veder turbata la pace lo salvò dalla necessità d'interventi militari in conflitti, nei quali la Toscana non era direttamente interessata. Nel 1613 per la guerra di successione di Mantova fu costretto a mandare un soccorso di truppe al duca Ferdinando Gonzaga, suo nipote; l'anno successivo, per il riardere della stessa guerra, altre milizie dovette spedire per imposizione del governatore di Milano, marchese della Hinojosa. Successivamente, in quella e in altre circostanze, quando C. non poté o non volle dare gli aiuti diretti richiesti insistentemente dalla Spagna in virtù del trattato di Firenze del 1557, detto della capitolazione di Siena, fu obbligato a sottostare a tributi in denaro.
Più fortunata fu la sua attività nelle imprese marittime. Egli aveva notevolmente accresciuto la sua marina mercantile e da guerra, sia per scali commerciali, sia a difesa del Mediterraneo contro le piraterie dei Turchi. I cavalieri stefaniani, condotti dall'ammiraglio Iacopo Inghirami e poi da Giulio da Montauto, riportarono piccole ma frequenti vittorie in Levante.
Nella politica interna, Cosimo II non portò innovazioni, preferendo non discostarsi dalle linee tracciate dal padre, del quale seguì pure le orme nei provvedimenti intesi a migliorare l'economia del paese, sebbene non con pari abilità e successo. Per dare incremento al porto di Livorno, vi costruì il molo e al governo della città, soprattutto per curarne la difesa militare, chiamò lo zio don Giovanni, che era al servizio della repubblica di Venezia. Allo scopo di popolare le campagne adiacenti e di ridurle a coltivazione, consentì che circa tremila famiglie di Mori espulse dalla Spagna vi si stabilissero; ma la maggior parte di questi immigrati dimostrarono tale indisciplina e così scarsa esperienza dell'agricoltura, che C. trovò conveniente di farli trasportare in Barberia.
È titolo di grande benemerenza per C. l'avere stimato e protetto il Galilei e l'averlo richiamato nello Studio pisano, donde si era dovuto allontanare per l'ostilità dei fautori dell'aristotelismo.
C. moriva il 28 febbraio 1621 a trentadue anni e gli succedeva il primogenito Ferdinando, appena decenne, sotto un consiglio di reggenza.
Bibl.: R. Galluzzi, Storia del granducato di Toscana sotto il governo della casa Medici, Livorno 1781, V; G. Pieraccini, La stirpe dei Medici di Cafaggiolo, Firenze 1924, II, pp. 323-364.