COSTANTE (Flavius Iulius Constans) imperatore
Il minore dei figli di Costantino il Grande e di sua moglie Fausta. Secondo Eutropio (Brev. hist. rom., X, 9,4), alla morte avrebbe avuto 30 anni, secondo Aurelio Vittore (Caes., 41,23) solo 27; nacque, quindi, nel 320 o nel 323. Fu nominato Cesare nel 333. Nella divisione dell'impero fatta da Costantino (335) gli furono assegnate l'Italia con l'Illirico e l'Africa (escluso l'Egitto attribuito a Costanzo II). Vivente ancora il padre, fu fidanzato alla giovanissima olimpiade, figlia del prefetto del pretorio Ablavio; ma non la sposò. Dopo la morte del padre (22 maggio 337) e il successivo massacro di molti congiunti della famiglia imperiale (v. costanzo 11) fu nominato Augusto insieme con i fratelli (9 settembre 337). I tre imperatori addivennero a una nuova ripartizione dell'Impero nel convegno che ebbero insieme a Viminacio o a Sirmio in Pannonia (estate 338): a C., oltre i territorî già ricordati, furono concesse la Tracia, la Macedonia e l'Acaia, cioè il territorio del Cesare Delmazio, ucciso nel massacro. Sembra accertato che a Costante fu imposta la tutela del fratello maggiore Costantino II. L'insofferenza sempre crescente a questa condizione di dipendenza provocò la reazione e un tentativo d'invasione dell'Italia da parte di Costantino II, che però fu ucciso dopo una brevissima campagna (primavera 340; v. costantino 11). Così C. diventava padrone di tre quarti dell'impero, aggiungendo ai suoi primitivi dominî la Gallia, la Spagna e la Britannia. Egli fece dichiarare il fratello morto "nemico pubblico e nostro". I caratteri essenziali del governo di questo giovane imperatore furono anzitutto le guerre fortunate contro i Franchi, nel 342 e nel 343, le quali assicurarono per alcuni anni la pace alle provincie occidentali; in secondo luogo la sua grande mobilità; negli anni dal 338 al 349, sulla scorta delle leggi del Codice Teodosiano, possiamo ricostruire i suoi spostamenti e lo troviamo ora in Italia, ora in Gallia, ora sul Reno, ora in Pannonia. La sua politica fu favorevole ai vescovi ortodossi contro gli Ariani: riuscì ad imporre al fratello Costanzo II il richiamo di Atanasio (v.) ad Alessandria.
Nel 339 e nel 346 resse il consolato insieme con Costanzo II Nel gennaio 350, mentre C. si trovava a caccia nei pressi di Augustodunum (Autun), in città si formò rapidamente una congiura contro di lui: in un banchetto fu acclamato Augusto il barbaro Magnenzio. C. non tentò neppure di reprimere la rivolta, ma fuggì verso la Spagna: a Illiberis fu raggiunto e ucciso da un sicario del nuovo imperatore (18 gennaio 350).
Bibl.: H. Schiller, Geschichte der römischen Kaiserzeit, II, Gotha 1887-88, pp. 239-240, 243-44; J. Burckhardt, Die Zeit Constantins des Grossen, 5ª ed., Berlino 1929, II, pp. 278-79, 283; O. Seeck, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, coll. 947-952; id., Geschichte des Untergangs der antiken Welt, IV, Berlino 1911, pp. 45-51, 70-92, 102-108 e passim; E. Stein, Geschichte des spätrömischen Reiches, I, Vienna 1928, pp. 205 segg., 215 segg.