LOTTI, Cosimo
Non si conosce l'esatta data di nascita - comunque collocabile nella seconda metà del XVI secolo - di questo artista, probabilmente di origine fiorentina (Baldinucci). La prima opera del L. di cui abbiamo conoscenza è la Madonna del Rosario e santi, conservata presso la chiesa di S. Michele a Carmignano, firmata e datata al 1601 (Trenti Antonelli, pp. 166 s.).
In tale dipinto, commissionato per l'altare della cappella Pinadori nella vecchia pieve, il L. fonde abilmente i motivi formali dominanti della cultura figurativa fiorentina di fine Cinquecento con rimandi soprattutto a Bernardo Barbatelli detto Bernardino Poccetti, suo maestro (come riferisce Baldinucci), e a Domenico Cresti detto il Passignano.
Medesimi caratteri stilistici presenta la Natività di Maria (Castelnuovo, chiesa di S. Giorgio), databile al 1602 grazie a un pagamento che però non specifica il nome dell'autore (Cerretelli - Fantappiè, p. 69). In virtù di una forte affinità con queste tele, gli è stata attribuita anche un'Ultima Cena (Comeana, oratorio del Ss. Sacramento), da far risalire agli anni 1603-05 (Cerretelli, p. 332).
A detta di Baldinucci (pp. 7 s.), il L. entrò al servizio del granduca Cosimo II de' Medici, il quale gli commissionò il restauro delle fontane e degli automi delle ville di Pratolino e Castello. Successivamente, sempre da Baldinucci, è ricordato nei lavori di sistemazione dei giardini di Boboli, dove realizzò i numerosi meccanismi idraulici per gli scherzi d'acqua dell'isolotto nel vivaio, databili al 1617-20.
Fu probabilmente grazie al favore che Poccetti godeva presso i Medici e alla frequentazione che questi aveva con Bernardo Buontalenti e Giulio Parigi, responsabili delle fabbriche granducali sotto Ferdinando I e Cosimo II, che il L. ebbe modo di introdursi a corte e acquisire le competenze di ingegneria e meccanica necessarie per essere impiegato in questi cantieri. Tali qualità furono particolarmente lodate dallo stesso Galileo Galilei, al quale era legato da amicizia (Cochrane).
Il L. disegnò inoltre le scenografie per vari spettacoli teatrali, tra i quali l'Euridice di Ottaviano Rinuccini, messa in scena a Bologna il 2 apr. 1616 presso la dimora del cardinale Luigi Capponi, di cui non rimane però alcuna testimonianza grafica. Particolarmente lodate furono quelle approntate per l'intermezzo L'Andromeda di Iacopo Cicognini, con musiche di Domenico Belli, rappresentato il 9 marzo 1617 nel palazzo della Gherardesca a Firenze alla presenza dell'arciduca d'Austria Leopoldo (Mamone, p. 516).
In questi anni il L. viene ricordato anche come attore comico, soprattutto nell'ambito dell'Accademia degli Incostanti, gruppo di dilettanti specializzati nella commedia dell'arte, costituita dal Cicognini e che accoglieva anche i pittori Cristofano Allori e Francesco Furini (Landolfi, pp. 75 s.).
Al 25 sett. 1624 risale un pagamento per alcune spese relative alla decorazione in stucco e ad affresco della volta della loggetta di Aiace, tuttora visibile a Palazzo Pitti, con soggetti ispirati dall'Iconologia di Cesare Ripa, raffiguranti Virtù cristiane (Mosco, pp. 146 s.).
Nel 1626 collaborò alla decorazione della facciata, ancora esistente, della dimora fiorentina di G.B. Strozzi in via Tornabuoni 5, su progetto di Gherardo Silvani, scolpendo i trofei della cornice del primo piano (Ginori Lisci).
Nello stesso anno il granduca Ferdinando II, su richiesta del conte-duca di Olivares, onnipotente ministro del re di Spagna, concesse al L. di trasferirsi presso la corte spagnola, con il suo assistente Pier Francesco Gandolfi e due giardinieri di Boboli. Nel luglio del 1628 fu inserito nel ruolo dei provvisionati di Filippo IV con un salario di 500 ducati e un'abitazione accanto al palazzo del re (Shergold, pp. 275 s.).
All'attività del L. in Spagna sono stati riferiti numerosi lavori nei giardini reali, in cui emergono soluzioni legate alle ultime tendenze dell'architettura delle ville in Italia (Gothein, p. 386). Per esempio la fontana di Ercole ad Aranjuez riprende l'idea, realizzata a Boboli, dell'isola con boschetto animata da giochi d'acqua. Di ispirazione romana sono, invece, i giardini terrazzati dei castelli di El Pardo e della Zarzuela. Documentato è il coinvolgimento del L. negli ampliamenti del palazzo del Buen Retiro, iniziati nel 1629. Agli anni 1634-36 risale la realizzazione di alcune grotte e ragnaie purtroppo successivamente smantellate (Brown - Elliot, p. 79).
Numerosi pagamenti testimoniano l'attività del L. come scenografo e decoratore presso la corte di Spagna. A lui si devono l'introduzione nell'ambito della pratica teatrale spagnola del cambio globale di scena e l'utilizzo sistematico di macchinari e fondali prospettici tipici di quella italiana. A Madrid nei giardini dell'Alcazar furono rappresentati con suoi scenari, probabilmente in un teatro smontabile da lui stesso ideato (Carducho, p. 152), la favola pastorale La selva sin amor di Félix Lope de Vega (1629) e lo Júpiter vengador di Jiménez de Inciso (1( nov. 1632).
A partire dai primi anni '30 il Buen Retiro divenne la cornice per le grandi celebrazioni della corte spagnola. Per la notte di S. Giovanni del 1635 il L. ideò le scenografie de El mayor encanto, amor di Calderón de la Barca rappresentato nell'isola dei giardini della reggia. Come si desume da una relazione presentata dal L. a Filippo IV due anni prima, l'ambientazione del dramma in un'isola incantata fu ideata dallo stesso L., che aveva tratto ispirazione dalla Liberazione di Ruggiero da l'isola di Alcina (balletto musicato da Francesca Caccini su libretto di F. Saracinelli), rappresentata nel 1625 nei giardini della villa di Poggio Imperiale, a Firenze, sotto la direzione di G. Parigi (Shergold, p. 280; Blumenthal, p. 302). Durante i festeggiamenti del carnevale del 1637 il L. disegnò due carri allegorici che rappresentavano il Trionfo della Guerra e il Trionfo della Pace, donatigli poi dal re, nonché gli scenari per una gara poetica dell'accademia burlesca presieduta dal drammaturgo Luis Vélez de Guevara, di cui si conserva una relazione scritta (Brown - Elliot, p. 211).
Sempre con macchine del L. furono rappresentate al Buen Retiro, il 28 luglio del 1636, la Fábula de Dafne e, nel carnevale del 1639, la Fábula de Narciso entrambe di Calderón de la Barca.
Il L. progettò presso il Buen Retiro l'ormai perduto Coliseo, primo teatro di corte coperto in Spagna, concepito anche per allestire spettacoli con macchinari scenici e inaugurato il 4 febbr. 1640 (Shergold, p. 295). Nell'ottobre del 1640 fu impiegato a Madrid dai gesuiti nella progettazione degli apparati per lo spettacolo Obrar es durar, in occasione delle celebrazioni per il centenario della Compagnia.
Il L. morì a Madrid il 24 dic. 1643, lasciando la moglie Polonia Volpe e cinque figli (Cotarelo y Mori).
Fonti e Bibl.: V. Carducho, Diálogos de la pintura, Madrid 1633, pp. 152 s.; F. Baldinucci, Notizie de' professori del disegno (1681-1728), a cura di F. Ranalli, V, Firenze 1847, pp. 7-15 e ad ind.; A. Solerti, Musica, ballo e drammatica alla corte medicea dal 1600 al 1637, Firenze 1905, pp. 127, 135; E. Cotarelo y Mori, Actores famosos del siglo XVII: Sebastián de Prado y su mujer Bernarda Ramirez, Madrid 1916, p. 112; M.L. Gothein, Geschichte der Gartenkunst, Jena 1926, II, pp. 386, 390, 392, 394, 400; N.D. Shergold, A history of the Spanish stage, Oxford 1967, pp. 275-277, 279-289, 293, 295 s., 301, 305, 328, 330, 358, 366, 404, 443, 449 s., 546, 549, 552; L. Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell'arte, Firenze 1972, p. 183; E. Cochrane, Florence in the forgotten centuries: 1527-1800, Chicago-London 1973, p. 186; O. Arróniz, Teatros y escenarios del siglo de oro, Madrid 1977, pp. 49, 174, 208-210, 212-214, 219, 230, 235, 242, 252; A.R. Blumenthal, Giulio Parigi's stage designs: Florence and the early Baroque spectacle, New York 1986, pp. 298-303, 339-342; D. Landolfi, Su un teatrino mediceo e sull'Accademia degli Incostanti a Firenze nel primo Seicento, in Teatro e storia, VI (1991), 1, pp. 72-77, 79, 82 s., 86-88; T. Ferrer Valls, La práctica escénica cortesana, London 1993, pp. 12, 80 s., 90, 92-94, 98, 131, 189, 191; M.G. Trenti Antonelli, in C. Cerretelli - M. Ciatti - M.G. Trenti Antonelli, Le chiese di Carmignano e Poggio a Caiano, Prato 1994, pp. 25, 32, 117 s., 139, 166 s.; Prato e la sua provincia, a cura di C. Cerretelli, Prato 1995, p. 332; S. Mamone, Parigi, L., Cicognini et Adimari: Andromède dans le spectacle florentin au temps de Cosme II, in Andromède, ou Le héros à l'épreuve de la beauté, Actes du Colloque,( 1995, a cura di F. Siguret - A. Laframboise, Parigi 1996, pp. 513, 516 s., 520, 522; Il Seicento a Prato, a cura di C. Cerretelli - R. Fantappiè, Prato 1998, pp. 68 s.; J.M. Prieto González, Las artes plásticas al servicio de la dramaturgia calderoniana: posibilidades de inversión de los términos anteriores, in Espacio tiempo y forma, s. 7, XIII (2000), pp. 180, 182 s., 187, 190, 198, 202, 205-207, 209, 211, 214-216, 219; M. Mosco, C. L. a Palazzo Pitti, in Otro Lope no ha de haber. Atti del Convegno( su Lope de Vega,( 1999, a cura di M.G. Profeti, Firenze 2000, pp. 143-155; J. Brown - J.H. Elliot, A palace for a king: the Buen Retiro and the court of Philip IV, New Haven-London 2003, pp. 47, 74, 79, 203, 207, 211-215, 217, 241; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, pp. 409 s.; Enc. dello spettacolo, VI, coll. 1672 s.