Ridolfi, Cosimo
Uomo politico (Firenze 1794 - ivi 1865). Membro dell’Accademia dei georgofili e direttore della Zecca, nel 1827 fondò con Raffaello Lambruschini e Giovan Pietro Vieusseux il «Giornale agrario toscano», con il proposito di contribuire all’istruzione dei contadini e di promuovere lo sviluppo dell’agricoltura. L’anno successivo fu tra i fondatori della Cassa di risparmio di Firenze. Nel 1840 fu eletto gonfaloniere di Empoli ed ebbe la cattedra di Agraria all’università di Pisa, che occupò fino al 1845, quando divenne istitutore degli arciduchi. Nel 1846 si unì agli altri liberali toscani nel presentare a Leopoldo II una dichiarazione per la riforma del governo granducale. Istituita nel 1847 la consulta di Stato, Ridolfi, che pure ne era critico, fu chiamato a farne parte. Nello stesso anno venne nominato ministro dell’Interno e dal giugno al luglio 1848 fu presidente del Consiglio. Trovatosi al governo in un momento difficile per la Toscana, a causa della partecipazione alla guerra in Lombardia e dei forti conflitti politici interni, riuscì comunque a realizzare alcune riforme istituzionali (abolizione della presidenza di Buon governo e riordinamento della Guardia civica), ad anticipare l’acquisizione di Lucca e a sedare il tumulto di Livorno. Dimessosi dagli incarichi di governo, fu eletto alla presidenza del Consiglio dei deputati. Avverso al governo democratico di Guerrazzi, fu tuttavia contrario all’intervento austriaco invocato dal granduca e dopo la restaurazione si ritirò dalla vita pubblica. Tornò alla politica nel 1859, in seguito all’allontanamento di Leopoldo II, entrando a far parte del governo provvisorio toscano come ministro dell’Istruzione e ministro ad interim degli Esteri. Unita definitivamente la Toscana al Piemonte, nel marzo 1860 fu nominato senatore.