cosita
cosità s. f. inv. L’essere cosa, oggetto; materialità di una cosa.
• Un prezioso, completo e illuminante contributo sulla questione che oggi scherzosamente si definisce della «Whatness of Bookness» (come dall’omonimo intervento di Philip Smith del 1996), la «cosità della libritudine», che però altro non è se non la questione kantiana: che cos’è un libro? (Riccardo Pozzo, Sole 24 Ore, 4 luglio 2010, p. 28, Letture) • Attivare altre prospettive, saper leggere oltre la «cosità delle cose» è pure l’intento delle «Macchine per il teatro incosciente» dai bergamaschi Luì Angelini e Paola Serafini ‒ ospiti anche loro del festival di Beppe Navello, assai attento alle declinazioni di grafia e modalità delle nuove scene. (Rossella Battisti, Unità, 26 luglio 2013, p. 19) • Pensiamo alle religioni: anche la più astratta si pasce di simboli tangibili, materiali e di vivente concretezza, quasi «cosità». L’uomo ama la concretezza. (Edoardo Boncinelli, Corriere della sera, 25 febbraio 2015, p. 31, Cronache).
- Derivato dal s. f. cosa con l’aggiunta del suffisso -ità.
- Già attestato nella Stampa del 4 dicembre 1995, p. 12, Società e Cultura (Marco Vallora).