cospirazionismo
s. m. Atteggiamento proprio di chi pensa che dietro ogni evento ci sia una cospirazione, un complotto.
• Girano voci e leggende e l’eterno confronto con gli Stati Uniti torna nelle telefonate alle radio: «Ce l’hanno anche loro, el virus porcino, ma perché si muore solo in Messico?». La casalinga innamorata di cospirazionismo si dice sicura: «Una vicina ha un amico che ha un amico molto in alto, dice che sono stati i narcos a liberare una bomba batteriologica». (Rocco Cotroneo, Corriere della sera, 27 aprile 2009, p. 2, Primo Piano) • Il cospirazionismo è una sindrome invalidante, non solo in Italia. «Un primo effetto negativo ‒ scrive [Massimo] Polidoro ‒ è quello di indurre un senso di impotenza politica. Che cosa può fare la gente comune, se il mondo è gestito da società segrete come gli Illuminati, famiglie facoltose come i Rockefeller o i Rothschild, agenzie di intelligence come la Cia o il Kgb, che operano in segreto per stabilire un nuovo ordine mondiale? Tanto vale arrendersi». (Riccardo Chiaberge, Unità, 12 luglio 2014, p. 15, Forum) • Nel punto d’incontro tra cospirazionismo «di genere» e sfiducia d’epoca, il motivo della simulazione o della realtà nascosta emerge continuamente. (Franco Pezzini, Avvenire, 11 maggio 2016, p. 21, Agorà).
- Derivato dal s. f. cospirazione con l’aggiunta del suffisso -ismo.
- Già attestato nell’Unità del 4 luglio 1997, p. 8, Il Paginone (Riccardo Staglianò).